Materie di scarto e prodotti naturali: così l’industria chimica diventa ultra-sostenibile. Con Green Oleo (Coim Group)

di Laura Magna ♦︎ L'azienda della famiglia Buzzella, parte di Coim Group, opera nel settore della chimica. Un comparto che vale 66 miliardi. Green Oleo è fra le poche realtà in grado di lavorare i derivati dell'olio di oliva per usarli nella cosmetica, nell'agronomico, nelle life science. Dal 2023 è quotata su Egm: obiettivo, acquisire un'azienda di cosmetica. La scelta di materiali come scarti di oli e sego per una maggiore sostenibilità. La ricerca sugli esteri per nuovi prodotti all'avanguardia. Ne parliamo con la presidente e ad Beatrice Buzzella

Un’azienda chimica a tutti gli effetti, ma che al posto del petrolio, trasforma l’olio di oliva o il grasso di scarto dell’industria alimentare. Green Oleo appartiene alla famiglia Buzzella, proprietaria insieme alla famiglia Zocchi di una delle maggiori aziende italiane della chimica, Coim Group. Ed è il nuovo volto di un’industria che, con un valore della produzione di oltre 66 miliardi di euro, è la quinta in Italia, dopo alimentare, metalli, meccanica, auto e componentistica, e conta circa 2.800 imprese che occupano oltre 112 mila addetti (Fonte: Federchimica).

«Siamo tra i pochi player mondiali in grado di lavorare i derivati dell’olio di oliva, che consentono di realizzare prodotti a maggior valore aggiunto e marginalità principalmente in settori come la cosmetica, il life science e l’agronomico. Prodotti la cui impronta carbonica è quella a minor impatto ambientale anche rispetto a quelle di derivati da altre materie prime di origine naturale quali soia, girasole e palma», spiega a Industria Italiana Beatrice Buzzella, presidente e insieme al fratello Francesco amministratore delegato della società (Francesco è anche presidente di Federchimica e di Confindustria Lombardia).







Green Oleo, che è diventata società benefit di recente e nel luglio 2023 si è quotata su Egm, «con l’obiettivo primario di condurre un’acquisizione su cui sta lavorando». L’M&A così è nel radar dell’azienda e il target è «un’azienda che fa esteri per cosmesi come noi, ma i cui prodotti siano già omologati dai clienti – per velocizzare il processo produttivo – oppure sempre nel settore cosmesi per diversificare potremmo puntare a un soggetto che faccia gli attivi, estratti naturali, aloe, vitamina e estratti di ortica, ovvero ingredienti aggiuntivi che potremmo fornire ai clienti». Clienti che sono tutti i giganti globali della cosmesi. «Ci piacerebbe anche entrare nel mercato americano dove siamo molto piccoli nella lubrificazione».

La storia: i processi della chimica tradizionale diventano green con l’utilizzo di materie prime naturali e di scarto

Beatrice Buzzella, presidente e ad di Green Oleo.

Green Oleo nasce nel 2012 quando la famiglia Buzzella «acquista dalla multinazionale britannica Croda International, specializzata negli ingredienti per cosmesi, life science e nella lubrificazione di alta gamma, lo stabilimento cremonese dove produceva gli acidi grassi, da cui aveva deciso di uscire. Ed era alla frettolosa ricerca di un compratore per evitare perdita di posti di lavoro». L’incontro con la famiglia Buzzella accade in questo frangente: Coim, l’azienda di famiglia, è una multinazionale che dal 1962 sviluppa e realizza prodotti di policondensazione (esteri), poliaddizione (poliuretani) e numerose altre specialità chimiche.
Con 5 stabilimenti produttivi e 20 sedi operative in 4 diversi continenti, Coim Group è la quinta aziende chimica in Italia per fatturato ed è, spiega Buzzella “altamente managerializzata, tanto che noi, pur conservando una partecipazione, abbiamo scelto di non aver più un ruolo operativo”. Come dire che Coim va da sola, ma la famiglia Buzzella ha bisogno di nuovi progetti. E così l’incontro con Croda rappresenta una rinascita per lo stabilimento a rischio dismissione e per l’ultima generazione della famiglia.

Cremona, la città della musica e dello Stradivari e la casa dell’innovazione

Lo stabilimento produttivo di Green Oleo a Cremona.

«Abbiamo deciso di focalizzarci sulla chimica verde, miscelando il nostro know how con quello dell’ex Croda», dice Buzzella. «Siamo a Cremona, città della musica e dello Stradivari, e in quelli che originariamente erano, dal 1923, gli Stabilimenti Chimici Mazzini, di proprietà del papà di Mina. L’idea che ci caratterizza nasce dal territorio: già la prima l’azienda utilizzava i residui degli allevamenti di animali che dominano e noi ci siamo ispirati a questa cosa. Il concetto di economia circolare è pre-industriale noi lo abbiamo recuperato».

La materia prima che viene utilizzata è il sotto prodotto dell’olio alimentare: per esempio quello che viene scartato nel processo di lavorazione delle conserve del tonno. Green Oleo lo acquista, come acquista il sego, lo scarto dell’industria della carne. «Al 70% i nostri materiali sono scarti dell’industria alimentare. La parte restante è olio di girasole o olio di soia che sono prodotti da fonte rinnovabile». Queste materie prime vengono sottoposte a diversi processi chimico-fisici: scissione, idrogenazione, frazionamento, a seconda del prodotto che si vuole ottenere e se ne ricavano acidi grassi con le applicazioni più svariate. «Gli acidi vengono in alcuni casi sottoposti a una fase di lavorazione successiva, detta esterificazione, per produrre gli esteri che sono ciò su cui vogliamo crescere. Quando abbiamo acquisito lo stabilimento faceva solo acidi grassi e abbiamo investito 35 milioni in revamping e per fare esterificazione, che per noi ha rappresentato il vero cambio di passo».

Gli esteri sono i prodotti nobili della lubrificazione che vengono usati per esempio nella cosmesi come emolliente delle creme. O vengono trasformati in emulsionanti, che servono a tenere insieme il prodotto cosmetico, oppure utilizzati come disperdenti dei filtri solari, affinché il potere protettivo del fluido sia presente in maniera uniforme in tutta l’emulsione.

Aumenta la domanda di acidi grassi a basso impatto ambientale nel settore mercatile e nell’alimentare

Gli esteri sono i prodotti nobili della lubrificazione che vengono usati per esempio nella cosmesi come emolliente delle creme. O vengono trasformati in emulsionanti, che servono a tenere insieme il prodotto cosmetico, oppure utilizzati come disperdenti dei filtri solari, affinché il potere protettivo del fluido sia presente in maniera uniforme in tutta l’emulsione.

«Gli esteri per lubrificazione da fonte rinnovabile hanno proprietà tecniche migliori di quelli da fonti petrolifera, perché hanno la capacità di resistere ad alte temperature, risultando più versatili. Si tratta di uno di quei casi in cui la sostenibilità ambientale va a braccetto con quella ecologica – dice Buzzella – In più, nel pacchetto Ue del Green deal di prevede di introdurre nelle navi percentuali sempre più elevate di lubrificanti da fonte rinnovabile e naturale per ridurre l’impatto ambientale». E non solo. Anche nel settore alimentare, per esempio, «esiste un tema di food contact, il rischio della contaminazione dell’alimento con il lubrificante dei macchinari industriali e per questo si va sempre più verso una maggior integrazione di lubrificazione green». Insomma, Green Oleo è inserita nel solco di un trend che va montando e prendendo sempre maggior forza.

«Riteniamo che il progetto sia valido perché c’è attenzione crescente del consumatore verso questa tipologia di prodotti genuinamente green», dice la manager. E che gli acidi grassi di GreeOleo lo siano lo dicono i numeri: «Nel 2023 abbiamo fatto uno studio sulla product carbon footprint (Pcf): in sostanza abbiamo misurato quanto è costato in termini di emissioni il nostro prodotto , in un ampio arco di applicazioni quali la concezione e lo sviluppo di nuovi prodotti, l’identificazione di aree di miglioramento delle prestazioni ambientali, la conferma della scelta dei fornitori e delle procedure di acquisto, la formazione interna e l’educazione ambientale, la comunicazione agli stakeholder».

Impronta carbonica sei volte inferiore a quella degli esteri derivanti dall’olio di palma

Ne è risultato che gli acidi grassi derivanti dall’olio di oliva hanno una Pcf di sei volte inferiore rispetto a quelli che derivano dall’olio di palma. Un numero che rende evidente il vantaggio competitivo dell’azienda cremonese: l’oleochimica mondiale si fonda sull’olio di palma per oltre il 90% e Green Oleo è uno dei pochi produttori al mondo a usare l’olio di oliva di scarto e il sego, quindi materie a impatto bassissimo. «Abbiamo scelto di usare queste materie prime non per ragioni ideologiche ma per come funziona il nostro impianto che lavora bene proprio olio di oliva e sego. Siamo un’azienda chimica “sustainable by design”, in grado di proporre, in tutti i settori, alternative da materie prime naturali e sostenibili e con carbon footprint misurabile.

Con 5 stabilimenti produttivi e 20 sedi operative in 4 diversi continenti, Coim Group è la quinta aziende chimica in Italia per fatturato.

La sostenibilità è sempre più il motore della competitività: coerentemente con la strategia di crescita annunciata quando ci siamo quotati a luglio 2023, intendiamo aumentare la nostra quota di mercato posizionandoci tra i fornitori a maggior valore aggiunto, grazie alla versatilità dei nostri impianti nel processare un’ampia varietà di materie prime e al know-how formulativo che ci contraddistingue».

La chimica che si specializza e cambia le regole del gioco: il vantaggio competitivo di Green Oleo

La chimica insegna che bisogna specializzarsi, per essere immuni alla ciclicità del mercato: perché se sei l’unico a saper fare una cosa, non temi alcuna crisi. «Noi lo faremo sempre di più – continua Buzzella – Nel 2023 abbiamo registrato un calo di fatturato (passato da 80 a 60 milioni), dovuto al forte aumento dei prezzi di prodotti e materie prime. Un rallentamento improvviso e non atteso in queste proporzioni. Nel secondo trimestre del 2023 questo trend ha comportato un blocco della domanda anche per la presenza di stock elevati che le aziende hanno cercato di vendere. Poi si è aggiunto il tema del gas. Siamo comunque positivi sull’anno in corso».

Intanto la R&D sta lavorando a prodotti all’avanguardia, unici al mondo. «Per eliminare tra gli ingredienti delle creme i siliconi, di derivazione petrolifera, stiamo studiando esteri che fingano da emulsionanti e garantiscano la consistenza viscosa del prodotto. Ma non solo cosmesi. Gli esteri possono essere impiegati nel raffreddamento di batterie delle auto elettriche e nei data center. Si tratta di progetti che iniziano in laboratorio, ma poi è necessario testate i materiali su larga scala su reattori pilota, per verificare che il prodotto conservi le sue caratteristiche. Poi viene fatto il campionamento per proporlo ai clienti che dovranno a loro volta testarlo per omologarlo. Si arriva all’industrializzazione solo in mesi o anni». Ma la strada è segnata e bisogna iniziare a percorrerla.














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