Il Digital product passport? Un’opportunità, oltre che una necessità. Con Sap ed Engineering

di Piero Macrì ♦︎ Il Dpp è anche un modo per migliorare il controllo della qualità dei prodotti in logica Esg per l’intera catena del valore. Sap ed Engineering hanno unito le forze per aiutare le imprese a svilupparlo e gestirlo. Catena X la piattaforma digitale per l’automotive mata su iniziativa di Bmw, Deutsche Telekom, Bosch, Sap, Siemens e ZF Friedrichshafen. Sap Corporate Serialization, per tracciare gli eventi del ciclo di vita. Sap Product Footprint Management, per calcolare il carbon footprint di prodotto. Sap Green Token, per abilitare la tracciabilità Ne parliamo con Fabio Raffo, Industries eXcellence Emea strategy director, e Giacomo Coppi, head digital supply chain and manufacturing di Sap Italia

Digital product passport, registri digitali che contengono informazioni dettagliate riguardanti un prodotto lungo l’intero ciclo di vita, dalla fase di produzione fino allo smaltimento. La nuova disposizione prevista dal Regolamento Ecodesign dell’UE sarà obbligatoria a partire dal 2026 e interesserà in forma progressiva il mercato delle batterie, il tessile, l’elettronica e le costruzioni, per poi essere estesa ad altre categorie merceologiche. Entro il 2030 tutti i prodotti immessi sul mercato europeo, importati o meno, dovranno avere associato un passaporto digitale. Le informazioni contenute nel Dpp riguardano l’origine delle materie prime, il processo di fabbricazione, il consumo energetico, le emissioni di carbonio e altre metriche di sostenibilità, come per esempio quelle legate alla logistica. Il documento digitale sarà accessibile tramite un codice QR e conterrà le informazioni sul ciclo di vita del prodotto esteso a tutti i materiali e componenti che lo compongono. Permetterà di tracciare e rendere trasparenti dati legati alle materie prime, ai principi di design circolare e al trattamento di fine vita del singolo prodotto. Come sviluppare soluzioni che possano consentire alle imprese di creare il Digital product passport? È con questo intento che nasce la collaborazione tra Sap e il Gruppo Engineering. Da una parte le tecnologie abilitanti, con piattaforme Sap ad hoc, dall’altra le competenze di Industries eXcellence, la divisione globale di Engineering globale di Engineering specializzata nello sviluppo, integrazione e implementazioni che coprono l’intero ciclo di vita e la supply chain di tutti i prodotti e processi industriali.

«Al di là delle regolamentazioni ci si muove già in questo senso. Molti clienti dell’automotive, dell’aerospace, dell’energy, dei beni di largo consumo, in particolare fashion e beverage, hanno iniziato da tempo lo sviluppo di soluzioni per la completa tracciabilità di prodotto», afferma Giacomo Coppi, head digital supply chain and manufacturing di Sap Italia. Un esempio è quello di Enel che, attraverso una piattaforma digitale, gestisce l’intero ecosistema di ingegneria e approvvigionamento di materiali e componenti utilizzati nell’infrastruttura di distribuzione dell’energia elettrica, condividendo con i fornitori di filiera la gestione dei requisiti, la progettazione e le informazioni per la manutenzione. «Sap è per noi un player strategico per lo sviluppo di soluzioni a supporto del Dpp. Esiste un allineamento tra il loro portfolio di soluzioni e la nostra visione per garantire continuità digitale dell’informazione in processi end-to-end di supply chain. Insieme possiamo sviluppare un framework applicativo a supporto del Dpp per tutti i settori di industria, adattando la tecnologia a quelli che sono gli use case», sottolinea Fabio Raffo, director Emea operation and solution strategy Engineering Industries eXcellence. Dpp che è insieme una necessità e un’opportunità. «Tutti i fornitori di componenti e parti che operano all’interno di filiere di prodotto sono incentivati ad adottare una strategia di supply chain Esg Dpp compliant. In assenza di un piano di sviluppo il rischio è diventare sempre meno competitivi all’interno delle catene di fornitura», dice Raffo. Ecco i possibili percorsi per lo sviluppo di ecosistemi digitali di supply chain orientati alla creazione del Digital Product Passport grazie alla collaborazione tra Sap e Engineering.







Digital Product Passport, un mix tra curriculum vitae, carta d’identità e impronta climatica del prodotto coerente con i principi di sostenibilità ed economia circolare

Giacomo Coppi, head digital supply chain and manufacturing di Sap Italia.

Il Dpp viene considerato un modo per migliorare il controllo della qualità dei prodotti in logica Esg per l’intera catena del valore, dalla progettazione alla distribuzione. «Un prodotto sostenibile lo si costruisce dal momento in cui si iniziano a scegliere materiali e componenti in ottica di efficienza e di sostenibilità, di economia circolare, di de-manufacturing e re-manufacturing», dice Coppi. Nello specifico, il Dpp viene alimentato con le informazioni di base fornite dal fabbricante (come l’origine, la composizione o la durabilità) e viene poi arricchito da quelle aggiunte nelle diverse fasi della filiera (come le emissioni di anidride carbonica) sino alla consegna del prodotto all’utilizzatore finale. «Il Dpp fornisce inoltre tutte le informazioni legate alla riparazione, smontaggio o riciclo del prodotto e dei suoi componenti, ottimizzandone il recupero e il riutilizzo prima che diventino rifiuti», sottolinea Coppi. Uno strumento, quindi, utile per sviluppare il prodotto secondo logiche di economia circolare.

Occorre muoversi. In assenza di un piano di sviluppo per il Dpp il rischio per le Pmi di filiera è essere progressivamente marginalizzate dal mercato

«I progetti di digitalizzazione Dpp richiedono in genere almeno un anno per integrare tutti i processi della catena del valore. Iniziare per tempo e considerare i requisiti futuri è essenziale», afferma Raffo. Automotive, aerospace, energy, consumer packaged goods. Industries eXcellence è coinvolta in più gruppi di lavoro. «Cerchiamo di anticipare le esigenze, aiutando le aziende a sviluppare dei proof of concept di tracciabilità avanzata, racconta Raffo. La nostra sensazione è che si stia ancora sottovalutando l’onda d’urto che la nuova regolamentazione scatenerà sull’ecosistema industriale. Questo ci preoccupa e stiamo lavorando per far crescere questa consapevolezza. Per il manifatturiero è un’opportunità di sopravvivenza, si deve essere pronti al cambiamento, aggiunge Raffo. Esiste la disponibilità tecnologica, quello che occorre è una trasformazione organizzativa e di processo. Portiamo questo messaggio non solo nelle grandi aziende ma nelle pmi».

La nuova disposizione prevista dal Regolamento Ecodesign dell’UE sarà obbligatoria a partire dal 2026 e interesserà in forma progressiva il mercato delle batterie, il tessile, l’elettronica e le costruzioni, per poi essere estesa ad altre categorie merceologiche. Entro il 2030 tutti i prodotti immessi sul mercato europeo, importati o meno, dovranno avere associato un passaporto digitale. (Fonte: gpca.org),

Insomma, la non aderenza alle nuove regolamentazioni può rivelarsi una barriera di ingresso al mercato. «In assenza di una strategia Dpp, il rischio che corrono le imprese è non essere competitive», osserva Raffo. Non va poi dimenticato che la strada indicata dalla certificazione digitale di prodotto aumenta il potenziale di innovazione. «Una migliore performance ecologica rende le aziende più attraenti, presentando ai clienti credenziali di sostenibilità convincenti, che a loro volta facilitano l’acquisizione di nuovi clienti e opportunità commerciali», dice Raffo.

La creazione di un Dpp implica la tracciabilità della supply chain attraverso piattaforme digitali che danno vita ad ecosistemi collaborativi

Fabio Raffo, Industries eXcellence Emea strategy director.

L’obiettivo della collaborazione Sap-Engineering è dare vita a framework applicativi per l’intera catena del valore. Un esempio è quello di Catena X la piattaforma digitale per l’automotive. Nata su iniziativa di alcune aziende tedesche (Bmw, Deutsche Telekom, Bosch, Sap, Siemens e ZF Friedrichshafen). Un marketplace in cui si espongono e condividono informazioni Esg delle singole componenti: un esempio di supply chain organizzata con obiettivi di sostenibilità. «Riuscire a condividere informazioni complete sulla circolarità con il livello di dettagli previsto richiede un approccio di piattaforma olistica attraverso tutta la supply chain con soluzioni capaci di sostenere una continuità di flusso informativo dello sviluppo dei prodotti», dice Coppi. Una logica che nel tempo si estenderà a più mercati. «Un domani, oltre all’automotive, vi saranno piattaforme per l’aerospace, per la logistica, per l’automazione di fabbrica, con ecosistemi digitali che metteranno in condivisione tutte le informazioni di prodotto, creando le condizioni per scegliere il fornitore in base a parametri Esg», afferma Raffo.

Tecnologie abilitanti: l’infrastruttura applicativa business network di Sap per la sostenibilità…

La tecnologia abilitante ecosistemi digitali Esg sono i business network di Sap, un’infrastruttura applicativa a supporto di processi multi-aziendali che mira a portare tracciabilità end-to-end, maggiore efficienza e migliore collaborazione tra tutti gli stakeholder della supply chain. «Consente di valutare l’impatto globale della supply chain con un’unica vista aggregata degli indici Esg associati al Dpp, dice Coppi. Creando una rete d’impresa intelligente, miriamo ad aiutare le aziende a digitalizzare i processi Esg per ottenere informazioni dettagliate e collaborazione attraverso un ecosistema innovativo di supply chain». Informazioni, quindi, che permettono di avere visibilità sulla pianificazione, assicurando la tracciabilità dei materiali con controllo di filiera fino all’ultimo miglio. «Le soluzioni possono essere implementate offrendo informazioni su tutti gli stakeholder legati a uno specifico processo: dai fornitori di materia prima, ai contoterzisti che lavorano all’interno dell’ecosistema produttivo fino ai fornitori di logistica», aggiunge Coppi. Aiutare, quindi, le aziende a monitorare le prestazioni operative in base a una combinazione di indicatori di performance legati alla sostenibilità. Come dice Coppi, «Le soluzioni permettono di selezionare fornitori con materiali sostenibili e meno energivori, che possano entrare in un circuito virtuoso di economia circolare. Offrono visibilità per singolo materiale, capacità predittive di magazzino e di energy management».

… e le soluzioni ad hoc per il Digital Product Passport. Dal Sap Corporate Serialization al Product Footprint Management al Green Token

SAP Sustainability Footprint Management propone un approccio incentrato sull’ERP per calcolare le impronte di carbonio dei prodotti e dell’azienda e integrare i risultati nei processi di business al fine di promuovere processi decisionali sostenibili.

Una caratteristica fondamentale del Dpp è l’identificazione univoca del prodotto attraverso un numero di serie: consente di memorizzare i dati specifici del prodotto, ma anche di recuperarli con precisione. «Con la soluzione Sap Corporate Serialization si possono creare repository che tengono traccia degli eventi del ciclo di vita e delle transazioni commerciali di prodotti, componenti, unità logistiche e asset identificati in modo univoco», dice Coppi. In buona sostanza l’applicazione aiuta i clienti di tutti i settori, che richiedono un’identificazione univoca globale dei loro prodotti, componenti e unità logistiche, con un monitoraggio e tracciamento del ciclo di vita e delle transazioni commerciali associate. E mette in relazione i lotti con prodotti o componenti identificati, tendendo traccia della distribuzione. Infine, Sap Product Footprint Management, per calcolare il carbon footprint di prodotto, e Sap Green Token, per abilitare la tracciabilità e la trasparenza dei materiali in ottica Esg per i flussi di materie prime.














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