Unione Industriali Torino: prima assemblea di Marco Gay dedicata a connubio industria e tecnologia (IA)

All'Assemblea pubblica 2024 guidata dal presidente Marco Gay sono intervenuti tra gli altri i ministri Antonio Tajani (Affari Esteri e Cooperazione Internazionale), Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza Energetica), Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy) e il presidente di Confindustria Emanuele Orsini

Marco Gay, alla sua prima Assemblea dalla nomina dello scorso luglio alla guida dell’Associazione.

L’Unione Industriali Torino ha riunito il sistema imprenditoriale cittadino per l’edizione 2024 della sua Assemblea pubblica, l’annuale momento d’incontro e confronto fra i principali attori pubblici e privati del territorio che propone un’analisi della situazione socioeconomica locale e nazionale, oltre alla condivisione di prospettive e priorità del mondo produttivo. Organizzato quest’anno nelle sale del centro congressi dell’associazione confindustriale torinese, l’appuntamento, anche in virtù della presenza dei ministri Antonio Tajani (Affari Esteri e Cooperazione Internazionale), Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza Energetica) e, in videocollegamento, Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy), nonché del presidente nazionale di Confindustria Emanuele Orsini, ha offerto una preziosa occasione per alimentare il dibattito sulle sfide e le opportunità dell’industria italiana, dinanzi a uno scenario, europeo e globale, sempre più complesso e in costante trasformazione.

Ma, al contempo, un’attenzione particolare è stata ovviamente rivolta alle dinamiche che riguardano più nello specifico l’area metropolitana di Torino e la Regione Piemonte, rappresentate sul palco dal sindaco della Città Stefano Lo Russo e dal governatore regionale Alberto Cirio. Una porzione del Paese tradizionalmente vocata alla produzione manifatturiera e, più in generale, al “fare impresa” grazie al suo patrimonio di ingegno e di conoscenza, benché alle prese con una fase storica di transizione che ne rende imprescindibile l’evoluzione in chiave innovativa e tecnologica dei suoi asset produttivi. Proprio questi sono gli aspetti attorno cui si articola la relazione presentata dal presidente dell’Unione Industriali Torino, Marco Gay, alla sua prima Assemblea dalla nomina dello scorso luglio alla guida dell’Associazione, che nel binomio industria e innovazione ha fissato i capisaldi di un mandato con cui si propone di aiutare lo sviluppo economico e sociale della comunità in chiave sostenibile, accompagnando e supportando il tessuto imprenditoriale locale verso le nuove frontiere della competitività.







«Le sfide che abbiamo di fronte – sottolinea Gay nel suo discorso – richiedono la partecipazione di tutti gli attori istituzionali, economici, sociali. Abbiamo il dovere di ritrovarci comunità. Di sentire, insieme, la gravità e l’importanza del momento per rinsaldare le convinzioni e tirare fuori le nostre migliori energie. Facciamolo partendo dai nostri luoghi, dalle nostre aziende e dalle nostre persone. Partiamo da Torino, dalla nostra volontà di trasformazione e miglioramento con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento solido, coraggioso e responsabile».

Il presidente Marco Gay e ministri arrivano nella sala del centro congressi dell’associazione confindustriale torinese.

Crescere nelle aziende capaci di proiettarsi internazionalmente

Un intervento il cui leitmotiv risiede nel concetto che lo stesso presidente ha definito “l’intelligenza industriale” di questo territorio, tema ulteriormente approfondito nel corso dell’Assemblea con l’omonima tavola rotonda che ha coinvolto un parterre di primissimo piano: David Avino (founder e ceo Argotec), Ferruccio De Bortoli (giornalista e saggista), Fabio Pammolli (presidente Fondazione AI4Industry) e Tatiana Rizzante (ceo Reply, vicepresidente Unione Industriali Torino), moderati dalla giornalista Rai Barbara Carfagna. Proprio l’intelligenza industriale, nella visione di Gay, costituisce la risorsa essenziale grazie a cui poter determinare un cambio di passo in ogni ambito produttivo, come dimostrano i risultati di quelle che rappresentano oggi le nuove eccellenze cittadine, dall’aerospaziale al biomedicale, dal digitale alla meccatronica: «Dobbiamo crescere nei settori a più alto valore aggiunto e maggior contenuto di creatività e tecnologia. Crescere nella dimensione delle imprese. Crescere nelle aziende capaci di proiettarsi internazionalmente, ossia di esportare, anche nei servizi».

Nell’analizzare la situazione, ha poi affrontato le difficoltà attraversate dal comparto più identitario per il territorio, quello automobilistico: «La crisi del settore automotive è un fatto. Non è un problema solo italiano, ma qui colpisce di più e profondamente un’intera filiera. Proprio per questo è urgente una politica industriale europea sul settore, un mobility act, che trovi qui da noi il suo centro di ricerca, ingegneria e produzione, senza se e senza ma! Non possiamo pensare a utili politiche di sviluppo che non mettano al centro la produzione e l’industria italiana ed europea, partendo da obiettivi comuni ma con una parola d’ordine: neutralità tecnologica!». Aggiungendo la considerazione che «la crisi dell’automotive non si risolverà mettendo a disposizione incentivi, salvaguardie temporanee. Piccoli palliativi di fronte a una sfida esistenziale. C’è bisogno di guardare con serietà al contesto e ritornare a investire nella ricerca e nell’innovazione, con una politica industriale concreta, seria e duratura per la transizione. Proiettare Torino nel futuro non vuol dire abbandonare l’auto. Ma mettere insieme il nostro enorme capitale di conoscenza nel settore con l’innovazione tecnologica in cui ancora possiamo e sappiamo dire molto».














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