I nuovi progetti di Zucchetti nelle tecnologie abilitanti l’industria

di Barbara Weisz ♦︎ Zucchetti, con 2 miliardi di ricavi, è tra i leader del software in Italia. Le applicazioni per il manifatturiero sono un settore a forte sviluppo, presentate recentemente in un convegno a Bologna. L'idea è quella di supportare le industrie nel percorso di digitalizzazione, semplificando le operations con prodotti verticalizzati e integrati fra loro. Una strategia basata su acquisizioni: Moxoff e Sma.i.l nel 2019; Cybertec e Opera Mes nel 2020; Awms nel 2024. Infinity Traxal: Mes verticalizzato per la produzione a lotti dell’industria alimentare

Selezionare il software migliore per ogni singola funzione aziendale, oppure affidarsi a una piattaforma unica e integrata? È una scelta che ogni azienda alle prese con la digitalizzazione deve fare, in particolare nel settore manifatturiero al quale il mercato offre tecnologie sempre più specifiche: software per raccogliere informazioni dalla produzione, gestire gli ordini, calibrare le consegne, organizzare il personale, formare le persone, collegare la fabbrica con il magazzino, l’amministrazione, il commerciale. «L’approccio chiamato best of breed può sembrare vincente, perché consente di portarsi sempre a casa il prodotto migliore. Però bisogna sapere che ha dei costi, soprattutto organizzativi, che spesso si sottovalutano in fase di software selection. Il punto è che inserire nuovi sistemi informatici in azienda significa aver bisogno di più persone». Questa osservazione viene proposta da Alessandro Uberti, area gestionali Zucchetti – Infinity Traxal, nel corso dello Smart Factory Day organizzato dalla software house lodigiana. Un evento caratterizzato in modo molto preciso, a partire dalla location, il Museo Lamborghini di Bologna, dove sono esposte vetture simbolo del Made in Italy nel mondo. E durante il quale sul palco si sono avvicendati i responsabili delle diverse aree aziendali per presentare prodotti diversi dalle auto, ma che nel mondo 5.0 sono fondamentali per produrle: i software. «Sono passati 13 anni da quando, all’Hannover Messe, si parlò per la prima volta di Industria 4.0 – ricorda Fabio Candussio, amministratore delegato di Novalia e docente Supply Chain & Operations di Cuoa Business School -. Oggi siamo al 5.0, ovvero a un cambio di paradigma. Passiamo da una produzione industriale a una produzione digitale. Non significa che le aziende producono bit, ma che hanno efficientato i processi, reso smart i prodotti, e magari anche cambiato il modello di business».

Oggi la scelta non è se investire o non investire in tecnologia, ma come farlo. E qui siamo al motivo per cui Zucchetti ha, per la prima volta, organizzato un evento concentrato sul manufacturing dedicato ai clienti. «Il mercato ci ha sempre percepito come produttori di software per commercialisti. Negli ultimi anni abbiamo concentrato i nostri sforzi anche su settori verticali e specializzazioni, e sul manufacturing abbiamo fatto molti investimenti. Ma spesso siamo ancora percepiti come specialisti dei sistemi gestionali» ci spiega Giorgio Mini, vicepresidente di Zucchetti e responsabile area Erp.







L’evento di Zucchetti si è tenuti in un luogo iconico: il il Museo Lamborghini di Bologna, dove sono esposte vetture simbolo del Made in Italy nel mondo.

Questo, malgrado la strategia di crescita per acquisizioni che ha consentito a Zucchetti di creare una suite completa per la manifattura: CyberPlan per la schedulazione della produzione (prodotto di Cybertec, acquistata nel 2020), Opera Mes, che estrae dati dall’attività di fabbrica (altra operazioni del 2020), Awms, che gestisce la forza lavoro (il deal è stato completato nel 2024), Moxoff, che ottimizza i processi con l’intelligenza artificiale, e che è entrata nel 2019, Sma.i.l., il software per la supply chain di Replica Sistemi, acquisita sempre nel 2019. «La nostra non è stata una crescita solo dimensionale, ma anche di competenze. Le aziende clienti hanno iniziato a collaborare con noi su un prodotto, poi ne hanno aggiunto un secondo, e man mano si sono fidelizzate grazie al fatto che trovano una risposta a tutte le esigenze. Uno dei problemi storici di qualsiasi azienda manifatturiera è che deve interfacciarsi con fornitori diversi. Noi possiamo essere un interlocutore unico».

I prodotti sopra menzionati sono stati presentati a una platea di oltre 250 decision maker aziendali, accompagnati da specifici use case: Uniform (sistemi per serramenti) che è partita da Opera Mes e ha creato un ecosistema integrato aggiungendo via via moduli, come il gestionale di magazzino e SMA.i.l per la supply chain. Epta (refrigerazione commerciale per grande distribuzione e settore alimentare), che usa il workforce management Awms per favorire la sostenibilità del lavoro, in chiave umanocentrica, e ha mappato le 300 skill di 1500 persone in Europa. Schneider Electric (automazione industriale), che ha digitalizzato la supply chain.

Patrizio Bof, responsabile AI Factory di Zucchetti, ha mostrato come si possano sviluppare strategie e investimenti sull’intelligenza artificiale tagliati su misura per le imprese del manufacturing.

L’evento ha rappresentato anche un’occasione per fornire dati aggiornati sull’attuale fase economica, caratterizzata da una battuta d’arresto della manifattura, con Viviana Palmieri, funzionaria senior area Industria Energia e Innovazione di Assolombarda. Per fare il punto sulle opportunità offerte dal Piano Transizione 5.0, di cui ha parlato Angelo Galliano, director Pricewaterhouse Cooper. E per approfondire la maturità digitale delle imprese, anche grazie ai dati dell’Osservatorio Erp 2024 di Zucchetti.

L’Osservatorio Erp 2024 di Zucchetti: tutte le imprese hanno un gestionale, poche investono in Iot, il cloud è considerato strategico

direttore commerciale di Zucchetti, Paolo Susani.

L’indagine ha raccolto il sentiment di 1.118 imprese, che nel 28% dei casi appartengono alla manifattura e nel 9% a trasporti e logistica. La platea totale è rappresentata da aziende per lo più di piccole dimensioni, evidentemente più interessate ad avere un supporto per la digitalizzazione. Fra i risultati maggiormente rilevanti, l’importanza del cloud e della possibilità di accedere al gestionale da smartphone e dispositivi mobili. «Il 64% dei clienti ritiene che il cloud sia destinato a modificare sensibilmente le scelte di investimento» segnala il direttore commerciale di Zucchetti, Paolo Susani. Secondo il report l’adozione del cloud rappresenta una strategia a lungo termine che spinge le aziende verso una sempre maggiore digitalizzazione e integrazione dei processi.

Per quanto riguarda l’accesso ai sistemi da mobile, un gestionale con collegamento web è considerato un valore aggiunto dall’84% delle imprese: facilita la collaborazione fra diversi team, consente un aggiornamento continuo e sincronizzato delle informazioni, rende le imprese più veloci nel rispondere alle richieste di mercato.

Altri dati: il 92% delle aziende ha un software gestionale Erp, l’89% investe in innovazione tecnologica. È invece drasticamente più bassa, pari al 29% la percentuale di imprese che acquisisce automaticamente i dati grazie a strumenti Iot. Oltre il 50% riconosce l’importanza della digitalizzazione e del flusso documentale.

L‘accelerazione dell’IA: non è più un mondo di big data, ma di troppi dati. Per gestirli ci vogliono tecnologie e catene di valore cooperative

in Italia le grandi aziende stanno facendo innovazione molto più velocemente delle piccole e medie: 61% contro 15%. Il problema non è che non ci sono le tecnologie, ma riguarda il fatto che le aziende non sono pronte come obiettivi, come processi, come dati. (Fonte: Dih Confindustria, 2023).

Questo lo stato dell’arte nel quale si inserisce la nuova accelerazione che l’IA imprime alla rivoluzione digitale. Il mondo interconnesso da un lato diventa più piccolo, perché consente di competere a livello internazionale anche a realtà di non grandi dimensioni, dall’altro crea nuove fragilità, come dimostrano i molteplici cigni neri che si sono succeduti negli ultimi anni con forte impatto sulle catene di fornitura globali.

Al momento, secondo i dati forniti da Candussio, in Italia le grandi aziende stanno facendo innovazione molto più velocemente delle piccole e medie: 61% contro 15%. Il problema non è che non ci sono le tecnologie, ma riguarda il fatto che le aziende non sono pronte come obiettivi, come processi, come dati.

Il rischio di restare indietro è sempre più dietro l’angolo e il motivo sono sempre i dati. «Secondo un report di Idc – sottolinea il docente – nel 2025 ci saranno 40 miliardi di dispositivi IT connessi fra loro. Quando è nata Industry 4.0, i dispositivi erano 4 miliardi». Un balzo in dieci anni, insomma. Già oggi, dai dispositivi smart si producono ogni anno 80 z-byte di informazioni: un numero con 21 zeri. «E’ un mondo di big data? No, è un mondo di troppi dati». Per selezionarli e gestirli ci vogliono le tecnologie in grado di processarli velocemente, come l’IA. E per essere resilienti bisogna puntare su ecosistemi cooperativi. Ovvero su relazioni soddisfacenti ed efficienti con fornitori, clienti, stakeholder.

Il contesto economico: la crisi tedesca indebolisce la domanda nazionale ed estera, Transizione 5.0 non decolla

Pur consapevoli dell’importanza di investire in tecnologia, le organizzazioni devono fare i conti con una congiuntura economica non certo fra le più favorevoli. La produzione industriale è in calo, e pesano in particolare le difficoltà della Germania. «La recessione tedesca ci è costata uno 0,2 di pil e ha provocato un calo dell’1% delle nostre esportazioni. Nel 2022 i freni più importanti sono stati il caro energia e i prezzi delle materie prime, nel 2024 invece prevale l’indebolimento della domanda, nazionale ed estera» segnala Viviana Palmieri, di Assolombarda.

Verso Germania e Russia le esportazioni sono state condizionate della caduta di domanda determinata dalla recessione tedesca e dalle sanzioni commerciali imposte in seguito all’invasione dell’Ucraina. In controtendenza la dinamica dell’export verso la Cina, che ha evidenziato forti incrementi sia in valore (+16,8%), sia in volume (+9,0%) (Fonte: Rapporto sulla competitività dei settori produttivi 2024, Istat)

Il Piano Transizione 5.0 può essere un’occasione, anche se al momento le aziende sono ancora in una fase esplorativa. Contiene una norma rilevante per i produttori di gestionali. Oltre ai software che erano già ricompresi nelle agevolazioni 4.0, incentiva anche i gestionali, se acquistati congiuntamente a software, sistemi, piattaforme o applicazioni per l’intelligenza degli impianti che garantiscono il monitoraggio continuo e la visualizzazione dei consumi energetici e dell’energia autoprodotta e autoconsumata, o introducono meccanismi di efficienza energetica, attraverso la raccolta e l’elaborazione dei dati anche provenienti dalla sensoristica IoT di campo (Energy Dashboarding). Offre quindi la possibilità di aggiornare i propri sistemi abbinandoli a tecnologie che abilitano la transizione energetica.

La strategia di Zucchetti per la manifattura: un interlocutore unico per digitalizzare l’azienda con prodotti verticalizzati e integrati fra loro

Giorgio mini, vIcepresidente di Zucchetti.

In questo contesto, Zucchetti ha organizzato lo Smart Manufacturing Day con l’obiettivo «far capire alle aziende come l’evoluzione dell’offerta possa contribuire al successo sul mercato». La svolta verso la manifattura della software house lodigiana si inserisce nella tradizionale vision aziendale: presidiare tutti i settori in cui la tecnologia diventa strategica. Spiega il vicepresidente Giorgio Mini: «abbiamo seguito il trend del revamping del tessuto industriale italiano. Prima di Industria 4.0 sembrava che internazionalizzazione significasse andare all’estero e chiudere le fabbriche in Italia. Invece c’è stato il reshoring, e noi abbiamo colto l’occasione di investire in quella direzione».

Il concetto su cui insiste il management aziendale è la capacità di proporsi come un interlocutore unico. Prendiamo un’azienda manifatturiera che, ad esempio, deve digitalizzare la produzione. Avrà già un Erp che gestisce la parte amministrativa contabile, fiscale, il controllo di gestione, la politica commerciale. Per avere dati dalla produzione dovrà acquistare un Mes, e magari anche un sistema di gestione della qualità. Dovrà poi automatizzare il magazzino e implementare un Wms. Se ha bisogno di una pianificazione e di un controllo delle linee produttive aggiungerà anche un Mrp.

«Difficilmente questa azienda troverà un tuttologo che riesce a maneggiare tanti sistemi diversi» osserva Uberti. Quindi, dovrà dotarsi di una struttura organizzativa più ampia. E su questo molti commettono errori. «Pensano di proseguire con la struttura organizzativa precedente, comprando solo software. Sottovalutano il fatto che tanti sistemi diversi fra loro devono poi comunicare. Il miglior software di pianificazione del mondo, se non viene alimentato da dati corretti non produce risultati soddisfacenti. Quindi procedendo in questo modo si riduce l’efficienza del sistema».

L’esempio di Infinity Traxal: un Mes verticalizzato per la produzione a lotti dell’industria alimentare, nativamente integrato con l’Erp

Infinity Traxal è il software gestionale di Zucchetti per la produzione alimentare e a lotti integrata. Nasce per efficientare tutte le fasi della produzione a lotti e della tracciabilità.

Il manager usa questi esempi per presentare il Mes di Zucchetti verticalizzato sul settore food, Infinity Traxal. Perché è necessario un gestionale specifico per un’industria alimentare? Perché deve poter gestire la produzione a lotti, tipica di questa settore. Quindi è verticalizzato, ma è in grado di gestire tutte le aree sopra citate, dal magazzino ai controlli di qualità alla pianificazione. Da una parte, il livello di specialità nei singoli segmenti è diverso da quello che si ottiene utilizzando tanti programmi diversi. Ma il vantaggio è quello di avere un sistema integrato. «Se poi ci mettiamo un Erp della famiglia Zucchetti riusciamo a coprire ulteriormente i costi di complessità perchè l’integrazione è nativa».














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