Non c’è pace in questo periodo per il settore automotive europeo che sta vivendo una crisi senza precedenti. L’annuciato taglio al Fondo Automotive previsto dal Disegno di Legge di Bilancio 2025 ha riacceso il dibattito sull’operato del Governo nel settore automotive. Anfia, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, ha lanciato l’allarme in previsione dei tagli in Manovra destinati al settore automobilistico. Istituito nel 2022, il Fondo mirava a rilanciare la politica industriale del settore automotive con 8,7 miliardi di euro fino al 2030.
La dichiarazione di Anfia
«Anfia, gli imprenditori e le imprese sono sconcertati dalla decisione del Governo di decurtare di oltre 4,6 miliardi di euro il “fondo automotive” destinato all’adozione di misure a sostegno della riconversione della filiera. L’automotive è il principale settore manufatturiero italiano, conta oltre 270.000 addetti diretti, ha un fatturato di oltre 100 miliardi di euro ed è l’unico a cui è richiesta una trasformazione obbligatoria epocale in pochi anni. Inoltre, come ben noto a tutte le istituzioni, le aziende italiane oltre alle sfide del Green Deal, stanno anche affrontando una conclamata crisi industriale a livello nazionale, che, unita al forte calo dei volumi di mercato a livello europeo, sta mettendo seriamente a rischio la sopravvivenza di un’eccellenza italiana. Il taglio previsto dal Disegno di Legge di Bilancio 2025 alle già scarse risorse stanziate nel 2020 è un’inaccettabile fulmine a ciel sereno che contraddice in maniera clamorosa l’importante attività che il Governo sta svolgendo in Europa a favore del settore per migliorare la regolamentazione, e che annulla questi mesi di intenso lavoro del “Tavolo Sviluppo Automotive”, che hanno portato Anfia, le parti sociali e le Regioni con vocazione automotive a proporre al Governo un piano d’azione per supportare la filiera. L’auspicio è quello di vedere fortemente ridotto il taglio nell’iter di approvazione della manovra in Parlamento. In caso contrario, questo tragico ridimensionamento delle risorse, segnerebbe una profonda frattura nella fin qui ottima collaborazione tra la filiera ed il Governo».