Archeologia preventiva: accelerare i lavori per le grandi opere tutelando il patrimonio culturale. Con Terna

di Marco De' Francesco ♦︎ Spesso i lavori per le grandi opere sono rallentati a causa di scoperte archeologiche. La soluzione secondo Terna? Agire d'anticipo. L'azienda guidata da Giuseppina di Foggia ha creato un team dedicato all'archeologia preventiva: raccoglie informazioni storiche attraverso gli archivi, mappe e altri documenti e valuta se ci sono rischi per il progetto. La magnetometria per individuare reperti ferrosi. Il georadar per individuare oggetti nascosti. La geoelettrica per misurare la resistività elettrica del suolo. I casi di Acquedotto Cornelio, Laguna di Venezia e necropoli di Amorosi. Ce ne parla Roberto Cirrincione

Attività di scavo di una necropoli nel corso delle indagini archeologiche preventive di Terna

Evitare ritardi e costi aggiuntivi nella costruzione delle opere derivanti dalla scoperta di reperti archeologici e tutelare i ritrovamenti, valorizzandoli e restituendoli ai territori. È il duplice obiettivo che ha spinto Terna a dar vita a un team (l’Unità Archeologia) dedicato all’archeologia preventiva – un’attività che tutela il patrimonio archeologico prima e durante la costruzione di grandi infrastrutture elettriche. Terna, infatti, è la società quotata in Borsa che gestisce la rete elettrica nazionale ad alta e altissima tensione; dunque, pianifica, realizza e monitora le opere per assicurare la continuità e la sicurezza della fornitura di energia su tutto il territorio italiano. In fase di progettazione tiene conto anche del “rischio archeologico”, che può comportare diverse implicazioni, tra le quali anche quella di apportare modifiche al progetto per preservare i ritrovamenti. D’altra parte, Terna è la società che abilita la transizione ecologica; in questo contesto rispettare l’ambiente e il vasto patrimonio culturale e storico del Paese diventa un tema strategico.

Ma cosa fa il team di archeologia preventiva? Le fasi preliminari comprendono la raccolta di informazioni storiche e archeologiche attraverso studi di archivio, analisi delle mappe, studio dei luoghi, foto aeree e visite sul campo. Il confronto con i funzionari della Soprintendenza, che conoscono bene le aree di interesse, fornisce ulteriori dati preziosi per capire se ci sono strati di interesse nel terreno e valutare i rischi per il progetto.







Il processo vero e proprio inizia con la redazione di un Documento di valutazione preventiva dell’interesse archeologico (Vpia), inviato alla Soprintendenza. Se l’interesse archeologico delle aree è considerato “medio o alto”, la Soprintendenza può richiedere ulteriori indagini in campo per verificare la presenza di reperti e valutarne la compatibilità con il progetto.

Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato e direttore generale di Terna.

Le metodologie di indagine non invasive, come magnetometria, georadar e geoelettrica, offrono una sorta di radiografia del terreno, confermando la presenza di elementi o strutture antiche senza danneggiarlo. Le indagini dirette, come saggi e scavi, seppur più lunghe e complesse, chiariscono definitivamente lo stato dell’area. Sono condotte con estrema accuratezza seguendo le indicazioni della Soprintendenza. I contesti archeologici individuati vengono saggiati, scavati e documentati per verificarne estensione, tipologia e cronologia, e, se possibile con valutazione a cura della Soprintendenza, rimossi o delocalizzati per garantirne la tutela.

Importanti rinvenimenti sono stati effettuati a Termini Imerese (Palermo), nella Laguna di Venezia e ad Amorosi (Benevento). Ne abbiamo parlato con Roberto Cirrincione, responsabile Sviluppo Progetti di Terna (all’interno della Direzione Grandi Progetti e Sviluppo Internazionale).

Che cos’è il rischio archeologico?

Stimare il rischio archeologico significa analizzare la probabilità che un’area interessata da un progetto contenga importanti testimonianze del passato. Come si accennava, questa valutazione si basa su studi preliminari come l’analisi di documenti storici, mappe, foto aeree e sopralluoghi sul campo, nonché sul confronto con gli esperti della Soprintendenza. Lo scopo è identificare e gestire in anticipo eventuali ritrovamenti, integrando così la tutela del patrimonio archeologico con lo sviluppo delle nuove opere.

Che cos’e’ l’archeologia preventiva?

L’archeologia preventiva identifica e studia le risorse archeologiche al fine di tutelarle. Le attività principali includono lo studio delle aree interessate per valutarne il rischio, i sondaggi preliminari per individuare potenziali rinvenimenti, gli scavi per documentare le strutture in antico e recuperare reperti, il monitoraggio durante la costruzione e la valutazione dell’impatto sui progetti. Questo approccio, spesso richiesto per legge, assicura che le informazioni sui nostri antenati non vadano perse a causa dello sviluppo delle moderne infrastrutture. «Da noi l’archeologia preventiva fa parte integrante della progettazione delle opere», afferma Cirrincione, responsabile Sviluppo Progetti di Terna.

Rinvenimento di una sepoltura di età del Bronzo antico-medio iniziale.

Il team di archeologia preventiva

«Il team di archeologia preventiva della nostra azienda è stato costituito di recente e in modo molto articolato, anche se in passato avevamo già un presidio attivo in questo campo» – afferma Cirrincione. L’impegno crescente di Terna verso l’archeologia preventiva risale già al 2018, legato all’entrata in vigore del decreto legislativo 50/2016 (il vecchio codice appalti), recentemente sostituito dal nuovo codice dei contratti pubblici, il 36/2023. «Questo nuovo quadro normativo ha reso necessario rafforzare il nostro team per coprire più aree temporali e specializzazioni, dato che il territorio italiano è ricco di frequentazioni antiche», spiega Cirrincione. «Infatti il nostro team comprende sei esperti in vari settori: ad esempio, una paleontologa, una specialista nel medioevo, una in preistoria, una in archeologia classica e un’altra nel medioevo».

La selezione dei membri è avvenuta tramite piattaforme professionali e ricerche di settore. Formalmente, il processo di selezione prevede una prima analisi dei curriculum; i candidati ritenuti coerenti con il profilo richiesto vengono invitati a svolgere colloqui tecnico-attitudinali con i responsabili tecnici e di area, oltre che con i colleghi delle risorse umane.

Le metodologie non invasive di archeologia preventiva

Si accennava alle metodologie non invasive, «che sono appunto quelle che comprendono tecnologie che permettono di analizzare il terreno senza movimentarlo, in contrasto con le tecniche invasive che richiedono scavi o sondaggi» , dice Cirrincione.

Magnetometria, georadar e resistività geoelettrica sono tecniche non invasive per effettuare “radiografie” dei terreni su cui realizzare le opere.

La magnetometria è un metodo “passivo” che misura le variazioni nel campo magnetico terrestre causate dalla presenza di reperti nel sottosuolo; si utilizzano magnetometri portatili o montati su particolari carrelli. Questo metodo non inietta nulla nel terreno né trasmette onde. Tuttavia, il sistema è sensibile alla presenza di oggetti metallici o ferrosi e, al contempo, non è adatto a terreni conduttivi ricchi di acqua, dove le misurazioni possono risultare distorte.

Il georadar (Ground Penetrating Radar, Gpr) è una tecnologia “attiva” che invia onde elettromagnetiche nel terreno e rileva le riflessioni causate da oggetti sepolti. Questa tecnologia è in grado di identificare beni con proprietà fisiche diverse dal terreno, come maggiore durezza o porosità, ed è comunemente utilizzata per individuare sottoservizi e strutture sepolte nelle aree urbane. I georadar possono essere montati su veicoli o trascinati a mano; i dati sono visualizzati in tempo reale su uno schermo.

La geoelettrica, anch’essa una tecnologia “attiva”, misura la resistività elettrica del suolo iniettando corrente elettrica nel terreno e misurando la resistenza incontrata. Questo metodo è utilizzato per rilevare variazioni di conduttività nel terreno e richiede una conoscenza geofisica preliminare dei luoghi per interpretare correttamente i dati. La strumentazione include gli elettrodi disposti sulla zona di interesse.

«Queste tecnologie non invasive offrono un modo rapido ed efficace per ottenere informazioni dettagliate sul sottosuolo senza danneggiare il sito archeologico. La scelta della tecnologia dipende dalle specifiche condizioni del terreno e dagli obiettivi dell’indagine archeologica. L’uso complementare di magnetometria, georadar e geoelettrica permette di ottenere una visione più completa e accurata, minimizzando la necessità di interventi invasivi e preservando il patrimonio archeologico», afferma Cirrincione.

Gli scavi diretti

Gli scavi diretti nell’ambito dell’archeologia preventiva sono fondamentali per individuare, esplorare e proteggere le strutture e i reperti archeologici prima che i lavori di costruzione vengano effettuati. Iniziano, dopo aver espletato le procedure per l’accesso ai fondi, con la preparazione del sito, dove si delimitano le aree da scavare e si effettuano sondaggi preliminari. Durante lo scavo stratigrafico, gli archeologi rimuovono con cura gli strati di terreno, documentando ogni reperto trovato con fotografie e disegni dettagliati. I reperti, in base alle indicazioni e con il coordinamento scientifico della Soprintendenza, vengono poi catalogati e protetti immediatamente.

Gli scavi diretti nell’ambito dell’archeologia preventiva sono fondamentali per individuare, esplorare e proteggere le strutture e i reperti archeologici prima che i lavori di costruzione vengano effettuati.

Dopo il recupero, i reperti vengono analizzati in laboratorio per determinarne l’origine e l’età. Vengono poi, in accordo alla Soprintendenza, restaurati e conservati per garantire la loro integrità nel tempo. Questo processo include la classificazione, la datazione e lo studio del contesto storico del sito.

Gli scavi possono influire sui progetti in autorizzazione e in costruzione, causando ritardi e costi aggiuntivi. Tuttavia, una pianificazione accurata, una corretta analisi del rischio che guida la localizzazione degli interventi e una stretta collaborazione tra i progettisti e le Soprintendenze possono ridurre questi impatti. In alcuni casi, i progetti devono essere modificati per proteggere i siti archeologici, come spostare il tracciato di un elettrodotto o ridurre/modificare l’area di costruzione di una stazione elettrica.

Diversi scenari in caso di rinvenimento di beni archeologici

Quando durante le indagini archeologiche preventive vengono trovati reperti archeologici, il processo prevede diverse fasi per garantire la loro tutela. Possono verificarsi i seguenti scenari.

  1. Ritrovamenti di Rilievo Minore:

Inizialmente e come accennato in precedenza, si effettuano tutta una serie di analisi preventive per inserire le opere in contesti a rischio archeologico medio-basso, ma non sempre è possibile. Infatti, vista la ricchezza del patrimonio archeologico italiano, spesso è impossibile evitare indagini preventive, anche invasive, per assicurare il patrimonio archeologico. Se durante queste indagini si trovano reperti, di modesta entità, a seguito di autorizzazione dei funzionari della Soprintendenza questi vengono catalogati, ripuliti e consegnati alla soprintendenza, che comunque supervisiona tutte le fasi. Una volta completata la documentazione, i lavori possono proseguire senza significativi ritardi.

  1. Ritrovamenti di Importanza Significativa:

Quando si scopre un bene archeologico di rilievo o esteso, l’area viene studiata più approfonditamente. Ad esempio, durante la realizzazione di una stazione elettrica, sono stati ritrovati numerosi reperti di grande valore. In questo caso, in accordo con la Soprintendenza e in linea con le indicazioni ricevute dai funzionari che coordinano il processo, tutti i reperti vengono rimossi dall’area e valorizzati. Questo processo, essendo più complesso e articolato, legato sia all’importanza dei rinvenimenti che alla loro estensione, comporta tempi più lunghi e un maggiore impegno economico per l’azienda.

  1. Ritrovamenti di Eccezionale Importanza:

Se i ritrovamenti sono eccezionali, si definisce in collaborazione con la Soprintendenza e le imprese coinvolte, un programma operativo per individuare, studiare e delimitare il sito archeologico. Questi programmi devono conciliare la valorizzazione dei reperti con la necessità di rispettare le tempistiche del progetto. La gestione di ritrovamenti di eccezionale importanza è particolarmente complessa e può determinare ritardi significativi, tuttavia fondamentali per la tutela del patrimonio archeologico, ma anche la necessità, in alcuni casi, di spostare il nuovo asset e, se ritenuto necessario dalla Soprintendenza, apporre un vincolo di tutela nell’area in cui è stato delimitato il bene archeologico.

In questo caso la durata delle indagini dipende dalla vastità dell’area da investigare e dalla quantità, tipologia e rilevanza dei ritrovamenti, oltre che dalle variabili uniche che ogni sito presenta. Nonostante gli sforzi per mantenere le tempistiche previste e non ritardare la realizzazione delle opere, le tante variabili in gioco concorrono nel definire i tempi e i costi, rendendo le indagini archeologiche una delle sfide più complesse.

Tre casi di rilievo

  • Il rinvenimento di un tratto dell’Acquedotto Cornelio a Termini Imerese
Un esempio virtuoso di archeologia preventiva è il ritrovamento di un tratto di condotto, in gran parte ipogeo, riconducibile all’Acquedotto Cornelio di epoca romana a Termini Imerese (Palermo).

Un esempio virtuoso di archeologia preventiva è il ritrovamento di un tratto di condotto, in gran parte ipogeo, riconducibile all’Acquedotto Cornelio di epoca romana a Termini Imerese (Palermo). Terna, in collaborazione con l’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e la Soprintendenza di Palermo, ha avviato le attività di indagine preventiva e scavo archeologico nell’area destinata alla futura stazione di conversione del Tyrrhenian Link, il collegamento elettrico sottomarino che unirà la Sicilia alla Campania e alla Sardegna.

La scoperta è avvenuta durante la verifica preventiva dell’interesse archeologico nella fase di progettazione dell’opera. Sulla base delle evidenze riscontrate durante i primi lavori, Terna ha avviato scavi estensivi per valutare la consistenza e la conservazione del ritrovamento. Per riportare alla luce il condotto, situato a profondità notevoli rispetto al piano di calpestio attuale, è stato necessario un impegno coordinato tra numerose risorse e figure professionali, con una progettazione articolata del cantiere archeologico, con la direzione scientifica della Soprintendenza.

Terna, con il supporto di professionisti esperti e seguendo le direttive della Soprintendenza, ha effettuato il rilievo e la mappatura dello stato di conservazione del condotto. Successivamente, ha avviato le operazioni di distacco, rispettando tutti gli standard di protezione, e ha trasportato le sezioni in un’area di collocamento temporaneo. Parte del condotto sarà ricostituita in una zona individuata in accordo con gli Enti coinvolti, sempre nel territorio comunale di Termini Imerese. Questa iniziativa offre alla cittadinanza l’opportunità di fruire dei risultati delle indagini archeologiche attraverso un percorso espositivo nella nuova area.

  • Le indagini archeologiche nella Laguna di Venezia

Tra il 2017 e il 2018, Terna ha realizzato nella Laguna di Venezia i lavori di posa degli elettrodotti sub-lagunari in cavo interrato a 132 kV, collegando “C.P. Sacca Serenella – C.P. Cavallino” e “Fusina 2 – Sacca Fisola”. Il cantiere archeologico subacqueo, diretto dal Ministero della Cultura in sinergia con Terna, ha permesso a un gruppo di studiosi di individuare nuovi siti archeologici, arricchendo le conoscenze sul popolamento della laguna in epoca preromana e romana.

Le indagini condotte hanno portato alla pubblicazione di un libro, “Passaggi a Nord-Est”, edito da Sap Società Archeologica e finanziato da Terna. Il volume, curato dagli archeologi subacquei Alessandro Asta e Stefano Medas, raccoglie studi approfonditi sui ritrovamenti. L’analisi contenuta nel libro consente di tracciare le trasformazioni del territorio lagunare operate dall’uomo. La pubblicazione include i contributi specialistici di esperti in archeologia lagunare e subacquea, in geomorfologia, sulla produzione di ceramica, in archeozoologia e sulle datazioni dei resti lignei sommersi. Questi studi approfondiscono i metodi, le problematiche e le prospettive a medio e lungo termine della ricerca scientifica in ambito lagunare.

  • La necropoli di Amorosi
Ad Amorosi (Benevento), durante le indagini preventive coordinate con la Soprintendenza di Caserta e Benevento, è stata scoperta una necropoli di epoca preromana, destinata a diventare la futura stazione elettrica di Terna.

Ad Amorosi (Benevento), durante le indagini preventive coordinate con la Soprintendenza di Caserta e Benevento, è stata scoperta una necropoli di epoca preromana, destinata a diventare la futura stazione elettrica di Terna. Gli scavi hanno rivelato vari livelli di frequentazione, dalla preistoria fino all’età tardo antica, ma le testimonianze più significative riguardano una vasta area funeraria risalente alle fasi finali dell’età del Ferro e al periodo orientalizzante avanzato (fine VIII sec. – seconda metà VII sec. a.C.).

In un’area di circa 13mila mq, sono state scavate 88 sepolture. I corredi funerari mostrano chiari segni di distinzione di genere: le tombe maschili contenevano armi, mentre quelle femminili erano ricche di parure in bronzo, fibule, bracciali, pendagli, e ornamenti in ambra e osso lavorato. Numerosi vasi di varie forme, spesso impilati, erano generalmente deposti ai piedi dei defunti.

Alcune sepolture si distinguono per la presenza di oggetti di grande prestigio, come un cinturone in bronzo riccamente decorato e vasi in bronzo laminato, simili a quelli trovati in sepolture di rango principesco. La scoperta più monumentale riguarda due grandi sepolture a tumulo, caratterizzate da imponenti circoli di circa 15 metri di diametro, attribuibili a membri dell’élite dell’epoca.

Terna e la Soprintendenza di Caserta e Benevento hanno organizzato eventi e percorsi museali in prossimità dell’area indagata, ad esempio nel Comune di Puglianello è stata inaugurata di recente una mostra immersiva a Villa Marchitto, e con il Comune di Amorosi sono in corso ulteriori azioni comunicative volte a promuovere i risultati degli scavi, con l’obiettivo di valorizzare il significativo patrimonio archeologico rinvenuto restituendolo alla collettività.














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