I risultati trimestrali di Nvidia erano particolarmente attesi: l’azienda è considerata una sorta di termometro dell’intero settore dell’intelligenza artificiale. Coi suoi acceleratori per i calcoli dell’IA, l’azienda guidata da Jensen Huang è il principale fornitore di chip, fatto che ha portato negli ultimi anni a far salire vertiginosamente il valore dell’azienda, oggi fra le prime big tech al mondo.
Nella sera di mercoledì 29 agosto l’azienda ha reso pubblici i dati del secondo trimestre, che sono più che positivi: i ricavi ammontano a 30 miliardi (+122%) mentre gli utili si attestano sulla soglia dei 16,6 miliardi (+12%). Risultati superiori alle attese degli analisti, che però non sono stati sufficienti a premiare l’azienda in Borsa: nelle ore successive all’annuncio, le azioni dell’azienda hanno perso i 7% a Wall Street.
A trainare i risultati le soluzioni per data center, che da sole ha generato 26,3 miliardi di dollari. Segue la divisione gaming, le schede video per il settore dei videogiocatori, con 2,8 miliardi di fatturato. La divisione professional visualization ha pesato per 450 milioni mentre le soluzioni per automotive e robotics hanno generato 346 milioni di fatturato.
Quali sono quindi i fattori che hanno spinto al ribasso in Borsa? Da un lato le amissioni del ceo su alcune difficoltà di produzione. Dall’altro, le dichiarazioni troppo vaghe di Huang su Blackwell, l’architettura di Nvidia per l’IA generativa. Durante il suo discorso, infatti, il ceo si è limitato ad affermare “nel quarto trimestre prevediamo di generare diversi miliardi di dollari di revenue da Blackwell”, senza fornire ulteriori dettagli.
