Cloud, il bersaglio preferito dei criminali informatici. L’analisi di Thales

Quasi la metà delle aziende afferma che è più difficile gestire la conformità e la privacy sul cloud rispetto alla gestione on-premise

Il cloud è una delle risorse strategiche più importanti per numerose aziende e proprio per questo le risorse sul cloud sono diventate i maggiori bersagli degli attacchi informatici. Secondo uno studio di Thales, infatti, i principali attacchi riguardano le applicazioni SaaS (31%), il cloud storage (30%) e l’infrastruttura di gestione (26%). Di conseguenza, la protezione degli ambienti cloud è diventata la massima priorità.

Tutto ciò mentre le aziende continuano a subire violazioni dei dati sul cloud. Il 44% delle imprese intervistate dichiara di aver subito negli ultimi 12 mesi una violazione dei dati e il 14% un incidente. L’errore umano e l’errata configurazione costituiscono la principale causa di queste violazioni (31%), seguiti dallo sfruttamento delle vulnerabilità (28%) e dal mancato utilizzo dell’autenticazione a più fattori (17%).







Il crescente utilizzo del cloud in tutte le aziende ha visto una crescita dei potenziali attacchi da parte degli hacker. Il 66% delle aziende utilizza più di 25 applicazioni SaaS e quasi la metà (47%) dei dati aziendali archiviati nel cloud è sensibile. Nonostante l’aumento dei rischi per i dati sensibili nel cloud, i tassi di crittografia dei dati rimangono bassi, con meno del 10% delle aziende che crittografa l’80% o più dei propri dati sensibili nel cloud. 

Man mano che le organizzazioni acquisiscono esperienza nell’utilizzo del cloud computing, molte hanno attualizzato i loro investimenti per affrontare le nuove sfide per la sicurezza. Per le aziende che hanno dato priorità alla sovranità digitale. il refactoring delle applicazioni per separare, proteggere, archiviare ed elaborare logicamente i dati cloud è stato il modo migliore per raggiungere o realizzare iniziative di sovranità digitale, al posto di altre misure come il riportare in casa i carichi di lavoro. Gli ambienti cloud pronti per le applicazioni future (31%) sono stati il motore numero uno delle iniziative di sovranità digitale, mentre l’adesione alle normative si è classificata al secondo posto ( 22%). 

Secondo Sebastien Cano, senior vice president for cloud protection and licensing activities di Thales, «la scalabilità e la flessibilità offerte dal cloud sono molto interessanti per le aziende clienti, quindi non sorprende che sia fondamentale per le loro strategie di sicurezza. Tuttavia, man mano che la superficie di attacco del cloud si espande, le organizzazioni devono acquisire una solida conoscenza dei dati archiviati nel cloud, delle chiavi che utilizzano per crittografarli e della capacità di avere una visibilità completa su chi accede ai dati e su come vengono utilizzati. È fondamentale risolvere queste sfide ora, soprattutto perché la sovranità dei dati e la privacy sono emerse come le principali preoccupazioni nella ricerca di quest’anno»














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