Schneider: una strategia a triplo binario per un’automazione più sostenibile. Parla il ceo Zardo

di Renzo Zonin ♦︎ Schneider Electric, multinazionale francese attiva nei settori automazione e gestione dell'energia, integra soluzioni OT-IT dal 2003. I suoi clienti spaziano dall’industria agli edifici, dal residenziale alle infrastrutture fino ai data center. L'acquisizione di Aveva Software per rendere più organico il portfolio di soluzioni hardware, software e consulenza. Le partnership con OsiSoft, Microsoft, Nvidia. L'interesse verso il mondo degli Oem italiani. Parola a Davide Zardo, ceo di Schneider Electric Italy, e Claudio Giulianetti, vp industrial automation

Davide Zardo, ceo di Schneider Electric Italy

«L’idea di base che ci sta guidando, è che noi immaginiamo Schneider come una guida della trasformazione digitale, della gestione dell’energia e dell’automazione». L’ha detto Davide Zardo, che da giugno sostituirà l’attuale amministratore delegato Aldo Colombi (da 17 anni in carica) al timone di Schneider Electric Italy. Già dal 2003 l’azienda francese ha iniziato a costruire un portfolio di prodotti che, dai sistemi per la gestione dell’energia (con un focus specifico sull’efficientamento), si è progressivamente allargato ai sistemi di automazione industriale, al software per gestione e analisi, all’integrazione IT/OT. Un processo favorito dal fatto che l’azienda era “cliente di sé stessa”, ovvero creava soluzioni destinate prima di tutto a digitalizzare e rendere efficienti i propri processi di produzione. Da lì a creare un’offerta organica di soluzioni hardware, software e consulenza, pensata per i propri clienti, il passo è (apparentemente) breve. Apparentemente perché la creazione e l’armonizzazione di questo portfolio ha richiesto anni di lavoro, consistenti investimenti in ricerca e sviluppo e un buon numero di acquisizioni – fra le più significative citiamo quella di Aveva Software.

Sappiamo che Schneider ha una clientela consolidata nel ramo del controllo dell’energia, nel quale detiene circa un terzo del mercato mondiale. I suoi clienti spaziano dall’industria agli edifici, dal residenziale alle infrastrutture fino ai data center, per un totale potenziale del 72% della domanda mondiale di elettricità. Nei prossimi anni, Schneider punta a rinforzare l’offerta di soluzioni per l’efficientamento che comprendono software avanzato e sistemi di automazione industriale – un segmento che l’anno scorso valeva circa un quinto del fatturato. Ci sarà quindi un ruolo crescente della divisione Automazione Industriale, che oggi si sta focalizzando soprattutto sul segmento del manufacturing, e in particolare nel nostro paese sugli Oem che producono macchinari – settore in cui l’Italia è quinto esportatore mondiale e secondo in Europa solo alla Germania. L’importanza di questa fascia di clientela è stata ribadita più volte durante l’evento “Impact – Shaping the future of the Oem market” organizzato da Schneider a inizio maggio.







Il nuovo ceo Davide Zardo di Schneider Electric Italy entrerà in carica a giugno.

Un aspetto importante dell’offerta Schneider agli Oem è che le soluzioni di gestione dell’energia e di automazione industriale proposte sono “5.0 ready”, collaudate in prima persona da Schneider nelle sue fabbriche e pensate sia per efficientare gli stabilimenti dei clienti, sia per rendere sostenibili i macchinari prodotti. Così facendo, Schneider aiuta i suoi clienti, ma anche i clienti dei clienti ad accedere alle facilitazioni del piano Transizione 5.0 che, ricordiamolo, prevede 6,3 miliardi di euro di contributi da utilizzare nel biennio 2024/2025.

Da fornitore di apparati elettrici a esperto di Power&Control, Energy Management e Automation

Schneider è un marchio che vanta 180 anni di storia, ed è arrivata alle sue attuali dimensioni anche attraverso 180 acquisizioni, mirate a potenziare il portfolio di prodotti e soluzioni, principalmente in un’ottica di integrazione. Negli ultimi due decenni, in particolare, l’azienda ha allargato il suo ventaglio di soluzioni dai settori del Power&Control all’Energy Management & Automation. «Nel 2003 abbiamo trasformato l’organizzazione, vedendola come esperto nella gestione dell’energia nella sua visione più ampia e nell’automazione», come ha ricordato Davide Zardo. Spazio quindi all’automazione industriale, alla digital acceleration e al software (in particolare con l’acquisizione di Aveva) in un’ottica di sempre maggiore integrazione fra l’OT che genera dati e l’IT che li analizza per rendere efficienti sistemi e processi. Un elemento per volta, si è venuta a comporre una vera e propria infrastruttura digitale per il controllo dell’energia e dell’efficienza di un’azienda – quella che qualche anno fa è diventata la piattaforma EcoStruxure.

Una politica di acquisizioni mirate ha portato Schneider a costruire un portfolio di soluzioni che copre una vasta gamma di esigenze in campo energetico e di automazione.

Strategie di efficienza per competitività e resilienza

Con mercati che spaziano dall’industria agli edifici, dal residenziale alle infrastrutture fino ai data center, Schneider si rivolge a imprese e organizzazioni che rappresentano complessivamente il 72% della domanda di energia a livello mondiale. Per tutti questi player, l’efficienza energetica è un aspetto cruciale sia per migliorare la competitività (abbassando i costi), sia per conformarsi ai principi dell’Industry 5.0, e ai relativi regolamenti, che spingono molto gli aspetti di sostenibilità. È inoltre un aspetto che influisce sulle tematiche della resilienza, presente nei principi di Industry 4.0 e 5.0, in quanto in grado di facilitare le attività di reshoring, tese a ridurre la fragilità della supply chain. In altre parole, se posso abbassare i miei costi di produzione qui in Italia non mi servirà più andare a produrre in Cina.

Fra i tasselli aggiunti più di recente citiamo la parte software che oggi conta su nomi come Aveva e Etap.

Il triplo binario della sostenibilità

Più che gli aspetti etici, sono i risvolti economici della sostenibilità a interessare principalmente le aziende. «Pensiamo la sostenibilità anche come una guida di competenza – prosegue Zardo – Abbiamo moltissimi siti produttivi sui quali abbiamo provato tutta una serie di tecnologie, acquisendo competenza ed esperienza, che oggi siamo in grado di condividere con i nostri clienti».

Di fatto, la multinazionale francese, essendo essa stessa un’azienda manifatturiera, è in grado di approcciare gli Oem – soprattutto i produttori di macchinari – con una strategia di sostenibilità che potremmo definire a “triplo binario”: primo, Schneider applica le tecnologie sostenibili al suo interno, nella produzione delle proprie apparecchiature; secondo, propone soluzioni ad alta efficienza ai suoi clienti, per consentire loro di rendere sostenibili i propri impianti; e terzo, grazie ai suoi consulenti, è in grado di assistere i clienti che producono macchinari nella progettazione di macchine più sostenibili, che a loro volta andranno a migliorare le performance di efficienza degli acquirenti dei macchinari stessi, permettendo loro l’accesso ai fondi del piano 5.0.

Esempi di soluzioni innovative presenti nel portfolio Schneider. Qui 4 casi di Industrial Metaverse.

Intelligenza artificiale generativa come parte della strategia

Anche per Schneider, quello dell’intelligenza artificiale e un settore strategico. L’azienda ha creato, fin dal 2021, una rete di hub internazionali (che coprono India, Francia, Usa e Cina), gli “Schneider Electric AI Hub” nella quale lavorano circa 350 specialisti di intelligenza artificiale. La ricerca negli hub conta su partnership strategiche come quelle con OsiSoft, Microsoft e Nvidia, oltre che sulla collaborazione stretta con Aveva, “braccio software” del gruppo.

Fra le prime problematiche affrontate c’è l’integrazione e la collaborazione con Microsoft Azure OpenAI, ma c’è anche una serie di applicazioni pratiche al mondo del machinery. Come nel caso del sistema di Edge AI per l’ispezione visuale dei pezzi prodotti da un macchinario; o in quello dell’Automation Manager Copilot, un assistente basato su Gpt e dedicato all’engineering, capace di assistere i progettisti e gli sviluppatori nei loro compiti più ripetitivi e time-consuming, accelerando la programmazione, migliorando la qualità dei risultati, l’efficienza e fornendo informazioni e assistenza sul flusso di lavoro.

La sostenibilità al centro dell’innovazione

Un esempio di innovazione sostenibile è l’interruttore per media tensione Air, che usa aria al posto del gas inerte, evitando problemi di smaltimento e di fughe di gas serra.

Durante l’evento “Impact – Shaping the future of the Oem market”, una delle parole ripetute più frequentemente era “innovazione”. E in effetti, l’azienda ha annunciato recentemente l’intenzione di aumentare in modo consistente la percentuale del fatturato destinata alla Ricerca e Sviluppo, che attualmente è intorno al 5%. Questo impegno si tradurrà nell’integrazione continua del portafoglio software a 360 gradi, con soluzioni chiave come Aveva per l’Automazione Industriale e Etap per l’Energy Management.

Inoltre, come ricordato da Zardo, l’innovazione di Schneider è anche proiettata verso traguardi di tipo Esg, e quindi la sostenibilità è il suo primo obiettivo. Da qui nasce la proposizione di fornire ai clienti soluzioni che riducono l’impatto ambientale, anche promuovendo l’adozione di energia rinnovabile, o fornendo, come già accennato, servizi di consulenza per aiutare i clienti a raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità.

«Il tema della decarbonizzazione è una delle sfide – puntualizza Zardo – Con le attuali tecnologie disponibili sul mercato si possono ridurre fino al 70% le emissioni di CO2 di un sito industriale, attraverso l’utilizzo di un approccio strutturato all’efficienza sul sito produttivo».

L’importanza del mercato manifatturiero

Schneider sviluppa anche applicazioni di Ia, tradizionale e generativa. Qui un esempio di quest’ultima – un assistente IA, Automation Copilot, dedicato all’engineering.

Per capire l’interesse di Schneider verso il mondo degli Oem italiani, e in particolare dei produttori di macchinari, bisogna guardare alcuni numeri. Secondo Serena Fumagalli e Ilaria Sangalli, senior researcher di Intesa Sanpaolo Research Department, il settore della produzione di macchinari industriali in Italia consta di 23mila unità produttive, con un totale di 470mila addetti (fonte Istat). Si tratta del 14% circa dell’intero settore manifatturiero, con un valore aggiunto nel 2023 di oltre 48 miliardi di euro. E l’Italia è seconda in Europa solo alla Germania, per numero di occupati e valore della produzione. A livello globale siamo al quinto posto come esportatori. Ma la cosa più interessante è che, nonostante la propensione all’innovazione del settore sia stabile, si prevede nei prossimi anni una crescita degli investimenti in tecnologie innovative e in particolare nell’ambito Ict.

Uno studio congiunto Bi-Rex/Banca Intesa ha anche mostrato che su 240 imprese esaminate nell’Emilia Romagna e nelle Marche, oltre al metà avevano adottato almeno una tecnologia innovativa, e in più della metà dei casi si trattava di robotica o automazione avanzata. Inoltre, lo studio dimostra che le aziende che hanno adottato tecnologie 4.0 sono cresciute, in termini di fatturato e di produttività, più delle aziende che non l’hanno fatto.

Il settore della produzione di macchinari conta 23mila aziende e ha un valore aggiunto di oltre 48 miliardi di euro. È dunque un settore fondamentale per un paese che voglia taggiungere i suoi obiettivi di decarbonizzazione.

Schneider e l’automazione industriale

Claudio Giulianetti, industrial automation vp di Schneider Electric Italy.

Parlando della stretta connessione che secondo Schneider esiste fra automazione industriale, innovazione e sostenibilità, Claudio Giulianetti, industrial automation vp di Schneider Electric Italy ha ribadito fra l’altro che «con le soluzioni giuste, la sostenibilità è un’opportunità per l’industria, non una minaccia». Giulianetti ha specificato che «Schneider è in grado di aiutare le aziende indipendentemente da dove siano arrivate nel loro percorso verso la decarbonizzazione. Sia che siano all’inizio del percorso, sia che siano già a uno stadio avanzato dove si punta a fornire un impatto individuale significativo, e sia quando sono in posizione di leadership, quando l’obiettivo è di rimodellare l’azienda verso il traguardo del “net-zero”». Secondo Giulianetti, per puntare al futuro «lo scenario disegnato dall’unione di “digitale+elettrificazione” ha acquistato un terzo addendo, e ora dobbiamo parlare di “digitale+elettrificazione+automazione”: digitale per l’efficienza, elettricità per la decarbonizzazione e automazione per le performance. La somma delle tre componenti ci porta all’innovazione “green&smart”, alla sostenibilità».

Fra le proposte di Schneider, un percorso di consulenza customizzata verso la decarbonizzazione.

In tutto questo, Schneider si propone come partner digitale per la sostenibilità e l’efficienza dei suoi clienti, fornendo soluzioni Edge per i macchinari di produzione, consulenza e servizi per la digitalizzazione e l’efficientamento della produzione negli stabilimenti, e un servizio di consulenza customizzata per il percorso di decarbonizzazione. Il tutto realizzato tramite un ampio portfolio di tecnologie, che vanno dalla meccatronica alla robotica, dal digital twin alle control room centralizzate, più software e algoritmi per implementare a livello edge funzioni tradizionali come il controllo di produzione, o più sofisticate come il calcolo dell’impronta di carbonio per ogni pezzo prodotto.

Alle prese con il Metaverso Industriale di Schneider.

«Questo è il momento giusto per iniziare il processo di decarbonizzazione – ha aggiunto Giulianetti – perché il piano Transizione 5.0 è una grande opportunità, da cogliere adesso». Giulianetti alludeva ovviamente ai limiti di tempo piuttosto ristretti entro i quali vanno utilizzati gli incentivi del piano. Ricordiamo che si tratta di 3,7 miliardi di euro per l’efficientamento energetico, 1,9 miliardi per l’autoproduzione da energie rinnovabili e 0,6 miliardi per la formazione. Giulianetti ha anche fatto qualche esempio di cosa può offrire Schneider concretamente ai produttori Oem. «La nostra proposta di efficientamento per gli impianti dei clienti comprende l’ottimizzazione della distribuzione elettrica e la gestione dell’edificio. Questo porta a tre vantaggi per il cliente: accesso ai benefici fiscali previsti dal piano Transizione 5.0, a ottenere un -60% per la realizzazione di impianti fotovoltaici, e al miglioramento dello Scope 3 nella filiera dei clienti». E per quanto riguarda i macchinari? «Per le macchine esistenti puntiamo al revamping del parco installato. I nuovi macchinari, invece, possono essere realizzati “transizione 5.0 ready”, consentendo a chi li acquista dal cliente di accedere ai benefici del piano Transizione 5.0».

(Ripubblicazione dell’articolo del 16 maggio 2024)














Articolo precedenteIdrogeno, aerospazio e rinnovabili: le nuove opportunità per i big italiani delle valvole industriali
Articolo successivoDai sistemi di azionamento agli Amr: così Keba mette l’IA al centro dell’automazione industriale






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui