Neutralità tecnologica, incentivi alla produzione e alleanze strategiche: le chiavi della mobilità sostenibile. L’analisi di Beltrametti (UniGe)-La Forgia (Federmeccanica)

Lo studio analizza le recenti dinamiche del mercato mondiale dell’automotive evidenziando una crescita clamorosa del peso dei produttori cinesi a discapito di quelli occidentali

Corrado La Forgia, vicepresidente Federmeccanica, general manager Vhit

Al Cuoa Business School, l’incontro promosso da Federmeccanica e Anfia, con il patrocinio di Confindustria Veneto, è stato presentato il report “L’automotive verso la sostenibilità ambientale” realizzato da Corrado La Forgia (vicepresidente Federmeccanica – general manager Vhit-Weifu) e Luca Beltrametti (Università di Genova).

«Il nostro studio – aggiunge Corrado La Forgia, vicepresidente Federmeccanica e general manager Vhit-Weifu- si propone di dare un contributo di consapevolezza alla discussione in corso sulla transizione green in corso attraverso l’analisi strutturata e comparata delle strategie di sviluppo industriale in Europa e in Cina. Gli elementi emersi conducono alla necessità di una revisione pragmatica dei targets europei fissati e della via indicata per raggiungerli. Essenziale l’apertura alla neutralità tecnologica e la capacità di relazione con i leader tecnologici emergenti, con obiettivo strategico, in particolare per il nostro paese, di attrarre investimenti e insediamenti produttivi e di R&D importanti».







Lo studio analizza le recenti dinamiche del mercato mondiale dell’automotive evidenziando una crescita clamorosa del peso dei produttori cinesi a discapito dei produttori occidentali. Questa tendenza si associa ai radicali cambiamenti tecnologici in atto, imposti anche dalle normative europee, che hanno permesso alla Cina di contendere la leadership tecnologica nella produzione di veicoli elettrici. Si analizzano le politiche di sostegno alla domanda di auto elettriche in Cina e si svolge un confronto con le politiche europee per la transizione energetica. L’analisi evidenzia che il sistema di incentivi cinese ha favorito una continua innovazione tecnologica che ha innalzato il livello di performance dei veicoli e ne ha ridotto i costi di produzione. Ciò, associato alla disponibilità di materie prime, di enormi economie di scala e di competenze professionali, ha permesso un “sorpasso” rispetto ai leader tradizionali occidentali. Il lavoro offre alcune riflessioni finalizzate a conservare e sviluppare il settore automotive europeo anche rivedendo le attuali normative comunitarie.

Con riferimento al nostro paese, dopo avere brevemente analizzato le peculiarità del nostro sistema produttivo costituito principalmente da pmi, si avanzano alcune considerazioni e proposte nella prospettiva di una valorizzazione delle nostre filiere di fornitura all’interno delle catene globali del valore. Si prefigurano anche scenari di collaborazione con i nuovi players assumendo una loro crescente presenza in Europa e indicando nella creatività italiana la chiave per passare dal “Made in Italy” a “Invented and Made in Italy” a difesa della profittabilità delle imprese. Ciò garantirebbe la possibilità di fare investimenti e garantire salari adeguati. La questione della crescita dimensionale delle imprese rappresenta un punto tra i più importanti per le Pmi italiane. Si discutono infine le possibili implicazioni positive di un’effettiva adozione dei principi di neutralità tecnologica e di revisione di alcuni aspetti sostanziali delle politiche europee relative alla transizione green.

Situazione

  • Gli obiettivi “zero emissioni” fissati dall’Europa e la contestuale individuazione dell’elettrico come unica via possibile per il loro raggiungimento hanno, nei fatti, messo in condizioni di difficoltà il settore automotive continentale: i tempi proposti non sono compatibili con la disponibilità di infrastrutture, di sufficiente energia da fonti rinnovabili, di materie prime (saldamente nelle mani della Cina), di risorse economiche…
  • Nel caso dell’Italia, ad esempio, seppur in crescita, la disponibilità di energia da fonti Fer è ancora sotto il 50%
  • La rete di ricarica conta circa 50000 punti: considerando un rapporto di 1 stazione di ricarica per ogni 10 veicoli dovremmo decuplicare le installazioni per far fronte agli obiettivi di 6 milioni di veicoli previsti dal Pniec.
  • Essendo il motore elettrico, pur nella sua complessità, “più semplice” rispetto a un motore endotermico, la sua scelta ha, rimosso la barriera tecnologica che ha consentito, per molti anni, la leadership occidentale in materia.
  • Le politiche industriali di sviluppo tecnologico in Cina risultano più focalizzate rispetto a quelle europee: partendo dalle 10 città più popolose si sono concentrate le infrastrutture e si è costruito un sistema premiante che incentivasse maggiormente chi innovava di più. In questo modo il livello di evoluzione tecnologica raggiunto contende la leadership alle case automobilistiche europee.
  • Nell’arco temporale degli ultimi 25 anni è ben evidente un rallentamento di tutte le produzioni occidentali a svantaggio di quelle cinesi. I dati del sorpasso sono visibili nella Tabella 1. In particolare: in un quarto di secolo, a fronte di una crescita della produzione mondiale di circa 30 milioni di auto passeggeri (+81%), il ruolo dei produttori europei e americani si è drasticamente ridimensionato.
Con riferimento al dinamico mercato cinese i maggiori player internazionali come VW e Toyota sono ancora nella posizione di leadership se si considera anche la propulsione endotermica.

Proposte nella prospettiva europea

  • Rivalutazione pragmatica e consapevole degli obiettivi, tempi e soluzioni da adottare per supportare la trasformazione green che NON mettiamo in discussione. Non è il “se” ma “il come e il quando”.
  • Adozione di una effettiva neutralità tecnologica che consentirebbe raggiungimenti di obiettivi importanti eliminando l’ “imbuto tecnologico” in cui ci si ritrova oggi.
  • La neutralità tecnologica, con le sue possibili soluzioni (motorizzazioni a idrogeno, fuel cell a idrogeno, bio-combustibili, combustibili sintetici) avrebbero il vantaggio di allargare il ventaglio delle soluzioni tecnologiche dando possibilità ai produttori europei e ai loro fornitori di diversificare l’offerta di prodotti anche conquistando posizioni di leadership globale.
  • Più public procurement.
  • Infine, oggi vi sono vincoli normativi in termini di densità di emissioni allo scarico e non di emissioni assolute: ciò ha determinato una distorsione della produzione europea verso auto pesanti, veloci e costose (vedi Pardi 2022)
  • L’asticella tecnologica deve essere alzata progressivamente (definizione di veicolo elettrico meritevole di incentivi tecnicamente più dettagliata e modificata nel tempo) così come accadde per Euro 1, Euro 2… Euro 6.
Se invece ci concentriamo sulla sola produzione di veicoli elettrici il quadro cambia radicalmente: la classifica, in questo caso, premia solo produttori locali e Byd, riconosciuto leader di mercato insieme a Tesla, fa la parte del leone.

Proposte nella prospettiva italiana

  • Con il suo sistema manifatturiero fatto per la maggior parte di Pmi l’Italia deve necessariamente trovare la sua collocazione nelle nuove catene globali del valore: i costruttori francesi e tedeschi non bastano più. Il tema è reso ancor più critico dall’assenza, di grandi “rimorchiatori tecnologici” autoctoni.
  • Puntando sulla creatività come tratto distintivo nazionale, gli incentivi pubblici dovrebbero mirare alla R&D per favorire il passaggio da “Made in Italy” a “Invented and Made in Italy” per scongiurare il pericolo di essere relegati al ruolo di “produttori di pezzi” in competizione con paesi low cost ma non più low quality.
  • Per poter interagire con i grandi players internazionali bisogna prima risolvere il tema della crescita dimensionale d’impresa e quello della governance manageriale.
  • L’attrazione di investimenti cinesi in Italia deve anche essere vista come un obiettivo strategico, visto che molti paesi europei si stanno muovendo in questo senso. Giappone e Corea negli anni scorsi hanno dimostrato che è non possibile solo produrre oltre oceano e spedire i veicoli via nave in Europa. Una politica “local per local” che preveda insediamenti produttivi sui mercati di riferimento è fondamentale. Va quindi colta l’opportunità.
  • Occorre perseguire uno spirito di collaborazione e non di scontro ideologico. Pur nel rispetto dei valori economici, finanziari, sociali, etici, riteniamo fondamentale instaurare una relazione di confronto e di collaborazione con chi ha oggi la leadership tecnologica dei veicoli elettrici. Lo scontro frontale porterebbe, come in tutte le guerre, a risultati imprevedibili e potenzialmente molto negativi per entrambe le parti. È auspicabile che la questione dei dazi trovi i giusti compromessi e sia gestita con equilibrio.













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