Intelligenza artificiale: servono politiche pubbliche a supporto delle aziende. E formazione, a partire dalle scuole. Parola di Luca Manuelli dell’Osservatorio IA generativa di Unimarconi

di Laura Magna ♦︎ Man mano che l'IA entra in ogni aspetto della vita, nasce l'esigenza di regole precise sul suo utilizzo. Bisogna democratizzarla, formando tutti, per evitare polarizzazioni tra lavoratori e imprese. Secondo Monsignor Vincenzo Paglia, «siamo di fronte a una delle frontiere del futuro e siamo noi a dover guidare». Per Riccardo Meloni, Sport e Salute: IA per migliorare gli impianti sportivi. Il documento strategico “Formare il futuro” realizzato dall’Osservatorio di Intelligenza Artificiale Generativa di Unimarconi

L’IA ha un potere trasformativo dirompente sull’industria e sulla società. Se non la si maneggia con cura, si rischia da un lato di perdere il treno di un’opportunità che può fare la differenza tra la vita e la morte delle imprese. Dall’latro lato di non sfruttare il potenziale che questa tecnologia ha sul fronte sociale. Per questo è necessario fissare delle linee guida e delle regole, anche etiche, per il suo utilizzo. Prova a farlo il documento strategico “Formare il futuro” realizzato dall’Osservatorio di Intelligenza artificiale Generativa di Unimarconi, diretto da Luca Manuelli e coordinato da Stefano da Empoli, presidente dell’Istituto per la Competitività (I-Com).

Ne abbiamo già parlato in un primo articolo tratto dal convegno di presentazione del manifesto programmatico, focalizzando l’attenzione in particolare sulle strategie da attuare per formare i professionisti capaci di sfruttare l’IA per lo sviluppo dell’industria e dell’economia. Abbiamo tracciato le direttrici di cambiamento del lavoro grazie a questa tecnologia dirompente e i modi in cui le industrie dovranno affrontarli. Lo abbiamo fatto anche raccontando le case history di Sap, Deloitte, A2a, Fincantieri e Rina, che hanno spiegato come stanno utilizzando questo strumento potente. Ma non abbiamo parlato dei risvolti etici e del potenziale trasformativo che l’IA ha sul fronte sociale.







Il documento strategico pubblicato dall’Osservatorio di Unimarconi intitolato “Formare il fuuturo – Strategie per lo sviluppo delle competenze chiave nell’intelligenza artificiale generativa” è stato presentato a Roma nel corso di un evento a cui Industria Italiana ha partecipato traendo tutti gli interventi riportati in questo articolo, ovvero quello di Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, Alex Moscetta, responsabile comunicazione e relazioni della comunità di Sant’Egidio e Riccardo Meloni, direttore risorse umane e organizzazione di Sport e Salute.

IA: perché non possiamo ignorarla e perché dobbiamo farci parte attiva nell’orientarne lo sviluppo

L’IA, secondo Statista, raggiungerà un volume di spesa di 305,9 miliardi di dollari nel 2024, più che raddoppiando a 738,8 miliardi nel 2030, con un tasso di crescita medio annuo del 15,83%.

nel 2023, stando alle elaborazioni di I-Com sulla base dei dati di Statista, ha coperto il 19% del mercato totale ed entro il 2024 si prevede un aumento dell’incidenza di tre punti percentuali. Nel 2030, l’IA generativa dovrebbe pesare sull’intero mercato per il 28%.

L’IA generativa rappresenta una fetta rilevante del mercato, destinata ad aumentare: nel 2023, stando alle elaborazioni di I-Com sulla base dei dati di Statista, ha coperto il 19% del mercato totale ed entro il 2024 si prevede un aumento dell’incidenza di tre punti percentuali. Nel 2030, l’IA generativa dovrebbe pesare sull’intero mercato per il 28%. Le previsioni sul mercato italiano non sono univoche. Anitec-Assinform nell’ultimo rapporto sul digitale in Italia, stima un volume per il 2023 di 570 milioni di euro, con una crescita tra il 2023 e il 2026 del 28,2% all’anno, fino a quota 1,2 miliardi di euro nel 2026. Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, il mercato in Italia varrebbe nel 2023 760 milioni, dei quali la componente generativa sarebbe il 5%.

Rendere l’IA democratica: tutti devono essere formati per evitare polarizzazioni tra lavoratori e industrie

Fra le novità che porta l’UE AI Act ’approccio risk-based. In pratica, si sostanzia nella previsione di un diverso trattamento giuridico dei sistemi a seconda dei rischi potenziali per i diritti fondamentali degli individui. Nell’AI Act dell’Ue il focus sull’etica è molto forte, ma ciononostante il regolamento non riesce a cogliere il potenziale in termini di sviluppo sociale.

Nell’AI Act dell’Ue il focus sull’etica è molto forte, ma ciononostante il regolamento non riesce a cogliere il potenziale in termini di sviluppo sociale. Solo guardando al mondo del lavoro, gran parte delle ricerche prevedono che il mercato cambierà notevolmente a causa dell’avvento degli strumenti di IA generativa che impatteranno su un’area finora considerata inattaccabile, quella dei lavori creativi. Ci saranno tre diversi impatti: la GenAI genererà nuove professioni, ne cancellerà altre, integrerà e potenzierà professioni esistenti. Accanto ai tre effetti diretti, ci saranno quelli indiretti, perché l’IA modificherà l’ambiente e l’organizzazione del lavoro. I cambiamenti nel mondo del lavoro avverranno senza effetto sostituzione: pertanto l’emergenza sociale che ne potrebbe derivare in assenza di misure atte a ridurre i rischi non sono da sottovalutare.

Stefano Da Empoli, economista e presidente di I-Com.

«Per guidare il cambiamento – afferma Stefano da Empoli presidente dell’Istituto per la Competitività (I-Com) – è necessario comprendere quali attività, all’interno dei diversi lavori, non sono core human e le macchine possono svolgere meglio di noi. Non si tratta solo di delegare alcuni compiti alle macchine, ma di ridisegnare e creare le attività su cui le persone possono fare bene o meglio, attività loro più consone. Questo approccio dovrà essere iterativo, perché cambieranno con straordinaria velocità sia le tecnologie sia il loro impatto sulle professioni», continua da Empoli. Ci sono anche effetti indiretti, in particolare due: uno generazionale e uno organizzativo. I lavoratori più giovani potrebbero essere più flessibili nell’adottare nuove tecnologie e sfruttarle beneficamente, mentre quelli più anziani potrebbero avere maggiori difficoltà nell’aggiornare le proprie competenze e adattarsi ai cambiamenti. «Ciò potrebbe portare a disuguaglianze nell’accesso alle opportunità di impiego e nella distribuzione dei benefici economici derivanti dall’IA. In Italia, un’altra certezza è la polarizzazione del mercato del lavoro, già fortemente diviso tra chi avrà l’opportunità di partecipare attivamente a questa trasformazione e chi ne resterà marginalizzato. Per evitare un futuro di lavoro povero generalizzato, bisogna costruire le condizioni perché il processo di innovazione sia caratterizzato da una diffusa e alta partecipazione. Questo anche perché la stessa polarizzazione è aggravata dalle dimensioni nazionali delle imprese, molte delle quali hanno una dimensione troppo piccola, rischiando di essere un serio limite».

Etica e sostenibilità: l’IA come strumento di inclusione sociale. Monsignor Paglia: gli algoritmi devono essere verificabili e le persone educate al loro utilizzo. Senza tralasciare i profili giuridici

Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. (Fonte: Wikipedia)

Ne è convinto Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita che, nel corso del convegno di presentazione del manifesto programmatico, ha spiegato che «l’algoritmo è un prodotto dell’uomo e un frutto dell’intelligenza umana, ma senza un’attenzione perché sia al servizio dell’umano i rischi sono enormi. Come ci si protegge? Gli algoritmi devono essere sempre verificabili. C’è poi la dimensione successiva che è quella educativa. Uno strumento che condiziona in maniera enorme crescita ed educazione richiede responsabilità nella gestione degli algoritmi. E poi c’è l’aspetto giuridico: chi ha i dati ha il potere di vita e di morte sulle persone. Senza un quadro giuridico globale, il rischio di conflitti analoghi a quelli nucleari sono possibili». Senza regolamentazione, una strumentazione pericolosissima resterebbe in mano alle grandi aziende: chi ha i dati ha il potere. «L’IA deve diventare materia di riflessione dell’intera società. Siamo di fronte a una delle frontiere del futuro e siamo noi a dover guidare».

Mascetti (Comunità di Sant’Egidio): IA come potenziatore di dignità. Meloni (Sport e Salute): ottimizzare gli impianti sportivi con la tecnologia

Dal macro al micro, la tecnologia di cui parliamo possiede un enorme potenziale in termini di abilitatore di inclusione sociale. La chiave, per dirla con Alex Moscetta, responsabile comunicazione e relazioni della Comunità di Sant’Egidio sta nella capacità «di umanizzare tutto ciò che è digitale e dunque anche l’IA. L’IA deve dialogare con il concetto di sostenibilità e deve essere lo strumento attraverso cui si costruisce nuova dignità per le persone. È una tecnologia che darà dignità al lavoro, liberando l’uomo delle mansioni più meccaniche e pesanti».

Riccardo Meloni, direttore risorse umane e organizzazione di Sport e Salute.

Riccardo Meloni, direttore risorse umane e organizzazione di Sport e Salute, sottolinea invece come la società di cui fa parte stia già utilizzando l’IA per migliorare gli impianti sportivi nazionali: «Sport e Salute è stata fondata 25 anni ed è partecipata al 100% dal Mef – dice – è lo snodo tra salute, educazione, pratica e sviluppo dello sport. Il focus è il benessere psicofisico che passa dallo sport, concetto che è entrato anche nella Costituzione all’art 33. Quando si parla di IA, si parla di tre cose: automation, ovvero automatizzare compiti semplici; augmentation, aumentare il valore aggiunto di mansioni e attività, e transformation, che avviene quando l’IA diventa strumento di rivoluzione delle organizzazioni. Noi abbiamo fatto augmentation di alcuni impianti sportivi nazionali: ma ce ne sono 77mila sul territorio, dunque c’è bisogno di accelerazione. Con l’IA abbiamo aggiornato e sviluppato una nuova release del censimento degli impianti sportivi in pochissimo tempo. Abbiamo ristrutturato in 5 mesi un impianto a Caivano di 55mila mq che era stato abbandonato e distrutto dalla mafia. E puntiamo a tre grandi aree di intervento: medicina dello sport; con particolare attenzione ad adolescenti e bambini, per combattere il fenomeno del drop out sportivo tra 12 e 18 anni e over 65 o chi non fa sport. Il secondo tema è la digitalizzazione del sistema sportivo nazionale; il terzo, la gestione dei dati dello sport. L’IA può orientare tutte queste iniziative che già sono in essere».














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