Si è appena quotata su Euronext Growth Milan con l’obiettivo di raccogliere fondi per la crescita tramite acquisizioni, ma anche per migliorare la sua visibilità internazionale. Parliamo di Mare Group, società napoletana fondata nel 2001 e attiva nell’ingegneria digitale, sull’intera catena del valore dell’innovazione tecnologica a favore delle aziende. In principio Big corporate come Leonardo e Fiat e oggi anche Pmi, alle quali offre – grazie all’automazione e alla piattaforma di intelligenza artificiale Delfi.ai – gli stessi servizi e strumenti di digitalizzazione che normalmente alle piccole sono preclusi, impedendone la crescita. Insomma, Mare Group sta rompendo il grande tabu dell’industry 4.0, che da un lato impone digitalizzazione per la crescita e dall’altro lascia indietro proprio le imprese che ne avrebbero più bisogno, quelle piccole e micro. Senza le quali un Paese come il nostro resta al palo.
«Con oltre 1.000 clienti, più di 300 dipendenti e 16 sedi operative e commerciali, Mare Group è un player di rilievo nell’ecosistema dell’innovazione italiano – dice a Industria Italiana il ceo Antonio Maria Zinno – I significativi investimenti in R&S e le 11 acquisizioni realizzate dal 2019 con le successive fusioni, dimostrano la nostra capacità di integrare risorse e tecnologie complementari per accrescere il portafoglio prodotti e incrementare la presenza sul mercato».
Un’aggregazione di imprese che ha anticipato Industry 4.0 creando valore
Capacità che si è tradotta in numeri di bilancio 2023 in deciso rialzo. Sia valore della produzione (pari a 39,4 milioni di euro, +11,7% rispetto ai 35,3 milioni di euro del 2022, principalmente derivante da crescita organica) e i ricavi, a 27,4 milioni (+8,4%), sia, soprattutto, gli indicatori di redditività. L’adjusted ebitda si è attestato a 10,6 milioni di euro (+20,6% anno su anno) con una marginalità del 26,8% (24,9% nel 2022); l’Ebit è pari a 4,8 milioni, +26% rispetto a 3,8 milioni dell’esercizio precedente e l’utile netto è pari a 2,4 milioni, rispetto a 3,7 milioni dell’esercizio precedente che aveva beneficiato di un contributo positivo della componente fiscale per circa 0,4 milioni.
«Nel 2001 stavo per laurearmi all’Università Federico II, con l’intenzione di applicare la ricerca al mondo dell’industria e fare trasferimento tecnologico. Nessuno dei soci aveva esperienza, solo grandi sogni. Prima con Fiat e poi con Finmeccanica, che avevano sedi in Campania, abbiamo creato un gruppo che lavorava nel settore delle simulazioni numeriche di prodotto e processo per le grandi industrie», dice Zinno. «Quando nel 2015 è nata l’industria 4.0, noi la stavamo già praticando da 14 anni, con l’uomo al centro. Nella fase di sviluppo, abbiamo aggregato imprenditori ed eccellenze locali e non solo per crescere: nel periodo 2019-2023 abbiamo portato avanti 11 acquisizioni, di aziende che poi sono state fuse per incorporazione in un unico soggetto giuridico, con gli imprenditori fondatori confluiti all’interno. Siamo stati in grado di integrare tutte le acquisizioni portate a termine, implementando il concetto di ecosistema e la cooperazione per fare in modo che il totale sia maggiore della somma delle parti, come dimostra il fatto che l’Ebitda aggregato è superiore ai singoli Ebitda delle acquisite».
Tra queste acquisite figura Spinvector, azienda beneventana che faceva videogiochi con una forte specializzazione sul 3D e sulla realtà immersiva. Da Spinvector arriva Giovanni Caturano, direttore innovazione di Mare Group.
Il modello di business: la R&S al centro e la piattaforma che automatizza l’assessment per le Pmi
La quotazione, avvenuta lo scorso 28 maggio, è coerente con il percorso di Mare Group fin qui. «La logica della quotazione – dice Zinno – è quella di raccogliere capitale per continuare il percorso di crescita. La Borsa, oltre a fornire finanza, rappresenta visibilità. Con risorse e con il palcoscenico che ora abbiamo possiamo scegliere le tecnologie future non ancora concretizzate e le aziende da acquisire che ci permettono di entrare in nuovi mercati». La tecnologia è diffusiva, non solo verticale: ovvero viene sviluppata per un settore o mercato per poi essere adattata e utilizzata a largo spettro. E ciò permette di scalare e «ci ha permesso di portare l’Ebitda dal 10% al 25%». Una salita che proseguirà. «Le imprese in Campania spesso si fermano a 10 milioni di fatturato, ma noi non ci siamo fermati e continuiamo ad attrarre nuovi imprenditori. Continueremo con le acquisizioni e prevediamo anche una robusta crescita organica».
Il modello di business è fortemente improntato all’innovazione. «Investiamo su R&S il 15% del fatturato e l’innovazione proviene da ricerca applicata, non solo industriale, realizzata con imprese come Leonardo, Stellantis e Hitachi. Siamo sulla frontiera tecnologica e poi trasformiamo queste innovazioni in prodotti. Vendiamo software alle grandi imprese e alle Pmi tramite – dice Zinno – Delfi.ai, una piattaforma che con IA consente di valutare il posizionamento dell’azienda rispetto ai competitor e suggerisce azioni per migliorare l’assetto tecnologico. Lo fa in maniera automatica, grazie ai dati che contiene: che arrivano da un milione di aziende censite, da banche dati pubbliche e private e dalla rete. L’imprenditore inserisce la partita iva e la nostra IA confronta i dati con quelli di altre aziende, fornendo supporto decisionale sulle strategie da attuare e sulle tecnologie di cui dotarsi, con suggerimenti scritti in linguaggio naturale».
E già oggi, un terzo del fatturato proviene da circa mille Pmi. «Serviamo 30 grandi aziende e il 95% del nostro fatturato è di origine nazionale. Ma il mercato è enorme e ancora quasi tutto da esplorare».
Alle Pmi bastano 15mila euro per ridurre l’errore e lo stress da decisione. I case history di applicazione dell’IA
La grande rivoluzione di Mare Group sta nel fatto di aver trasformato il ruolo delle persone nell’Industry 4.0 da fruitori di tecnologie a fonti di dati. «Miglioriamo il lavoro umano senza volerlo sostituire. Ad esempio, con i nostri sistemi di addestramento virtuale si possono correggere errori di ogni tipo senza danni e senza rischi. Inoltre, il cliente è autonomo: invece di un programmatore per ogni procedura al nostro sistema basta “vedere” la procedura una volta per comprenderne i passaggi e poterli insegnare. Abbiamo ridotto i costi di un fattore 500. Inizialmente solo per le grandi aziende, ora la tecnologia è disponibile anche per le Pmi a partire da 15 mila euro, riducendo a zero l’errore e lo stress grazie al training virtuale», prosegue Caturano, fornendo qualche esempio pratico anche in ambiti diversi.
«Pensiamo ai treni che ispezionano i binari di notte con personale a bordo: richiedono tempo e costi notevoli. Noi abbiamo creato una boccola che si aggancia alle ruote dei treni passeggeri e assolve alle stesse funzioni, misurando vibrazioni, inclinazione e anomalie, raccogliendo dati sullo stato di salute della linea ferroviaria e consentendo di effettuare manutenzione predittiva senza necessità di viaggi e treni aggiuntivi, inoltre si alimenta con l’energia cinetica delle ruote, quindi, non richiede modifiche all’impianto elettrico del treno», dice Caturano.
Un’altra applicazione di Mare Group è attraverso l’utilizzo della computer vision per la rilevazione di anomalie di produzione: normalmente questa richiede una enorme quantità di fotografie di oggetti difettosi. «Ma una piccola azienda che produce poche centinaia o migliaia di unità non ha campioni con difetti diversi. Unendo realtà virtuale e IA, abbiamo creato un sistema che genera immagini con difetti virtuali, permettendo di prevederne infinite varianti e individuarli già al momento in cui il primo esemplare prodotto esca dalla linea».
E gli esempi potrebbero continuare. Ma la chiave è che le applicazioni sono potenzialmente infinite e le soluzioni fortemente personalizzabili. A favore di quel tessuto industriale di Pmi che ancora regge la nostra economia. Ma che senza digitalizzazione crollerebbe.