Orsini (Confindustria): «L’indipendenza energetica è questione di sicurezza nazionale. Non possiamo perdere altro tempo»

La manovra di bilancio è alle porte e occorrono misure che possano aumentare la competitività e la produttività delle imprese

Emanuele Orsini dal palco durante la sua prima relazione all’assemblea pubblica di Confindustria.

Un’Europa che deve «cambiare marcia” e l’Italia che deve realizzare «nuove scelte coraggiose». Così Emanuele Orsini dal palco durante la sua prima relazione all’assemblea pubblica di Confindustria, ha tracciato difficoltà e prospettive dell’industria e del Paese, di fronte alle transizioni energetica, ambientale e digitale, in uno scenario incerto, indicando tre direttrici: “Competitività, produttività e comunità”. La manovra di bilancio è alle porte e occorrono misure che possano aumentare la competitività e la produttività delle imprese: il taglio al cuneo fiscale “va reso permanente”; il piano casa, cioè un progetto straordinario di edilizia per i lavoratori neoassunti, per sopperire alla mancanza di occupati; l’energia, rilanciando il nucleare di ultima generazione; riforme e investimenti per guardare oltre il Pnrr.

Ma il raggio d’azione dovrà essere ancora più ampio: «Oggi più che mai serve una solida politica industriale», ha detto il presidente Orsini. Da realizzare secondo le tre direttrici della competitività, della produttività e della comunità. Il leader degli industriali ha indicato una rotta che ha trovato un’unità d’intenti nel governo, emersa dall’intervento del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a partire dall’aumento della produttività. È il momento congiunturale, con la produzione industriale «che da diciotto mesi ha un segno negativo», ha detto Orsini, che rende necessaria una “responsabilità collettiva” di tutti i soggetti sociali e politici del paese. «La tutela dell’industria, della manifattura, della coesione sociale devono andare di pari passo. Confindustria, le imprese, sono pronti a fare la propria parte, pronti al dialogo. Con il governo e con il sindacato», ha sottolineato Orsini parlando davanti ad un’ampia platea di imprenditori e autorità riunita, per l’Assemblea annuale di Confindustria, al Parco della Musica.







Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ed Emanuele Orsini, presidente di Confindustria.

Meloni ha applaudito convinta, insieme agli imprenditori, quando Orsini ha affermato che «c’è un’Italia che manda avanti l’Italia superando ostacoli di ogni tipo, e c’è un’Italia che frappone ostacoli, che si nasconde dietro la burocrazia e che evita le responsabilità”. Una sintonia con il governo emersa nelle parole di Orsini, con il dialogo avviato su alcune misure, come il piano casa, il nucleare, il contrasto ai target europei del Green Deal, e confermata dalla premier Meloni che ha deciso di intervenire. Un segnale di attenzione che il presidente di Confindustria ha sottolineato, ringraziandola: «Apprezziamo molto questa sua sensibilità». E da Meloni, Orsini ha avuto un pubblico riconoscimento al ruolo dell’industria in quanto motore di ricchezza e la condivisione dei temi in agenda. Un’ “azione comune” va realizzata con il sindacato, che ha raccolto l’invito ad entrare nel merito delle questioni: «abbiamo tanto da fare insieme, siamo pronti ad avviare un confronto». Sulla sicurezza, Orsini ha rilanciato l’importanza della prevenzione, proponendo un tavolo permanente e un patto per la sicurezza nei cantieri. «La nostra responsabilità sociale verso il lavoro, verso la sua dignità e verso la salute delle persone, – ha sottolineato il leader degli industriali – ci impone di proporre soluzioni efficaci. Non dobbiamo dimenticare che parliamo dei nostri collaboratori, patrimonio inestimabile delle nostre imprese». Sempre a proposito di lavoro, c’è il nodo delle retribuzioni: Confindustria nei contratti prevede cifre maggiori del salario minimo per legge di cui si parla. Noi difendiamo il principio che il salario, in tutte le sue componenti, si stabilisca nei contratti, nazionali e aziendali, trattando con il sindacato. Al sindacato diciamo che è tempo di un’azione comune per contrastare i troppi contratti siglati da soggetti di inadeguata rappresentanza. È tempo di unire le forze per indicare una via diversa ai troppi settori in cui convivono salari incongrui e irregolarità fiscali e contributive. Allo stesso modo dobbiamo accrescere la produttività. Si tratta di una parola che suona quasi divisiva, invece deve essere intesa come sinonimo di ricchezza del Paese: poiché un suo aumento porta a una crescita del Pil, ovvero ad un miglioramento del tenore di vita, con un vantaggio per tutti.

A breve scadenza ci sono la Manovra economica e il Piano strutturale di Bilancio: «Diamo atto al governo di voler tenere la barra dritta sui conti pubblici e lo ringraziamo», ha detto Orsini. Occorrono le riforme e vanno varati incentivi agli investimenti, per proseguire dopo il 2026 la spinta di Industria 5.0, andando oltre il Pnrr, altrimenti «rischiamo lo stallo o addirittura un passo indietro». Bisogna dare continuità agli investimenti nel Mezzogiorno. Bene la Zes unica “ma siamo preoccupati per il rischio spacchettamento delle competenze del Dipartimento per il Sud», bene il Ponte sullo Stretto, se legato ad un sistema ferroviario e stradale. Le risorse? Un piano di risparmio graduale sugli oltre 1.200 miliardi di spesa pubblica. Ciò consentirebbe di proseguire con il rientro del bilancio e finanziare misure per la crescita in modo strutturale. Attraverso interventi come un’aliquota premiale sull’Ires per gli utili reinvestiti, l’abolizione dell’Irap per le società di capitali, il ripristino dell’Ace.

«Non ci limitiamo a chiedere», ha evidenziato Orsini: «le imprese sono pronte a rivedere le fiscal expenditures e a breve verranno presentate al governo riforme a costo zero». Con le imprese pronte a fare la propria parte, «in un confronto leale e con regole certe».

Le priorità degli industriali:

  • Aiuto ai neoassunti
    Piano Straordinario dell’Edilizia contro la scarsità di abitazioni a un costo sostenibile per i lavoratori neoassunti. Confindustria ha proposto (con il consenso del Governo) un tavolo congiunto con Ance, Anci, assicurazioni, banche, Cdp, fondi immobiliari e fondi pensione: l’obiettivo è studiare formule di garanzie finanziarie in modo da consentire a “fondi pazienti” di attuare i progetti garantendo un canone sostenibile.
  • Cuneo fiscale
    Il taglio va reso permanente. La crescita del 3,1% della massa retributiva in Italia tra gennaio-giugno 2024 è un segnale importante del recupero del potere di acquisto. L’incremento retributivo è avvenuto anche per gli aumenti dei contratti firmati da Confindustria. Quindi, il taglio del cuneo fiscale va reso permanente, poiché se le retribuzioni sono al di sotto della media europea il costo del lavoro è più elevato.
  • Azioni comuni con il sindacato
    Con i sindacati abbiamo tanto da fare insieme, e noi siamo pronti ad avviare un confronto in prima battuta sugli infortuni sul lavoro. E’ una questione su cui ci siamo ripromessi da subito di fare tutto quello che è in nostro potere per contenerla, ridurla, abbatterla. Dobbiamo agire sulla prevenzione e istituire un tavolo permanente di monitoraggio e di verifica delle normative di sicurezza. Poi c’è il nodo delle retribuzioni. Noi difendiamo il principio che il salario, in tutte le sue componenti, si stabilisca nei contratti, nazionali e aziendali, trattando con il sindacato: dobbiamo contrastare i contratti siglati da soggetti di inadeguata rappresentanza. Contestualmente dobbiamo accrescere la produttività.
  • Tagli di spesa e misure per crescere 
    Un intervento graduale di risparmio sugli oltre 1.200 miliardi della spesa pubblica consentirebbe di non compromettere gli obiettivi di rientro del bilancio e allo stesso tempo di finanziare le misure a favore della crescita. Tra queste l’introduzione dell’aliquota premiale sull’Ires per gli utili reinvestiti, l’abolizione dell’Irap per le società di capitali e il ripristino dell’Ace.
  • Svolta sull’energia
    Il ritorno al nucleare è una scelta strategica per non continuare a pagare l’energia fino al 40% in più della media europea e rifornirci a prezzi crescenti dalle vecchie centrali francesi. Va spiegato all’opinione pubblica che i piccoli reattori modulari sono molto più sicuri e meno invasivi sui territori rispetto alle grandi centrali di vecchia generazione. «L’indipendenza energetica è questione di sicurezza nazionale. Non possiamo perdere altro tempo. E serve un mercato unico dell’energia».
  • Europa
    «Le sfide da affrontare per l’Europa a 27 sono ciclopiche e la decarbonizzazione inseguita anche al prezzo della deindustrializzazione è una debacle”. Serve coniugare gli obiettivi ambientali con la tutela e lo sviluppo dell’industria. «Il Green Deal è impregnato di troppi errori che hanno messo e mettono a rischio il sistema industriale». Lo stop al motore endotermico al 2035 va subito spostato in avanti senza aspettare il 2026. L’industria è attenta all’ambiente: il settore del packaging ha raggiunto in anticipo i target ambientali fissati dalla Commissione, la ceramica ha investito oltre 2 miliardi in innovazione tecnologica. Le politiche ambientali ed energetiche dell’Europa vanno riviste. Anche la discilpina Ets non ha funzionato ed è condizionata dalla speculazione finanziaria.
  • Scelte per il futuro
    Natalità, immigrati e giovani. Nel Piano strutturale di bilancio devono trovare spazio misure sull’emergenza demografica per il sostegno alla natalità e interventi per flussi migratori regolari al fine di colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro. Vanno riportati a casa i giovani che hanno maturato esperienze significative, per evitare di disperdere un know-how fondamentale.













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