Il nuovo nucleare? Vale oltre 50 miliardi e 117.000 posti di lavoro. Lo dicono Edison, Ansaldo Nucleare e Teha Group

Alla presentazione dello studio ne hanno discusso Valerio De Molli (The European House – Ambrosetti), Nicola Monti (Edison), Daniela Gentile (Ansaldo Nucleare) e Ferruccio Resta (Politecnico di Milano)

Investire nel nuovo nucleare può abilitare dal 2030-35 al 2050 un potenziale impatto economico complessivo per il sistema-Paese di 50,3 miliardi di euro.

È stato pubblicato lo studio “Il nuovo nucleare in Italia per i cittadini e le imprese: il ruolo per la decarbonizzazione, la sicurezza energetica e la competitività”, realizzato da Edison, Ansaldo Nucleare e Teha Group e anticipato nell’ambito della 50o edizione del Forum “Lo Scenario di oggi e di domani per le strategie competitive” di Teha, in una conferenza stampa cui hanno preso parte Valerio De Molli, managing partner e ceo di The European House – Ambrosetti e Teha Group, Nicola Monti, amministratore delegato di Edison, Daniela Gentile, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare e Ferruccio Resta, professore del Politecnico di Milano; presidente della Fondazione Politecnico di Milano; Presidente della Fondazione Bruno Kessler; presidente del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile e componente dell’Advisory Board che ha supervisionato lo sviluppo della ricerca.

I commenti ufficiali

«Il nuovo nucleare non è soltanto una risorsa preziosa per raggiungere gli obbiettivi di transizione energetica al 2050, ma costituisce una vera e propria occasione di rilancio industriale per il Paese, contribuendo a massimizzare la competitività di tutto il sistema. Lo studio condotto dimostra i benefici attivabili dal nuovo nucleare, un settore strategico dove l’Italia ha l’occasione di essere protagonista, se da subito viene definito un piano industriale di medio-lungo periodo per garantire un futuro energetico stabile, sicuro e competitivo per il nostro Paese», ha commentato Nicola Monti, amministratore delegato di Edison. «Edison ha già mosso alcuni passi concreti per essere pronta, qualora si creassero le condizioni. Siamo parte della Piattaforma Nazionale per un nucleare sostenibile, voluta dal Mase, e attraverso la sottoscrizione di molteplici intese siamo impegnati con i nostri partner a sviluppare le competenze necessarie e a individuare le soluzioni appropriate per l’adozione delle nuove tecnologie nucleari a beneficio degli obiettivi di decarbonizzazione e di sostenibilità economica e sociale per il sistema-Paese».







«Per l’Italia si riapre una nuova riflessione sul ruolo benefico che le nuove tecnologie nucleari disponibili o in via di sviluppo possono giocare nel mix energetico italiano, integrando le energie rinnovabili e assicurando la continuità e la sicurezza della fornitura elettrica», ha commentato Daniela Gentile, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. «Con grande resilienza numerose aziende italiane, non solo il nostro Gruppo, hanno mantenuto e sviluppato capacità nel settore nucleare ed hanno ora l’opportunità di divenire protagoniste nello sviluppo del nuovo nucleare nel più ampio mercato europeo ed internazionale e supportare la fondamentale azione di informazione trasparente a tutti i livelli, per creare un ampio consenso sul quale fare affidamento per sviluppare un affidabile programma nazionale».

«L’Europa e l’Italia si trovano oggi in un momento decisivo per il futuro energetico, in cui le decisioni sulle politiche da implementare per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050 determineranno non solo la rapidità con cui questi obiettivi verranno raggiunti, ma anche la competitività della nostra economia e la sicurezza strategica del Paese» ha commentato Valerio De Molli, managing partner e ceo di The European House – Ambrosetti e Teha Group. «In questa congiuntura storica, lo sviluppo del nuovo nucleare porta con sé molteplici caratteristiche peculiari rispetto alla tecnologia tradizionale che si rivelano particolarmente funzionali per il raggiungimento dei target di decarbonizzazione al 2050 in una logica di integrazione ottimale con lo sviluppo delle rinnovabili. Il tutto, inoltre, valorizzando una filiera industriale su cui l’Italia può vantare eccellenze assolute e che potrebbe mobilitare fino a 50 miliardi di euro di valore aggiunto grazie allo sviluppo del nuovo nucleare in Italia».

«Molteplici sono le sfide cui oggi siamo chiamati a rispondere: la dipendenza dai fossili, responsabili del cambiamento climatico e dell’inquinamento atmosferico, i fenomeni geopolitici, la vulnerabilità e la crescente domanda di energia elettrica, alimentata soprattutto dall’avvento di tecnologie disruptive come Intelligenza Artificiale, High Performance Computing, Cloud e Data Center. Di fronte a uno scenario così complesso, l’Europa sta ripensando al proprio modello energetico, alla ricerca di soluzioni sicure, affidabili e con una ridotta impronta carbonica, e l’Italia non può permettersi di rimanere esclusa. In questo contesto, emerge come potenziale elemento di svolta una fonte di energia che, in realtà, conosciamo da quasi un secolo: il nucleare», ha commentato Ferruccio Resta, professore del Politecnico di Milano; presidente della Fondazione Politecnico di Milano; presidente della Fondazione Bruno Kessler; presidente del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile.

Il nuovo nucleare conta a livello globale oltre 80 progetti in via di sviluppo

Lo sviluppo tecnologico del nuovo nucleare si inserisce in un contesto energetico in cui l’energia nucleare continua ad avere un ruolo cruciale e vive oggi una fase di espansione a livello mondiale, con 61 progetti di nuovi reattori in fase di costruzione. La produzione nucleare ha storicamente fornito una quota significativa dell’energia elettrica mondiale (in media 12,5% del totale negli ultimi 50 anni) e, sebbene l’Europa abbia ridotto la propria incidenza sul totale globale, l’energia nucleare resta oggi la 1° fonte di generazione elettrica in Unione Europea (22% del totale). Il nuovo nucleare conta attualmente, a livello globale, oltre 80 progetti in via di sviluppo. In un contesto di forte competizione internazionale, l’Europa sta adottando misure concrete per promuovere lo sviluppo del nuovo nucleare, che è stato infatti inserito tra le tecnologie chiave per la transizione nel Net Zero Industry Act. A marzo 2024 è stata inoltre lanciata l’European Industrial Alliance sugli Smr – a cui anche l’Italia ha aderito – che mira a promuovere un programma europeo comune e creare le migliori condizioni per la diffusione degli Smr in tutta l’Unione Europea.

Lo studio identifica le caratteristiche distintive che stanno alla base del cambio di paradigma abilitato del nuovo nucleare e che potranno trovare applicazione con il dispiegamento dei primi Smr già all’inizio del prossimo decennio. Si tratta nello specifico di: modularità che abilita una riduzione dei tempi di costruzione, migliore finanziabilità grazie ai minori costi finanziari e di capitale, sicurezza rafforzata grazie a sistemi di sicurezza passiva, flessibilità nella scelta del sito e limitato consumo idrico e del suolo, capacità di combinare la produzione elettrica con il calore per usi industriali e l’idrogeno e riduzione dei rifiuti nucleari prodotti. Non solo: il nuovo nucleare rappresenta una delle fonti energetiche più sicure ed affidabili per migliorare l’autonomia strategica. Questa tecnologia, infatti, presenta allo stesso tempo una bassa necessità di combustibile e di materie prime critiche, limitando la dipendenza da Paesi terzi e stabilizzando i prezzi dell’energia a vantaggio di industrie e cittadini. Il nuovo nucleare rende disponibile energia stabile, programmabile, modulabile, competitiva e decarbonizzata che diventa un fattore determinante per la capacità delle imprese di confrontarsi efficacemente sui mercati domestici e internazionali.

Lo studio ha identificato 70 aziende italiane specializzate nel settore dell’energia nucleare

Nell’approcciare lo sviluppo del nuovo nucleare, l’Italia può contare su competenze lungo quasi tutta la supply chain del nucleare e su un sistema della ricerca all’avanguardia. In particolare, lo studio ha identificato 70 aziende italiane specializzate nel settore dell’energia nucleare e che confermano una forte resilienza di questo comparto a tre decenni dall’abbandono della produzione elettrica da nucleare in Italia. Il valore strettamente legato all’ambito nucleare generato dalle aziende di questa filiera si attesta nel 2022 a 457 milioni di euro, con circa 2.800 occupati sostenuti, e l’Italia si posiziona 15° a livello globale e 7° in UE-27 per export di reattori nucleari e componenti tra il 2018 e il 2022. Inoltre, l’Italia dispone di un sistema di ricerca all’avanguardia con diversi centri di eccellenza, tra cui il Centro Enea di Brasimone, e numerose facoltà di ingegneria nucleare presenti su tutta la penisola. Questi elementi fanno sì che l’Italia sia oggi il 5° Paese al mondo per produzione scientifica sul nucleare (dopo Corea del Sud, Regno Unito, Francia e Germania) e il 2° per impatto delle pubblicazioni legate al nucleare con una media delle citazioni per pubblicazione (5,7) seconda solo a quella del Regno Unito (7,6).

In questo contesto, il nuovo nucleare rappresenta una significativa opportunità per sviluppare ulteriormente le catene del valore già presenti sul territorio nazionale, contribuendo così alla competitività dell’economia nazionale. Avvalendosi di un’analisi proprietaria ad hoc, Teha ha stimato il potenziale di sviluppo economico dell’Italia sulla base degli scenari di sviluppo europei e della previsione di coprire circa il 10% della domanda di elettricità italiana al 2050 con nuovo nucleare (fino a 6,8 GW in 20 impianti). Il modello analitico mostra che il nuovo nucleare può abilitare al 2050 un mercato potenziale fino a 46 miliardi di euro, con un Valore Aggiunto attivabile pari a 14,8 miliardi di euro. Considerando anche i benefici indiretti e indotti derivanti dallo sviluppo del nuovo nucleare in Italia, investire nel nuovo nucleare può abilitare dal 2030-35 al 2050 un potenziale impatto economico complessivo per il sistema-Paese di 50,3 miliardi di euro (pari a circa il 2,5% del Pil italiano del 2023) e generare 117.000 nuovi posti di lavoro. Da ultimo, lo studio ha identificato le leve di sviluppo ed i fattori abilitanti del nuovo nucleare in Italia al fine di massimizzare i benefici per gli utenti finali e il sistema-Paese e valorizzare le competenze della filiera industriale e della ricerca.

Per quanto riguarda le leve di sviluppo si tratta di interventi legati a:

  • Supply chain e competenze, intesa come l’elaborazione un piano industriale con una visione a medio-lungo termine per sostenere lo sviluppo della filiera industriale italiana, introducendo meccanismi di supporto agli investimenti delle aziende per stimolare l’innovazione industriale e accrescere la capacità produttiva.
  • Definizione di un piano di sviluppo delle competenze con una visione estesa a tutte le figure professionali necessarie per un programma nucleare.
    Modalità di finanziamento, declinate in garanzie sui prestiti e meccanismi stabili dei prezzi di vendita dell’energia nucleare a medio-lungo termine.
  • Licensing e permitting, inteso come i) l’avvio di processi congiunti tra le Autorità Nucleari di diversi Stati europei per armonizzare gli standard e le pratiche europee, portando a standardizzare i requisiti di sicurezza, abilitando economie di serie e massimizzando i benefici del nuovo nucleare (sia in termini di tempo che di costi); ii) l’adesione alle Joint Early Reviews, che consenta all’Italia di contribuire alla creazione di un framework europeo comune di pre-licensing finalizzato a ridurre i tempi di realizzazione delle opere; iii) l’inserimento dei progetti del nuovo nucleare tra le opere prioritarie e strategiche per il Paese per velocizzarne la messa a terra, anche attraverso un modello efficiente di partenariato pubblico-privato.

Per quanto riguarda i fattori abilitanti si tratta di:

  • Stabilire un framework regolatorio, che prevede l’istituzione di una Nepio (Nuclear Energy Program Implementing Organization) con il compito di valutare lo stato delle infrastrutture di base necessarie per un programma nucleare nazionale e fornire al Governo le indicazioni necessarie per il loro completo sviluppo e operatività.
    Realizzare il Deposito Unico Nazionale per lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi prevedendo incentivi e misure di valorizzazione per il territorio ospitante il futuro Deposito.
  • Sviluppare la cultura del consenso con un programma di comunicazione per i cittadini sugli impatti e i benefici per i territori che derivano dalla costruzione di impianti nucleari e le differenze esistenti tra nuovo nucleare e nucleare della generazione precedente.













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