Power Purchase Agreement, la strategia per fornire energia sostenibile ed economica all’industria. Parla Formenti, ad di Shell Energy Italia

di Marco De' Francesco ♦︎ Il colosso, 316 mld di fatturato, punta al net zero per il 2050. Per farlo, ambisce a diventare una Energy Company integrata. La business unit dedicata a Renewables generation. Le acquisizioni di Solar Konzept Italia (fotovoltaico), Sonnen Italia (impianti di accumulo) e Nature Energy (biogas). Il primo impianto fotovoltaico a Taranto. Il focus sui contratti Power Purchase Agreement. L'accordo con Pad Multienergy per la mobilità sostenibile

Come può un’azienda industriale ottenere energia sostenibile, sotto il profilo ambientale, e al contempo assicurarsene la quantità necessaria allo svolgimento della propria attività e a costi ragionevoli? Questa domanda è tanto rilevante che le tre condizioni menzionate – sostenibilità, disponibilità e accessibilità – costituiscono il cosiddetto “trilemma energetico”: è difficile, cioè, fare in modo che si realizzino al contempo. Ad esempio, la prima, alle attuali condizioni di mercato, non è sempre in sintonia con la seconda e con la terza. Ecco, in questa partita gioca un ruolo fondamentale il fornitore di energia o, meglio, l’ampiezza della sua offerta: tanto più questa è diversificata, quanto più l’azienda cliente potrà ottenere le condizioni più convenienti per sé e più idonee alle proprie politiche di decarbonizzazione.

Lo sa bene Shell, colosso multinazionale dell’oil&gas da 103mila dipendenti e 316 miliardi di dollari di fatturato nel 2023. È una delle più grandi aziende del mondo, considerato qualsiasi settore: in passato Shell era nota come una delle “Sette Sorelle”, le grandi società che hanno dominato l’industria petrolifera globale dalla metà degli anni Quaranta alla metà degli anni Settanta. Ora Shell, guidata dal ceo Wael Sawan, è una società in profonda trasformazione: ha l’obiettivo di conseguire le zero emissioni nette entro il 2050. Nel Belpaese questo passaggio ha contribuito a determinare la diversificazione delle attività cui si accennava.







Shell in Italia non si occupa solo di estrazione di idrocarburi in Basilicata, o di lubrificanti (10% del mercato), ma anche di commodities energetiche, sistemi di accumulo, di mobilità (distributori e ricariche elettriche) e di rinnovabili.

In particolare, Shell Energy (la società di Shell in Italia per la commercializzazione di gas naturale ed elettricità) sta espandendo la sua presenza in questo ultimo campo. Ha creato una business unit dedicata alle rinnovabili nel 2019, oggi pienamente integrata in Shell Energy Italia: uno dei principali sviluppatori di energia solare del nostro Paese, con circa 2 GW di capacità di produzione, con 50 circa progetti distribuiti in 11 regioni, di cui 20 già autorizzati e alcuni in costruzione.

In pratica Shell Energy, 2,3 miliardi di fatturato nel 2023, offre soluzioni avanzate per la gestione delle commodities energetiche a oltre 800 grandi clienti industriali, di questi oltre 600 sono clienti gas e circa 200 clienti power. Lo strumento principale per la vendita di energie rinnovabili all’industria è il contratto Ppa (Power Purchase Agreements), un accordo a lungo termine tra produttore e acquirente che fissa la fornitura di energia a un prezzo stabile per circa 10 anni. Il Ppa stabilizza i costi energetici per l’acquirente e assicura un flusso di entrate costante per il produttore, proteggendo entrambe le parti dalle fluttuazioni di mercato.

Di tutto ciò abbiamo parlato con Gianluca Formenti, ad di Shell Energy Italia.

D: Shell ha intrapreso una strada di transizione: da Oil & Gas Company tradizionale a Energy Company integrata. Ecco, in cosa consiste questa transizione?

Gianluca Formenti, ad di Shell Energy Italia.

R: Personalmente ho vissuto questa transizione sin dalla mia prima esperienza in Shell, nel 2003: al tempo mi ero occupato della startup commerciale del Business Gas in Italia, per la vendita al settore industriale.  20 anni fa Shell poteva essere definita una società oil & gas tradizionale; oggi è una organizzazione diversa, direi un Energy Player Integrato impegnato a sostenere la strategia del Gruppo “Powering Progress”, che peraltro è stata recentemente aggiornata fa.

D: Appunto: cosa vuole diventare Shell?

R: Il primo obiettivo è quello di diventare una società energetica a emissioni nette pari a zero entro il 2050. Vogliamo realizzare più valore con minori emissioni, in linea con le direzioni che saranno definite anche dai Governi e dalle Organizzazioni Internazionali. Noi crediamo che la Transizione Energetica sia un processo necessario; sarà graduale e dovrà essere equilibrato: la nostra strategia è focalizzata dal passaggio dai combustibili fossili a soluzioni energetiche a basse emissioni per mantenere forniture energetiche sicure, sostenibili e accessibili, rispondendo al cosiddetto “energy trilemma”.

D: Che cosa intende per Energy Trilemma?

R: È un concetto che descrive le tre principali sfide che i paesi devono affrontare nel gestire e sviluppare i sistemi energetici. C’è la sostenibilità ambientale, e cioè la capacità di sviluppare e utilizzare le risorse energetiche proteggendo l’ambiente e minimizzando l’impatto sul clima e sulla biodiversità. Le altre due sfide a cui dobbiamo rispondere sono la sicurezza e l’equità energetica: occorre assicurare la disponibilità continua di energia in modo affidabile e a costi ragionevoli.

D: E tutto ciò come si traduce nella strategia di Shell in Italia?

R: In una presenza operativa trasversale. In Italia Shell è presente con un business storico legato all’estrazione degli idrocarburi: siamo attivi in Basilicata, in due giacimenti on-shore in joint venture con altre società. In Val d’Agri con Eni (61%, Shell 39%), a Tempa Rossa (50% Total Energies, 25% Shell, 25% Mitsui). Oltre a questo Business siamo presenti nel settore dei lubrificanti, della mobilità, delle rinnovabili e delle commodities energetiche con Shell Energy che rappresento.

D: Prima di parlare di Energy, qual è il business dei lubrificanti?

R: In Italia con una quota del 10% market share, Shell è al fianco di clienti B2B e B2C: il business vanta un impianto di produzione e commercializzazione di lubrificanti a Cisliano, vicino Milano, tra i più grandi impianti in Europa e oltre 35 product brand tecnologicamente avanzati e sempre più sostenibili per il settore automotive, industria, marina e aviazione. Accanto a questi Business che definisco “storici”, Shell in Italia ha avviato circa 20 anni fa il Business Energy e nel 2019 una Business unit dedicata alle rinnovabili.

D: Qual è il business di Shell Energy?

R: Siamo tra i principali importatori di gas nel nostro Paese. Abbiamo circa il 15% di quota di mercato del gas naturale all’interno del segmento industriale. Offriamo soluzioni avanzate per la gestione delle commodities energetiche, come gas naturale ed energia elettrica ad oltre 800 grandi clienti industriali sviluppando e sostenendo soluzioni per la loro decarbonizzazione quali i Corporate Power Purchase Agreement (Ppa) e i Carbon Offset.

Shell opera anche attraverso il Tap, un gasdotto progettato per trasportare gas naturale dall’Azerbaigian all’Europa, e il gasdotto Transmed, conosciuto anche come Enrico Mattei, un importante sistema di trasporto di gas naturale che collega l’Algeria all’Italia, attraversando la Tunisia e il mare Mediterraneo.

Il business è nato circa 20 anni fa, io ai tempi avevo seguito l’avvio di questa startup. Oggi Shell Energy Italia è il terzo operatore all’ingrosso nel nostro Paese con 13 miliardi di metri cubi di gas venduti nel 2023. Anche grazie alla nostra presenza e alle nostre importazioni di gas liquefatto il Paese ha superato la fase critica della crisi energetica. Noi abbiamo operato anche attraverso il Tap, un gasdotto progettato per trasportare gas naturale dall’Azerbaigian all’Europa, passando attraverso la Grecia, l’Albania e l’Adriatico per approdare in Italia; e il gasdotto Transmed, conosciuto anche come Enrico Mattei, è un importante sistema di trasporto di gas naturale che collega l’Algeria all’Italia, attraversando la Tunisia e il mare Mediterraneo.

D: Cosa fate con le rinnovabili?

R: Grazie ad una decisa accelerazione nel settore delle rinnovabili nel 2019 è nata una business unit dedicata a Renewables generation. Shell è oggi tra i principali solar developer del Paese con circa 2 GW (capacità di produzione) di progetti in pipeline, con circa 50 progetti in 11 Regioni Italiane, 20 dei quali già autorizzati e alcuni già in fase di costruzione.  Una dimensione importante che abbiamo raggiunto anche grazie all’acquisizione di Solar Konzept Italia, società specializzata del settore fotovoltaico capace di gestire l’intera catena del valore di un progetto, dalla fase iniziale di sviluppo, ingegneria e costruzione, fino al funzionamento e alla manutenzione. Sempre in ottica di crescita e di integrazione (dalla produzione alla distribuzione di energia) Shell ha recentemente acquisito la società genovese Ego.

D: Che cos’è Ego?

R: È un’azienda che si occupa di fornire servizi energetici e di dispacciamento, acquistando energia rinnovabile dai produttori e ottimizzandone l’impiego in base alla domanda effettiva. Ego commercializza poi questa energia sul mercato energetico, migliorando l’affidabilità e l’efficienza delle forniture. Ego gestisce 1,6 GW di energia rinnovabile e da co-generazione, aggregata da oltre 1.500 impianti di produzione.

D: Con quali strumenti vendete l’energia green alle aziende industriali?

R: Con i contratti Ppa (Power Purchase Agreement). Sono accordi a lungo termine tra un produttore di energia rinnovabile e un acquirente, solitamente un’azienda o un ente pubblico, che stabiliscono i termini per la fornitura di energia per un periodo di circa 10 anni. Questa durata aiuta a stabilizzare i costi energetici per l’acquirente. La struttura di prezzo dell’energia è fissata per l’intero contratto, proteggendo entrambe le parti dalle fluttuazioni di mercato.

D: E quali sono i vantaggi dei contratti Ppa?

R: I Ppa forniscono stabilità finanziaria al produttore, facilitando l’accesso ai finanziamenti per la costruzione e la manutenzione degli impianti, mentre per l’acquirente offrono la possibilità di ridurre l’impronta di carbonio, migliorare la sostenibilità e gestire al meglio la volatilità dei prezzi dell’energia. Sicuramente il tema reputazionale e della competitività sono altri due elementi da considerare per le aziende che oggi decidono di investire in sostenibilità.

D: Quali sono i progetti più importanti, in tema di fotovoltaico, in Italia?

Il parco fotovoltaico Zamboni avrà una capacità di circa 20 megawatt e prevede di produrre oltre 30 gigawatt/ora di energia all’anno, sufficiente a coprire il consumo medio annuale di circa 14mila famiglie.

R: Shell ha concluso la costruzione del suo primo impianto fotovoltaico in Italia, nella zona di Taranto, su un’area industriale. Il parco, denominato Zamboni, avrà una capacità di circa 20 megawatt e prevede di produrre oltre 30 gigawatt/ora di energia all’anno, sufficiente a coprire il consumo medio annuale di circa 14mila famiglie. L’installazione include oltre 34mila pannelli fotovoltaici bifacciali ad alta efficienza. Nel contesto di questo progetto, Shell Energy Italia ha stretto un Corporate Ppa con Baker Hughes, tramite il quale Baker Hughes acquisterà una quota dell’energia rinnovabile prodotta per 8 anni, come parte del suo piano di decarbonizzazione per gli stabilimenti in Italia. Questo accordo è strategico per entrambe le aziende: permette a Shell di confermare il suo impegno come fornitore di soluzioni energetiche avanzate e sostenibili e conferma la capacità di Shell di creare un filo diretto tra la nostra produzione e la richiesta di energia da fonti rinnovabili; il CPPA consentirà a Baker Hughes di avanzare verso i propri obiettivi di sostenibilità, utilizzando energia rinnovabile per ridurre le emissioni di carbonio dei suoi impianti. Oltre ai benefici ambientali, come il sostegno alla biodiversità locale e la rinaturalizzazione dell’area, il progetto porterà vantaggi occupazionali. Shell costruirà anche un impianto fotovoltaico sul tetto di un immobile comunale a Taranto, dotato di sistema di accumulo energetico, per promuovere ulteriormente l’uso di energia rinnovabile nella regione. L’energizzazione dell’impianto Zamboni rende di fatto Shell in Italia un produttore di energia da fonti rinnovabili. Altri progetti di rilievo sono in Sardegna, Sicilia, Lazio, Piemonte e Veneto. Tornando alle attività di Shell nel Paese, è rilevante anche la nostra presenza nel settore della mobilità e dei sistemi di accumulo.

D: Ecco, cosa fa Shell per la mobilità?

Con Shell Fleet Solutions e la sua Shell Card Ibrida, l’azienda offre ai clienti business la flessibilità di effettuare sia rifornimenti tradizionali sia ricariche elettriche.

R: Shell sta attivamente partecipando alla trasformazione del settore della mobilità in Italia, espandendo la sua presenza e aggiornando i suoi servizi per rispondere alle esigenze di un mercato in rapido cambiamento. A inizio 2022, attraverso un accordo con Pad Multienergy, Shell è rientrata nel settore retail italiano, rafforzando così la sua posizione nel mercato con una particolare attenzione ai prodotti e servizi a basse emissioni, verso soluzioni più sostenibili. Attualmente, sono oltre 150 impianti con marchio Shell in Italia. Inoltre, con Shell Fleet Solutions e la sua Shell Card Ibrida, l’azienda offre ai clienti business la flessibilità di effettuare sia rifornimenti tradizionali sia ricariche elettriche, grazie a uno dei più estesi network di stazioni di rifornimento in Europa e in Italia.

D: Dicevamo che Shell è presente anche nel settore dei sistemi di accumulo.

R: Attraverso l’acquisizione di Sonnen Italia da parte del Gruppo. Sonnen è una società tedesca, leader a livello mondiale nell’installazione di impianti fotovoltaici, per l’autoproduzione di energia pulita, abbinati a sistema di accumulo intelligente e nella gestione delle comunità energetiche. Questi sistemi di immagazzinamento – e Sonnen ne ha oltre 14mila – sono fondamentali oltre che per l’uso privato di energia green anche per il contributo all’equilibrio e al funzionamento della rete, per un uso ancora più efficiente dell’energia prodotta da fonti rinnovabili.

D: Tra le varie attività in Italia, qual è quella destinata a crescere maggiormente, quella su cui Shell punta di più?

R: Non farei una classifica. Ciò che vogliamo è realizzare maggior valore riducendo le emissioni. Se il valore che porteremo sul mercato cresce con il business dei lubrificanti, della mobilità o con quello del Gas & Power, per noi non fa molta differenza. Devo dire che la diversificazione del nostro modello ci ha aiutati e ci aiuta. Come player energetico integrato siamo infatti pronti a sostenere i nostri clienti con soluzioni diverse, a contribuire alla sicurezza energetica del nostro Paese e al suo processo di Transizione, con uno sguardo al futuro.

D: Avete progetti sul biometano?

Shell ha acquisito la danese Nature Energy, azienda che ha costruito il suo primo impianto di biogas a Holsted nel 2015 e ora è tra i maggiori produttori europei di biogas con 13 impianti in Danimarca.

R: A seguito di un recente decreto, il biometano può essere adesso utilizzato non solo per i trasporti, ma anche per i consumi industriali. Il biometano è un gas rinnovabile prodotto attraverso la purificazione del biogas, il quale è generato dalla decomposizione anaerobica di materiali organici come rifiuti agricoli, rifiuti alimentari, fanghi di depurazione e scarti industriali.  È considerato una fonte di energia a basso impatto ambientale. La sua produzione e utilizzo aiutano a ridurre le emissioni di metano dai rifiuti organici, mitigando così il cambiamento climatico. Inoltre, contribuisce alla riduzione dei rifiuti, promuovendo l’economia circolare. È il motivo per cui Shell ha acquisito la danese Nature Energy che ha costruito il suo primo impianto di biogas a Holsted nel 2015 e ora è tra i maggiori produttori europei di biogas con 13 impianti in Danimarca. Shell possiede e gestisce anche uno stabilimento nei Paesi Bassi.

D: Si diceva che Shell è presente in Italia da circa un secolo; Shell Energy Italia è invece più recente, è operativa dal 2005, come fornitore di energia sul mercato italiano. È attiva nel B2B. A quali settori industriali si riferisce Shell Energy Italia?

R: Shell Energy Italia è trasversale da questo punto di vista.  I nostri clienti, medie e grandi industrie, appartengono a settori anche molto differenti tra loro dal siderurgico alla ceramica, al vetro, carta, alla chimica ad esempio. Non c’è un settore specifico di riferimento a cui rivolgiamo le nostre soluzioni.

D: Qual è il fatturato di Shell energy Italia?

R: Nel 2023 è stato di 2,3 miliardi di euro.

D: Qual è la sua strategia per la crescita di Shell Energy Italia?

R: Anzitutto, proseguire e consolidare la nostra presenza nel settore delle rinnovabili, inoltre offrire ulteriori soluzioni accessibili, flessibili e sostenibili ai nostri clienti in Italia, potenziando così i nostri servizi e la nostra capacità di crescita anche grazie alle competenze portate dalla già citata Ego. Abbiamo sei impianti in costruzione e siamo interessati al tema dei sistemi di accumulo collegati agli impianti di produzione da fotovoltaico. Nel gas, dove siamo tra i principali importatori grazie ad un portafoglio globale, vogliamo mantenere il nostro impegno nel favorire la sicurezza degli approvvigionamenti del Paese. Infine, grazie alla citata “liberalizzazione” del biometano, che abbiamo accolto con favore, completare la nostra offerta di soluzioni che favoriscano il processo di decarbonizzazione dei nostri clienti.














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