Le indagini congiunturali dell’Ufficio Studi e Ricerche Aib (Associazione Industriale Bresciana) e del Servizio Studi della Camera di Commercio con i risultati al terzo trimestre 2019 non lasciano scampo: nel periodo tra luglio e settembre 2019, la produzione industriale delle imprese manifatturiere bresciane segna un calo pari al -4,5% sul trimestre precedente (congiunturale); è negativa anche la variazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, pari al -0,9% (tendenziale).
Quest’ultimo dato risulta negativo per la prima volta dal terzo trimestre del 2013, dopo 23 rilevazioni consecutive positive. Risente del progressivo rallentamento della congiuntura nazionale e internazionale dovuto a molteplici fattori di incertezza: dalla guerra dei dazi, alle tensioni geopolitiche, al tormentato iter della Brexit.
“I risultati del trimestre estivo confermano le sensazioni negative sull’andamento dell’economia bresciana e, purtroppo, certificano la situazione di crisi e di fragilità dell’intero Sistema Paese – è il commento di Giuseppe Pasini, Presidente di Aib -. Rispetto al resto dell’Italia, tuttavia, il nord è fortemente esposto all’andamento delle esportazioni, e risente di quanto sta avvenendo a livello globale. Non solo il nodo tedesco, ma anche incertezze di lungo corso come il tema dei dazi tra Stati Uniti e Cina e la questione Brexit. E province come Brescia – che rappresenta il secondo cluster dell’automotive in Italia, dopo Torino – ne risentono maggiormente. In prospettiva sembra difficile ipotizzare un’inversione rapida di questa tendenza-”
Il campione dell’indagine Aib
L’indagine Aib viene effettuata trimestralmente su un panel di 250 imprese associate appartenenti al settore manifatturiero. L’indagine sull’artigianato della Camera di Commercio, la cui fonte è l’indagine congiunturale Unioncamere Lombardia, ha coinvolto 191 imprese della provincia, pari a una copertura campionaria del 100%.
Focus sui settori
Con riferimento ai settori, l’attività produttiva è diminuita significativamente nei comparti: metallurgico e siderurgico (-6,7%); meccanica tradizionale e costruzione di mezzi di trasporto (-5,9%); meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche (-4,9%); legno e mobili in legno (-4,7%). È diminuita con minore intensità nel tessile (-4,0%); carta e stampa (-4,0%); calzaturiero (-2,2%), agroalimentare e caseario (-1,8%); chimico, gomma, plastica (-1,4%); maglie e calze (-1,4%); abbigliamento (-0,6%). È aumentata solo nel comparto dei materiali da costruzione ed estrattive (+3,2%).
La crisi dell’automotive ferisce Brescia
Dai settori più strettamente legati al mondo dell’auto, arriva dunque il colpo di freno principale.
Le difficoltà di assorbimento dei mercati internazionali sono ben visibili nei dati Istat, che nel secondo trimestre registrano per Brescia (quarta provincia esportatrice italiana) 4,33 miliardi di controvalore, in calo del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2018. Risultato però di un trend in progressivo peggioramento, con aprile stabile, maggio in calo del 2,7%, giugno giù di oltre nove punti. Se nella media in Italia il primo semestre per l’export si chiude in crescita del 2,7%, la presenza più massiccia di aziende legate alla filiera meccanica spinge Brescia in rosso dell’1,4%.
Dalla componentisca all’ acciaio e ghisa, dalle lavorazioni di metalli ai tubi, insieme ad altre specializzazioni qui si produce 10,9 miliardi di valore aggiunto manifatturiero. Cifra a rischio alla luce degli ultimi trend: a prevedere altri cali di produzione è il 20% delle aziende, solo 18 al momento ipotizzano una crescita.