La filiera lombarda dei macchinari? È ora di pensare più in grande: nasce la Strategic Community Machinery. Con Afil e Cosberg

di Marco De' Francesco ♦︎ Il settore delle macchine utensili è uno dei più importanti per l'Italia. In Italia vale 7 miliardi di euro ed esporta in Stati Uniti, Germania, Cina, Francia, Spagna, Messico, Turchia e Polonia. Per rafforzare l'ecosistema, Afil ha dato vita alla Strategic Community Machinery insieme a Cosberg, PoliMI e Università di Bergamo. Fra i temi chiave l'economia circolare, la sostenibilità, la servitizzazione, il pay per use. Le sei linee di intervento

Il 4 luglio 2024, Afil ha riunito aziende manifatturiere ed altri attori regionali per dar vita alla Strategic Community Machinery, iniziativa portata avanti con il supporto di Cosberg, Politecnico di Milano ed Università degli Studi di Bergamo, partendo dalla “Filiera lombarda dei macchinari e dei sistemi di produzione evoluti e sostenibili”.

Il settore del Machinery in Italia, e soprattutto in Lombardia, rappresenta un’eccellenza manifatturiera riconosciuta a livello mondiale. Secondo Christian Colombo, presidente di Afil ed amministratore delegato di Ficep, «il 47% delle imprese italiane che costruiscono macchinari sono localizzate in Lombardia, con il 38% dedicato alla robotica. La regione è quindi il motore di questo settore in Italia».







Le macchine utensili rappresentano un segmento fondamentale del machinery. La produzione mondiale di macchine utensili è pari a circa 59 miliardi di euro, con l’Asia che si conferma come primo produttore mondiale con il 55% seguita dall’Europa con il 35%. L’Italia è il quarto maggiore produttore mondiale di macchine utensili, con una produzione di 7 miliardi di euro nel 2023 ed un consumo interno di circa 5,6 miliardi. Le principali destinazioni dell’export italiano sono Stati Uniti, Germania, Cina, Francia, Spagna, Messico, Turchia e Polonia. Per Colombo, «è essenziale che la filiera del Machinery in Italia sia competitiva e capace di supportare i macchinari esportati. Inoltre, essa deve essere vista come una rete integrata orizzontale che comprende produttori, fornitori di componentistica, meccatronica, fluidica, pneumatica, software, sensoristica e servizi industriali. La concorrenza con produttori più grandi richiede infatti un approccio innovativo, con l’introduzione di concetti come il pay-per-use».

Dalla filiera regionale alla Strategic Community Machinery

Christian Colombo, presidente di Afil.

A livello regionale, esiste già una “Filiera lombarda dei macchinari e dei sistemi di produzione evoluti e sostenibili”, presentata nell’ambito della Manifestazione di Interesse per le filiere di Regione Lombardia. Facilitata da Afil, l’aggregazione è coordinata dal capofila Cosberg, con il supporto del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Bergamo, ed include 56 aderenti. Oltre a quelli menzionati, sono partner della filiera numerose aziende (tra cui Adige – Blm Group, Automac, Balance Systems, Buffoli Transfer, Cannon Afros, Dassault Systémes, Ficep, Innse-Berardi, Italtel, Miraitek, Mitrol, Monzesi, Phoenix Informatica, Prima Additive, Quantra, Scaglia Indeva, Software Engineering, SORINT.tek, Tenova, TXT e-tech), poli di innovazione ed enti di ricerca (Cefriel, Consorzio Intellimech, Kilometro Rosso, STIIMA-CNR), nonché associazioni (Federtec ed Ucimu).

Il 4 luglio 2024, in un evento organizzato da AFIL, Cosberg, Politecnico di Milano ed Università degli Studi di Bergamo, si è discusso della creazione della nuova Strategic Community Machinery, a partire dalla filiera regionale.

L’obiettivo di tale azione è migliorare la competitività e l’innovazione nel settore, e concentrare ancora di più le attività del Cluster su temi centrali per il machinery a livello regionale e nazionale. Con il supporto di leader industriali ed accademici, le Strategic Communities di Afil seguono un action plan con incontri trimestrali ed eventi tematici verticali. L’approccio di condivisione permette alle aziende di collaborare più strettamente, mettendo a fattor comune conoscenze e risorse, e facilitando lo sviluppo di nuove strategie di innovazione, essenziali per affrontare la concorrenza internazionale. All’interno di tali gruppi di lavoro, sono promosse inoltre sia l’adozione di modelli di business sostenibili, nell’ottica di migliorare l’efficienza e ridurre l’impatto ambientale, sia la digitalizzazione della filiera, garantendo una maggiore tracciabilità e qualità dei prodotti. Integrando vari attori della filiera in un ecosistema collaborativo, le Strategic Communities valorizzano le competenze di ciascuno ed offrono l’opportunità sia di partecipare ai bandi di finanziamento regionali, nazionali ed europei sia di implementare le politiche identificate dalla governance.

Tullio Tolio, docente al Politecnico di Milano

Secondo Tullio Tolio, Presidente del Comitato Tecnico-Scientifico di Afil e docente di Manufacturing Systems Engineering al Politecnico di Milano, «la Strategic Community che sta nascendo rappresenta un ecosistema che riunisce attori motivati da sfide e necessità comuni, e che ha l’obiettivo di aggregare la filiera regionale, facilitare il confronto e lo scambio di buone pratiche, definire priorità di azione legate alle tematiche della Smart Specialization Strategy (S3), nonché promuovere progettualità comuni».

«La trasformazione della filiera in una Strategic Community permetterà a ciascun partecipante di identificarsi con un ruolo specifico, valorizzando le proprie competenze ed apportando un contributo significativo» aggiunge Mauro Viscardi, innovation manager di Cosberg, nonché coordinatore industriale della SC Machinery.

Secondo Fabiana Pirola, professore associato all’Università degli Studi di Bergamo, «il caso del Machinery è un terreno fertile per esplorare il futuro del manifatturiero, alla luce dei trend che stanno cambiando l’industria e dei nuovi modelli di business che si stanno affermando, come ad esempio la servitizzazione».

Temi cruciali per la Strategic Community Machinery

  • L’economia circolare, un nuovo paradigma per la sostenibilità

Il tema dell’economia circolare è centrale in Europa per via di politiche sempre più stringenti finalizzate a promuovere la sostenibilità. Tradizionalmente, il ciclo di vita di un prodotto si concentrava su estrazione, produzione ed utilizzo, ignorando il fine vita e causando così accumulo di rifiuti ed uso inefficiente delle risorse. Il nuovo paradigma mira a massimizzare il valore dei prodotti anche dopo il loro utilizzo iniziale tramite riuso, riparazione e remanufacturing. Questo approccio permette alle aziende di recuperare valore dai prodotti a fine vita, riducendo costi e impatto ambientale. Se il riuso diretto non è possibile, alcuni componenti possono essere impiegati in nuovi prodotti; soltanto come ultima opzione, si procede al recupero dei materiali, sebbene meno vantaggioso economicamente.

Tale nuova visione implica che i sistemi produttivi debbano essere progettati per essere flessibili e riconfigurabili. Secondo Tolio, «la Lombardia, uno dei principali produttori di beni strumentali, ha il potenziale per essere un leader in questa trasformazione. Con tecnologie avanzate ed un’alta capacità di innovazione, la regione può sviluppare nuovi sistemi produttivi che integrino l’Economia Circolare nei loro processi fondamentali».

  • Il pay-per-use, un modello di business innovativo

Parallelamente all’Economia Circolare, il modello di business pay-per-use sta emergendo come una soluzione innovativa per il settore dei beni strumentali. Tale approccio consente alle aziende di usare macchinari senza doverli acquistare, pagando invece una tariffa basata sull’effettivo utilizzo.

I vantaggi per le aziende clienti sono significativi: si riduce l’investimento iniziale, trasformando tali costi in spese operative (Opex), e si aumenta la flessibilità, permettendo così alle aziende di ridurre i rischi associati all’acquisto di beni strumentali e consentendo loro di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato.

«Per i produttori di beni strumentali, il pay-per-use offre l’opportunità di mantenere un maggiore controllo sui macchinari, facilitando la manutenzione e l’aggiornamento, e di offrire soluzioni più moderne e competitive. Tuttavia, questo modello richiede la collaborazione con partner finanziari, poiché i produttori non possono sostenere da soli i costi», afferma Tolio.

  • La servitizzazione
Fabiana Pirola, professore associato all’Università degli Studi di Bergamo.

Negli ultimi anni, il concetto di servitizzazione ha subito una notevole evoluzione, soprattutto grazie alle tecnologie di Industria 4.0. «Più di dieci anni fa, le aziende erano orgogliose di offrire prodotti “maintenance-free”, in quanto il rapporto con i clienti terminava al momento della vendita. Oggi, invece, l’acquisto del prodotto è solo l’inizio di una relazione continua, arricchita dall’offerta di una serie di servizi», afferma Fabiana Pirola.

I servizi possono variare da vendita di parti di ricambio ed estensioni di garanzia, fino alla manutenzione preventiva e predittiva, che permette di allungare il ciclo di vita del prodotto e di mantenerne un’elevata efficienza, riducendo così anche l’impatto ambientale.

«La servitizzazione può arrivare a modelli di business avanzati, come pay-per-use e pay-per-result, attraverso i quali il cliente paga per l’uso del prodotto o per i risultati ottenuti, piuttosto che per il prodotto stesso. Un esempio emblematico è quello di Rolls Royce, che, dal 1970, offre i motori degli aerei con contratti basati sulle ore di volo, garantendo un’alta efficienza ed affidabilità attraverso una costante manutenzione e monitoraggio» – continua Pirola.

Nonostante i numerosi vantaggi competitivi, tra cui un aumento della profittabilità grazie ai ricavi continuativi durante tutto il ciclo di vita del prodotto, le aziende devono affrontare alcune sfide per implementare con successo la servitizzazione, quali una revisione dei modelli di business e delle strutture organizzative, e la creazione di partnership con fornitori di servizi e di finanziamenti. Inoltre, secondo Pirola, «occorre un approccio ecosistemico, poiché non si tratta più soltanto di un rapporto cliente-fornitore, ma di un ecosistema che coinvolge vari attori, come società di leasing e fornitori di servizi, per offrire una soluzione completa e integrata».

Linee di intervento per la Strategic Community Machinery

Mauro Viscardi, project & innovation manager di Cosberg.

Nella parte conclusiva dell’incontro, Viscardi ha illustrato nel dettaglio sei possibili linee di intervento per la SC Machinery. La prima riguarda l’adozione di sistemi e strumenti avanzati per la configurazione dei prodotti e dei processi. Questi includono simulazioni di fattibilità, digital twin, virtual commissioning e pianificazioni automatizzate tramite Intelligenza Artificiale. Tali strumenti permettono di migliorare l’efficienza e la precisione nella fase di progettazione e produzione.

Occorre inoltre focalizzarsi sull’interazione tra l’operatore ed il sistema produttivo. L’adozione di tecnologie Hmi (Human-Machine Interface), realtà aumentata e virtuale, ergonomia cognitiva e robotica collaborativa può semplificare il lavoro degli operatori, rendendo le operazioni più intuitive e sicure, e rispondendo alla carenza di manodopera specializzata.

La servitizzazione è una delle tendenze chiave per il futuro della manifattura. È stata infatti evidenziata l’importanza di modelli di business avanzati come pay-per-use e pay-per-result, che permettono alle aziende di offrire valore aggiunto attraverso servizi e garantiscono una relazione continua e più stretta con i clienti, e, migliorandone così la fidelizzazione ed incrementando la profittabilità.

L’implementazione di processi di demanufacturing e remanufacturing è cruciale per riconfigurare le macchine e ridurne l’impatto ambientale. L’economia circolare promuove il riutilizzo e la rigenerazione delle risorse, allungando il ciclo di vita dei prodotti e riducendo i rifiuti.

La creazione di una piattaforma digitale integrata è essenziale per garantire la tracciabilità del prodotto e la qualità del processo produttivo. La digitalizzazione della filiera consente una maggiore trasparenza e coordinazione tra i diversi attori, migliorando l’efficienza complessiva e la capacità di risposta alle esigenze del mercato.

Occorre infine sviluppare una certificazione energetica per gli impianti ed i prodotti finali. Questa iniziativa concorrerebbe ad una maggiore efficienza energetica e sostenibilità, offrendo un vantaggio competitivo alle aziende che possono dimostrare il loro impegno per l’ambiente e la riduzione dei consumi energetici.

I prossimi passi

Le attività in essere sono numerose ed in continua evoluzione. Unirsi alla neonata Strategic Community Machinery di Afil significa prendere parte all’innovazione ed alle discussioni tecniche e strategiche per rendere l’ecosistema regionale protagonista del progresso nel settore. La partecipazione al gruppo di lavoro è riservata ai Soci del Cluster.

La prossima riunione fisica si terrà il 17 settembre 2024, presso Cefriel, a Milano, ed affronterà tutti i temi menzionati e di rilievo per la Strategic Community.














Articolo precedenteIl ceo di OpenAI Sam Altman fra gli speaker di Italian Tech Week, tre giorni di dibattiti sull’ecosistema tecnologico nazionale organizzata da Vento (Exor Ventures)
Articolo successivoStellantis spinge sull’elettrificazione: 406 milioni di dollari per tre stabilimenti in Michigan






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui