Kamala Harris: marcia indietro sull’oltranzismo green anti-industria

Federico Rampini sul Corriere ha evidenziato questo passaggio chiave ignorato dagli altri grandi giornali. La UE col suo Green Deal rimarrà sola, ma risentirà comunque del dietrofront Usa

La candidata presidente ha cambiato opinione su molti temi cari agli ecologisti, a partire dal fracking, una tecnica utilizzata per estrarre petrolio e gas naturale da formazioni rocciose sotterranee

I dem cambiano approccio e ammorbidiscono le loro posizioni su un tema chiave come la sostenibilità ambientale. Un tema che sembra passato sottotraccia sulla stampa, soprattutto in Europa, ma che Federico Rampini ha sottolineato in un suo articolo sul Corriere, leggibile a questo indirizzo.

Un dietro front, quello della Harris, che lascia il Vecchio Continente ormai l’unico, o quasi, a spingere sulla decarbonizzazione. La nuova strategia sembra a tutti gli effetti sembra clonare l’approccio dei Repubblicani. La candidata presidente, infatti, ha cambiato opinione su molti temi cari agli ecologisti, a partire dal fracking, una tecnica utilizzata per estrarre petrolio e gas naturale da formazioni rocciose sotterranee che prevede l’iniezione di un mix di acqua, sabbia e prodotti chimici ad alta pressione nelle rocce per creare fratture nella formazione rocciosa. Una pratica da sempre osteggiata dagli ecologisti e dalle sinistre di tutto il mondo in quanto considerata pericolosa e inquinante.







Sia chiaro, non è che la candidata alla presidenza abbia di colpo sdoganato il fracking, ma il fatto che affermi a un’intervista alla Cnn (è disponibile a questo indirizzo) che non lo vieterà. Una posizione diametralmente opposta a quella che teneva del 2019, quando diceva «Non ci sono dubbi sul fatto che sia a favore di uno stop al fracking, e potremmo farlo già dal giorno 1». Ma sottolinea anche che la sua posizione non è cambiata, ma che è fondamentale «creare consenso».

Non è l’unico dietrofront della candidata Dem. Il suo programma elettorale inizialmente prevedeva il ban delle auto a motore termico entro il 2040, pochi anni dopo quello europeo. Ma con l’avvicinarsi delle elezioni (che si terranno a novembre) anche questo tabù è caduto: «Cerchiamo di essere chiari, contrariamente a quanto sta suggerendo il mio avversario, non vi dirò mai quale tipo di auto dovete guidare».

Al contrario, il tycoon si è aperto alle e-car, anche se a modo suo. Non ha abbracciato le posizioni ambientaliste, tutt’altro, ma ha affermato: «sono per le vetture elettriche. Devo esserlo, perché Elon Musk mi sta supportando fortemente». Elon Musk, numero 1 di Tesla, è infatti fra i miliardari a supportare direttamente l’elezione di Trump, e lo fa anche attraverso X, l’ex Twitter, il social network che ha acquisito del 2022 per 44 miliardi di dollari

Al di là di chi vincerà le elezioni Usa a novembre, però, è ormai chiaro un fatto: anche oltreoceano le politiche green non convincono più. E le idee che erano alla base dei democratici si sono ammorbidite, forse per mero tornaconto elettorale, forse perché la situazione geopolitica oggi impone di essere più ancorati alla realtà.

Fatto sta che se anche gli Usa decidono di allentare le loro posizioni sull’ambiante, questo avrebbe un impatto importante anche sulle politiche di decarbonizzazione europee, a partire dallo stop alle endotermiche, che potrebbe venire spostato, come del resto chiedono numerosi produttori di auto.














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