Driving Energy, il premio per la fotografia di Terna: la via dell’invisibile. Le cose più importanti non si vedono (come l’energia)

di Laura Magna ♦︎ Igor De Biasio: «la via dell’invisibile è stato il nostro modo poetico per descrivere gli elettrodotti che trasportano energia invisibile dai centri di raccolta a quelli di distribuzione. L’attività più importante di Terna è poi l’interramento dei cavi che li rende invisibili, così i cavi sottomarini sono nascosti alla vista e sono invisibili anche le nostre competenze che sono ciò che ci rende uno dei migliori gestori di rete al mondo»

Giovanni Sambo si è aggiudicato il Premio Giovane con “Le trasparenze (del signor Vitelli)”

Giunto alla sua terza edizione, il premio “Driving Energy” di Terna è già lo Strega della fotografia. Sono innanzitutto i numeri che crescono a indicarlo: i partecipanti sono raddoppiati rispetto alla prima edizione e le opere mostrano una diversificazione sempre più ampia, comprendendo dalla foto di documentazione a quella astratta. Terna ha proclamato a Roma i vincitori del 2024 del concorso gratuito, aperto a tutti i fotografi in Italia, finalizzato alla promozione e allo sviluppo culturale del Paese e dei nuovi talenti del settore. Il tema del 2024 era, come annunciato a maggio, La via dell’invisibile.

Terna, un’eccellenza italiana tecnologica e manifatturiera

Terna è la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale italiana dell’elettricità in alta e altissima tensione ed è il più grande operatore indipendente di reti per la trasmissione di energia elettrica in Europa. Perché un premio per la fotografia?







Igor De Biasio, presidente di Terna

«La via dell’invisibile – afferma il presidente Igor De Biasio – è stato il nostro modo poetico per descrivere gli elettrodotti che trasportano energia invisibile dai centri di raccolta a quelli di distribuzione. L’attività più importante di Terna è poi l’interramento dei cavi che li rende invisibili, così i cavi sottomarini sono nascosti alla vista e sono invisibili anche le nostre competenze che sono ciò che ci rende uno dei migliori gestori di rete al mondo».

Con circa 75mila km di linee in alta e altissima tensione, circa 900 stazioni su tutto il territorio nazionale e 26 interconnessioni con l’estero può contare su un patrimonio di 5.400 mila professionisti. E grazie a queste infrastrutture assicura l’energia elettrica al Paese, garantendone la sicurezza, la qualità e l’economicità nel tempo e perseguendo lo sviluppo e l’integrazione con la rete elettrica europea, per garantire parità di accesso a tutti gli utenti. Terna è anche regista e abilitatore della transizione ecologica. E la transizione necessità di infrastrutture. In particolare, Terna sta dando vita a tre super elettrodi che abbracceranno a regime tutta l’Italia da Nord a Sud, isole comprese e poi collegheranno il Nord Europa all’Africa. Ovvero Tyrrhenian Link, il più importante progetto al mondo per la trasmissione di energia elettrica sotto il mare (che collega Sicilia, Sardegna e Campania, redendo la rete sempre più stabile e autonoma, oltre che green); Adriatic Link, elettrodotto sottomarino “invisibile” in corrente continua, che collegherà Abruzzo e Marche, rendendo più fluido il passaggio di energia tra Sud e Nord.

Adriatic Link, l’elettrodotto sottomarino che unirà le Marche (Fano) e l’Abruzzo (Città Sant’Angelo). Due cavi sottomarini di circa 210 km, posati a una profondità massima di 100 metri, e due cavi terrestri di 40 km, per un incremento di circa 1.000 MW di capacità di scambio tra il Centro-Sud e il Centro-Nord del Paese.

A completare la capillare ragnatela (che avrà lo scopo ultimo di trasportare le rinnovabili prendendole dove sono prodotte e portandole dove vengono consumate, sostanzialmente da Sud a Nord) una nuova interconnessione elettrica con l’Africa: un ponte energetico sottomarino da 600 MW in corrente continua – 200 km e una profondità massima di 800 metri.

Le vie dell’invisibile: un racconto fotografico sulle cose più importanti dell’esistenza umana

Ma nella scelta del tema dell’invisibilità c’è di più: c’è «un racconto più ampio perché le cose invisibili sono le cose più importanti della nostra vita, emozioni, relazioni, famiglia, amici e passione per il lavoro e per il lavoro ben fatto», continua De Biasio. «Questo premio è oggi un’infrastruttura culturale del nostro paese: collega tutta l’Italia, diverse generazioni, approcci e linguaggi dell’arte fotografica, persone con le proprie passioni. Quest’anno sono aumentati i legami con il mondo accademico: gli studenti di belle arti sono d’altronde gli artisti di domani. E abbiamo messo in connessione i cittadini di domani che vivranno la transizione energetica».

I 40 lavori finalisti saranno esposti fino al prossimo 12 ottobre in una mostra aperta gratuitamente al pubblico, allestita al Palazzo delle Esposizioni, che è stata inaugurata con la proclamazione dei cinque vincitori.

E allora, questa iniziativa è anche lo spunto per una riflessione: conta di più il visibile o l’invisibile? «Una risposta definitiva è contenuta nel best seller “Vorrei averlo fatto” di Bronnie Ware che racconta i cinque rimpianti più grandi di chi sta per morire – risponde De Biasio – e i rimpianti non riguardano mai il possesso, mai cose materiali. Avrei voluto lavorare di meno, aver dedicato più tempo ad amici e famiglia, avrei voluto conoscere me stesso. Questo dicono le persone alla fine della loro avventura terrena: e allora se c’è una lezione da apprendere e che dobbiamo conoscerci e capire cosa vogliamo. Non dobbiamo essere passeggeri della nostra vita, ma guidarla. Evitare che la vita sia davvero quello che ci accade mentre facciamo altro, per dirla con John Lennon».

Le foto celebrano tutto questo. E celebrano il talento e l’unicità dell’arte che riesce a vedere realtà che per molti non esistono, o non esistono ancora. Invisibile è il mondo delle emozioni e quello del pensiero, in tutte le loro possibili declinazioni: artistiche, scientifiche e tecnologiche, immaginative o razionali.

I 40 lavori finalisti saranno esposti fino al prossimo 12 ottobre in una mostra aperta gratuitamente al pubblico, allestita al Palazzo delle Esposizioni, che è stata inaugurata con la proclamazione dei cinque vincitori. La mostra viene declinata nell’universo digitale in tre versioni, al fine di aumentare i punti di accesso e le modalità di fruizione delle opere: Metaverso, app gratuita Pde (Premio Driving Energy) e virtual tour, accessibile dal sito ufficiale del Premio. Le opere sono inoltre pubblicate nel nuovo volume fotografico Driving Energy, declinato come catalogo ufficiale del Premio.

Una infrastruttura per la fotografia

Marco Delogu, curatore del Premio.

«Aspiriamo a dare all’Italia una nuova piattaforma di riferimento per la fotografia, attraverso questo appuntamento di riflessione artistica sulla contemporaneità, mediata dal mezzo fotografico», afferma Marco Delogu, curatore del Premio, figura di rilievo internazionale nel mondo della fotografia e presidente di Azienda Speciale Palaexpo. «Si tratta di un’operazione complessa e affascinante in un Paese dove il sistema fotografia non è ancora evoluto. Nella prima edizione abbiamo iniziato a mettere i capisaldi in un sistema fragile, in quanto in Italia non c’era un premio che desse uno standing. Il 2024 è stato l’anno del consolidamento: sono stati valutati 2300 lavori sui 3300 arrivati (dai 1300 del primo anno) – dice Delogu – e la qualità è aumentata tanto che è stato necessario un lavoro durato settimane per arrivare alla short list di 104 opere, un campione dell’arte fotografica italiana».

Come si rappresenta l’invisibile attraverso l’arte che usa la visione come asse portante? «In tanti modi quante sono le declinazioni dell’invisibilità: invisibilità sociale, che si trova nei campi nomadi e negli ospedali psichiatrici; invisibile è lo scorrere del tempo; invisibile come indicibile, interiorità dell’essere umano, superstizione, valori».

Chi sono i vincitori dei cinque premi

a Silvia Camporesi va il Premio Senior con l’opera “Shimmering Cinecittà”.

La struttura del concorso è rimasta sostanzialmente inalterata per tutte le edizioni. E dunque sono cinque, come da tradizione, i premi assegnati: a Silvia Camporesi va il Premio Senior con l’opera “Shimmering Cinecittà”; Giovanni Sambo si è aggiudicato il Premio Giovane con “Le trasparenze (del signor Vitelli)”; Alessandra Book la Menzione Accademia con “A Song for Our Ancestors”, Marco Filipazzi e Francesca Villani il Premio Amatori con “Echi dimenticati”, e l’opera di Leli Baldissera, “Ocupação” è risultata la più votata dalle persone di Terna.

L’opera di Leli Baldissera, “Ocupação” è risultata la più votata dalle persone di Terna.

Confermata anche la struttura della Governance, a partire dal Comitato di Presidenza composto da Igor De Biasio e Giuseppina Di Foggia, rispettivamente Presidente e Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna. Al Curatore Marco Delogu e alla Presidente di Giuria Lorenza Bravetta, elementi di importante continuità con le precedenti edizioni, si affiancano i nuovi giurati scelti tra personalità di alto profilo nei settori di riferimento del Premio: Francesca Barbi Marinetti, critica d’arte, curatrice e imprenditrice culturale; Micol Forti, Curatrice della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani; Rosa Alba Impronta, collezionista, imprenditrice e fondatrice del progetto Made in Cloister; i fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo, registi, sceneggiatori, poeti e fotografi. Completa la Giuria David Massey, Direttore Relazioni Esterne e Affari Istituzionali di Terna.

Infine il Comitato d’Onore è stato composto dai vincitori dell’edizione 2023 del Premio: Dione Roach (Premio Senior), Martina Zanin (Premio Giovani), Antonio Vacirca (Premio Amatori), Beatrice Aiello (Menzione Accademia), e Lorenzo Pipi (Menzione Opera più votata da Terna). A loro il compito di assegnare la Menzione Accademia.

C’è anche una novità. La mostra ospita quest’anno, fuori concorso, un’opera inedita di Mimmo Jodice, fotografo di avanguardia attivo dagli anni ’60 e grande protagonista nel dibattito culturale che ha portato all’affermazione e al riconoscimento della fotografia in Italia ed all’estero. “Petra, 1993” è il titolo dell’opera che il Maestro ha voluto dedicare al Premio Driving Energy 2024: l’immagine, che fa parte del progetto Mediterraneo, è frutto della lunga ricerca sviluppata dall’artista sull’antica cultura del nostro mare, inteso come luogo mentale, e laboratorio, che permette di far coincidere il presente e la memoria, l’immaginazione e l’emozione.














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