Helio+Noa=egonomia e usabilità. L’equazione di Keb per rendere le macchine utensili più facili da usare

di Renzo Zonin ♦︎ Utilizzare le macchine utensili è molto complicato, a causa di interfacce utente ben poco chiare. L'azienda guidata in Italia da Marino Crippa punta a risolvere il problema con Helio, il modulo per la creazione di interfacce per la piattaforma di automazione Noa. Tre i vantaggi: approccio no-code, usabilità out of the box, compatibilità con tutti i sistemi operativi. I servizi di consulenza con Roberto Dadda, fra i massimi esperti di ergonomia. Il nuovo approccio alla progettazione dei macchinari.

Vi siete mai chiesti perché tanti, troppi moderni macchinari industriali sono così difficili da usare? Sorprendentemente, la risposta non sta nella complessità del processo, o dei compiti svolti dalla macchina: il più delle volte, è l’interfaccia con l’operatore a essere inutilmente complicata. E di solito lo è perché viene realizzata da un progettista/programmatore che, con ogni probabilità, non ha mai lavorato come operatore su macchine similari o dedicate agli stessi processi, e che quasi sicuramente non ha know-how nel segmento dell’usabilità. In breve, spesso il problema è costituito dalla mancanza di competenze sull’interazione uomo-macchina, una disciplina scientifica che va sotto il nome di ergonomia.

Con il lancio della piattaforma di automazione Noa e del modulo per la creazione di interfacce Helio, Keb Automation aveva già iniziato a dare una risposta all’esigenza di ergonomia proveniente dai produttori di macchinari. Helio, infatti, è un modulo tramite il quale si possono realizzare interfacce utente senza scrivere codice, sfruttando una serie di “widget” predefiniti che sono in grado di interagire in modo corretto fra loro e con l’utente “by design”. Tuttavia, ora Keb ha fatto un ulteriore passo avanti, aggiungendo al suo portafoglio di soluzioni hardware, software e di servizi, un servizio specifico di consulenza sui temi dell’ergonomia delle interfacce. E lo ha fatto attraverso una collaborazione con Roberto Dadda, professore a contratto del corso “Ergonomia applicata al disegno di interfacce usabili” alla Magistrale della Scuola del design del Politecnico di Milano.







Il team del professor Dadda, che comprende fra l’altro anche Andrea Pontiggia, consulente specializzato in User Experience e ceo di Creeo, basa il suo operato sulla norma Iso 9241 e utilizza un metodo di lavoro strutturato per produrre quelli che a tutti gli effetti sono dei veri e propri esecutivi, pronti da implementare sul macchinario. Il professor Dadda e il suo team collaboreranno con le persone di Keb Italia per fornire ai clienti una consulenza personalizzata sugli aspetti ergonomici della progettazione di macchinari, sfruttando le metodologie e il know-how accumulato in anni di lavoro presso grandi aziende e gruppi pubblici e privati.

Progettare con Noa e Helio

Marino Crippa, amministratore delegato Keb Italia.

La progettazione corretta dell’interfaccia utente, da un punto di vista ergonomico, produce ricadute positive su vari aspetti del prodotto finito, dalla facilità d’uso alla riduzione dello stress degli operatori, dal calo dei tempi di addestramento a quella degli errori di manovra. Risulta quindi sorprendente che i produttori non la tengano ancora nella giusta considerazione, anche se alcuni negli ultimi mesi hanno cominciato a guardare la problematica con maggiore attenzione. Keb Automation è un esempio concreto di questo crescente interesse. Colosso tedesco che fornisce soluzioni per l’automazione industriale e la trasmissione di potenza, Keb ha lanciato una piattaforma software di concezione molto moderna, basata su Linux e su un’architettura modulare a microservizi containerizzati.

Fra i vari elementi della soluzione spicca Helio, disponibile anche stand alone, un modulo no-code che consente di realizzare in modo semplice e veloce interfacce utente in grado di girare su browser Web, quindi completamente hardware-indipendent. Helio fornisce al progettista industriale una serie di “widget” pronti all’uso, che sono in pratica i “mattoni” con i quali costruire l’interfaccia utente. E questi widget hanno già preimpostate, in sede di design, una serie di caratteristiche e comportamenti per cui, utilizzandoli, tendenzialmente si ottiene un’interfaccia uomo-macchina funzionante e priva di errori critici.

I tre vantaggi fondamentali di Helio

Sono tre le caratteristiche più interessanti di Helio. «Primo non si programma. Hai a disposizione una piattaforma dove non sei obbligato a cercare programmatori esperti. Quindi hai un vantaggio come costruttore, soprattutto in questo periodo di scarsità di risorse specializzate, in quanto puoi fare un’interfaccia senza doverla programmare.
Secondo, continua Crippa, usabilità “out of the box” – perché by design questo strumento ha dietro l’esperienza dei designer di interfacce, quindi usandolo nella sua versione base non puoi fare grossi errori. E terzo, funziona ovunque. Sei svincolato da Windows, Apple, Linux, con un browser va dappertutto. Pc, tablet, smartphone, la tua interfaccia è visualizzata ovunque».

Grazie a Noa e a Helio, Keb ha accumulato un vantaggio di alcuni mesi sui concorrenti. E per mantenere questo vantaggio sta ora facendo un ulteriore passo in avanti: fornire ai clienti, principalmente costruttori di macchinari, non solo l’hardware (dai controllori, ai motori, agli azionamenti), non solo la piattaforma software per fare funzionare la macchina (Noa), non solo l’applicazione per creare l’interfaccia utente (Helio), ma anche il know-how necessario per progettare e realizzare un’interfaccia utente che sia realmente usabile ed ergonomica.

Un servizio avanzato di consulenza sull’usabilità ed ergonomia dell’interfaccia

Roberto Dadda, professore a contratto del corso “Ergonomia applicata al disegno di interfacce usabili” alla Magistrale della Scuola del design del Politecnico di Milano.

Per fare questo, Keb Italia collabora con Roberto Dadda, uno dei maggiori esperti italiani sui temi di ergonomia e usabilità. «Helio è un prodotto del gruppo Keb che nasce con i concetti di usabilità al suo interno “by design” – ci ha detto Marino Crippa, amministratore delegato di Keb Italia – Nel go to market di un prodotto come questo, l’usabilità è uno degli argomenti principali. Noi stiamo portando i concetti di ergonomia e usabilità delle interfacce nel mondo industriale, argomento ancora e purtroppo, poco trattato. E per supportare lo sviluppo di questi aspetti, quale profilo migliore del professor Dadda potevamo trovare in Italia? Sebbene Helio nasca con concetti di usabilità by design la consulenza diventa un valore importante in fase di progettazione di una interfaccia che potenzialmente può essere utilizzata su più macchine o dalla stessa macchina in contesti diversi. E i nostri clienti stano rispondendo con interesse».

Ma se Helio già incorpora principi di usabilità, perché questo ulteriore step di consulenza?
«Helio serve ai produttori per fare macchine meno complesse, più usabili, ergonomicamente funzionali rispetto all’operatore – spiega Crippa – quindi il concetto dello sviluppo dell’interfaccia si sposta dalla macchina (e dalle sue funzionalità) all’utilizzo e all’operatore. Portiamo il prodotto sul mercato con un argomento forte, l’usabilità dell’interfaccia. Interfacce usabili si ottengono già utilizzando quanto offerto da Helio standard (ed è già molto), senza dover programmare, sicuri di un risultato in linea con i criteri base. Quando la complessità aumenta, Helio diventa una piattaforma per l’integrazione di ulteriori funzionalità. In questo caso la consulenza diventa fondamentale per evitare derive.

Un’offerta flessibile

Viste le diverse esigenze dei clienti, anche il servizio dovrà però essere differenziato. «Il cliente ha capito che le interfacce del futuro sono quelle usabili puntualizza Crippa -. Poi però serve la tecnologia abilitante. E quella è Helio, che offre una scalabilità tale da poter dire: “Hai una macchina semplice? Allora non serve la consulenza, se non per una mezza giornata per inquadrare il tema. La tua macchina è complessa? Cominciamo a includere l’utente che ci dice come la usa, e io con Helio base gliela sistemo. Terzo livello: la tua macchina è unica? Allora con i principi di usabilità e il progetto di consulenza sulla usabilità di quella macchina, con la tecnologia abilitante e partendo da un progetto ex novo, io posso crearti il progetto dell’interfaccia per quella specifica macchina e per quello specifico cliente».

Helio: più consulenza per un’ergonomia allo stato dell’arte

Helio, disponibile anche stand alone, è un modulo no-code che consente di realizzare in modo semplice e veloce interfacce utente in grado di girare su browser Web.

Quindi io con Helio potrei creare interfacce ottime o mediocri, ma per ottenere i migliori risultati devo avere il know-how su come sfruttare al meglio i widget? «In realtà posso creare con Helio ottime interfacce o interfacce non ottimali, ma mai pessime – commenta Crippa – perché gli elementi di Helio per come sono disegnati sono di per sé corretti e prevengono utilizzi errati. Ma se non uso Helio, sicuramente l’interfaccia sarà lontana dai migliori criteri di di usabilità».

«È un po’ come nel mondo della fotografia – esemplifica il professor Dadda – se do a un principiante una fotocamera manuale, farà brutte foto perché non la sa usare; se gli do una macchina automatica, l’esposizione sarà sempre precisa, ma le foto potrebbero essere giuste o sbagliate perché il principiante magari non sa inquadrare correttamente il soggetto. Allo stesso modo, Helio già di suo evita gli errori tecnici di base (come fa l’esposizione automatica) ma per ottenere delle interfacce ergonomiche dobbiamo aggiungere un ulteriore strato di know-how. Helio ti permette, se vuoi, di scrivere testo rosso su fondo nero, ma chiaramente non è una soluzione ergonomica e il consulente ti insegna a evitare queste situazioni. Che sono più comuni di quanto si pensi. Per esempio, in Italia un grande operatore di trasporti usa il colore rosso per gli “ok” di conferma sul suo sito, perché è il suo colore aziendale; ma in questo modo genera dubbi e ansie nell’utente, perché fin da bambini ci viene insegnato il funzionamento del semaforo: verde ok, giallo attenzione, rosso stop». E questo tipo di know-how non si può passare a un sistema esperto, a un modello IA? «Sì, ma non oggi – puntualizza Dadda – E non sarà mai automatizzabile al 100%. Ma ci si sta già lavorando, e penso che fra 5 anni ci saranno strumenti capaci di questo. Noi al Politecnico stiamo facendo delle tesi sul controllo del disegno dell’interfaccia. Ci arriveremo, ma non ci siamo ancora».

Non solo interfacce utente

Stiamo parlando di ergonomia, ma il discorso andrebbe allargato se vogliamo capire l’offerta di Keb al mercato. «Parliamo di interfacce utente usabili, e del metodo per costruirle – precisa Crippa – e della tecnologia abilitante per realizzarle, che fa parte dell’offerta di Keb. È un concetto nuovo, che va implementato se vogliamo avere l’operatore e il suo benessere al centro, semplificare le macchine, aumentarle di valore (e venderle a più alto prezzo), e crearle in meno tempo. Vendiamo un nuovo concetto di macchina, resa ergonomica con un metodo, applicato dal professor Dadda tramite la tecnologia abilitante Helio sulla piattaforma Noa».

Il metodo di lavoro

In Helio i dati del Plc sono visualizzati nell’editor in tempo reale. Lo sviluppo dell’interfaccia è senza passaggi intermedi.

Ai non addetti ai lavori la progettazione di interfacce utente ergonomiche potrebbe sembrare più un’arte che una scienza esatta. Al contrario, l’ergonomia e l’usabilità sono discipline scientifiche a tutti gli effetti, e i procedimenti che le riguardano sono regolamentate dalla norma Iso 9241, che è alla base anche del lavoro di Dadda e del team di Keb. Il metodo che Dadda implementa combina elementi di Lean e Agile. «Di fatto, usiamo tre metodi coordinati – spiega Dadda – Il primo è il Design Thinking: ci si mette tutti intorno al tavolo per decidere cosa il sistema deve fare; poi c’è il concetto di Lean: il sistema funziona quando hai tolto tutto quello che c’è da togliere. Il buon design è fatto per sottrazione. Bisogna superare la mentalità del programmatore, il quale tende a inserire decine di funzioni raramente utilizzate (se non inutili) che vanno a complicare l’interfaccia. Terzo componente è l’Agile, ovvero, si raduna il tavolo, si decidono le funzionalità principali e si fa un prototipo. Lo si testa, lo si modifica e ciclicamente si arriva alla soluzione ottimale. Finito il prototipo lo si mette sotto test: quindi si mette la persona davanti alla macchina, con un sistema di eye tracking per vedere dove focalizza l’attenzione. Il sistema potrà tracciare non solo il video ma anche altre interfacce fisiche. Tutto questo si traduce infine in una serie di linee guida, che arrivano fino al codice. Quindi il nostro lavoro non produce genericamente un consiglio su come fare, ma crea dei veri e propri esecutivi».

Noa offre ai costruttori di macchine e impianti, la possibilità di integrare funzionalità specifiche nel sistema: dal punto di vista del software, l’utente può aggiungere oltre alle app di Keb, le proprie o anche quelle di terze parti, accedendo in questo modo a un’ampia gamma di applicazioni.

Progettazione centrata sull’utente

Parallelamente al metodo citato più sopra, il team sfrutta a fondo le tecniche di User Centered Design. «Una di queste tecniche prevede di provare fisicamente il processo da automatizzare, per capire le reali esigenze dell’utente. Per questo usiamo anche molto l’eye tracking, per vedere su cosa si focalizza l’attenzione dell’operatore quando per esempio scatta un allarme nel macchinario. Perché chiaramente l’interfaccia non è solo lo schermo, l’interfaccia è anche la pulsantiera, la colonnina luminosa di allarme e tutti gli elementi con cui l’operatore interagisce. Bisogna considerare tutti questi elementi in modo globale. Qualcuno non lo capisce, convinto che il programmatore sappia tutto quello che c’è da sapere per realizzare l’interfaccia. Quello chiaramente non è il cliente per noi».

I vantaggi di un approccio attento a usabilità ed ergonomia

Implementare soluzioni di tipo ergonomico, caratterizzate da elevata usabilità, crea una serie di vantaggi non indifferenti. «L’usabilità, oltre a rendere il software più semplice da scrivere e da manutenere, lo rende più semplice da imparare, riduce il numero di errori che vengono commessi, e aumenta il benessere delle persone – puntualizza Dadda – Soprattutto dopo il Covid, ci capita di vedere aziende dove si spendono un sacco di soldi per il benessere psicofisico degli operatori, gli si danno equipaggiamenti ad hoc, gli si dà lo psicologo aziendale, e poi li mettono davanti a interfacce utente assurde che li fanno stressare e arrabbiare. Per questo, stiamo andando ad approcciare i dipartimenti di human resource, che dovrebbero essere sensibili a questa proposta: dare agli operatori interfacce che riducono i livelli di stress». Un altro fattore a favore delle interfacce ergonomiche è il fatto che gli operatori possono essere formati in modo molto più rapido e con meno fatica, per cui si riduce anche il rischio di depauperamento che oggi le aziende subiscono quando i loro operatori più esperti vanno in pensione. «Certo, tanto è vero che mentre prima creavamo solo l’help in linea, adesso possiamo fornire al cliente sistemi di education. Per esempio, tramite corsi in video per insegnare a usare la macchina» racconta Dadda.
Dal punto di vista dell’evoluzione futura, il tema dell’uso di interfacce innovative per migliorare l’usabilità appare interessante.

 

La complessità cresce di continuo ed è necessario migliorare l’usabilità dei macchinari. Helio: app per creare rapidamente interfacce facili da usare. Senza dover scrivere una riga di codice. È indipendente dal software e dall’hardware. Noa: la piattaforma che abilita la manutenzione predittiva.

«Una possibilità per il futuro è usare i sistemi di eye tracking per interagire direttamente con la macchina. A questo proposito, stiamo già lavorando con i colleghi tedeschi per inserire in Noa, tramite Helio, il supporto per interfacce basate sull’eye tracking, frutto delle esperienze di aziende specializzate nel supporto a persone affette da tetraplegia. Con queste interfacce, l’operatore potrà controllare la macchina semplicemente guardando determinati punti». Aggiungere a Helio questa funzionalità non sarà un problema. «Helio già oggi permette di introdurre elementi esterni nell’interfaccia – conferma Crippa – L’applicazione di manutenzione predittiva, per esempio, sfrutta un visualizzatore di dati esterno open source, Grafana, che viene incapsulato in un widget di Helio».

Un nuovo modo di intendere la progettazione di macchinari

Dare all’usabilità e all’ergonomia un ruolo centrale nella fase di progettazione di un macchinario rappresenta un radicale cambio di prospettiva, è il vero “mettere l’uomo al centro” come recitano i mantra dell’Industria 5.0 – forse più secondo la concezione giapponese che quella europea, visto che qui le istituzioni sembrano focalizzate essenzialmente sull’aspetto dei consumi energetici.

«È un tema nuovo, l’ingegnere deve smettere di pensare alla macchina e al suo ego e cominciare a pensare all’utilizzo della sua macchina da parte dell’operatore ammette Crippa – perché se fa una macchina più usabile, fa una macchina più vendibile, con maggiore valore aggiunto e quindi può farla pagare di più. Stiamo esplorando un’area nuova della digitalizzazione, che si sposa con le parti di Industria 5.0, giapponese ed europea, che si occupano del benessere delle persone».














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