GenAI nel mondo del lavoro: fondamentale ripensare la relazione fra imprese e lavoratori. Il punto di vista di Cim4.0

L'incontro ha visto la partecipazione di Joseph Giacomin, Roberto Giolito, Rachele Sessa, Laura Filippi e Massimo Polidoro.

In occasione dell’edizione 2024 di Italian Tech Week a Torino, il Centro Nazionale di Competenza Cim4.0 del Mimit ha promosso un evento per discutere di come le tecnologie stanno cambiando il mondo del lavoro. L’incontro ha visto coinvolti Joseph Giacomin, professor of Human Centred Design at Brunel University London; Roberto Giolito, Industrial & Product Designer, heritage di Stellantis; Rachele Sessa, general manager Fondazione Ergo; Laura Filippi, ceo di Itw Italy Holding moderati da Massimo Polidoro – giornalista, scrittore, docente universitario e divulgatore scientifico.

La necessità è quella di riconsiderare il rapporto tra uomo e tecnologia

L’obiettivo della discussione è stato quello di presentare una narrazione smontata rispetto al tema del rapporto uomo-tecnologia-lavoro. In particolare, si è cercato di analizzare come l’innovazione tecnologica abbia progressivamente avvicinato l’intelligenza artificiale a quella emotiva, mettendone in evidenza rischi e opportunità. Per esemplificare al meglio questa relazione il team del Cim4.0 ha analizzato l’impatto che il mondo del cinema, e in particolare l’audiovisivo centrato sulle grandi scoperte tecnologiche, ha avuto sull’essere umano. La capacità di adattarsi al cambiamento attraverso il continuo aggiornamento delle conoscenze e delle abilità cognitive e manuali, unitamente ad un comportamento aperto, curioso e flessibile, è sempre stata una prerogativa imprescindibile per rimanere competitivi ed evitare che gli esseri umani possano essere sostituiti dalle macchine. Questa evoluzione trasformativa dell’uomo è ancor più evidente oggi dove la digitalizzazione dei processi risulta essere elemento imprescindibile del contesto industriale moderno e dove gli effetti e gli impatti della quinta rivoluzione industriale stanno generando inevitabili cambiamenti nel mercato del lavoro, nella relazione tra lavoratori e imprese, nella leadership.







Riscrivere nuove regole nella relazione tra lavoratori e imprese e tra imprese e territori

La dimostrazione di questi cambiamenti e dei loro effetti è stata mostrata durante l’evento attraverso la visione di brevi sequenze di film cult, appartenenti al genere fantascientifico: il minimo comune denominatore storico è risultato essere un timore insito nell’uomo rispetto alle nuove tecnologie considerate più come competitor che non come opportunità di diversificazione delle proprie competenze. Questo perché da sempre esiste una identificazione sociologica e culturale che porta l’essere umano a considerarsi come unico “governatore” delle proprie qualità lavorative. Da qui nasce la visione distopica e quindi un conflitto avversivo nei confronti del progresso. La necessità è dunque quella di riconsiderare il rapporto tra uomo e tecnologia riconsiderando a sua volta il rapporto tra uomo e lavoro, il che porta conseguentemente a dover riscrivere nuove regole nella relazione tra lavoratori e imprese e tra imprese e territori.

«Un futuro in cui le macchine forniscono la maggior parte delle informazioni e prendono la maggior parte delle decisioni a supporto dei processi creativi umani porta necessariamente gli stessi a diventare meno specialisti tecnici e più interpreti della condizione umana. Architetti, banchieri, medici, vigili del fuoco, ingegneri, marinai e altri professionisti dovranno ampliare la loro conoscenza delle capacità umane e della condizione umana per aiutare l’automazione a capire cosa dovrebbe fare. Questo cambiamento di ruolo avrà un impatto sull’identità personale, sull’organizzazione aziendale e sulle forme di formazione necessarie a supportare le persone» ha dichiarato Joseph Giacomin, professor of Human Centred Design at Brunel University London.

«Dall’analisi condivisa e discussa all’interno dell’incontro da noi promosso in occasione dell’Italian Tech Week, emerge chiaramente come con la rivoluzione digitale in corso accelerata dalla Intelligenza Artificiale Generativa occorra riconsiderare la relazione tra i lavoratori e le imprese, tra le imprese e i territori in chiave non solo tecnologica ed organizzativa ma anche sociologica e umanistica, partendo dall’assunto che l’uomo lavoratore è prima di tutto un uomo che per sua stessa natura evolve, e questa sua evoluzione non è molto distante da quella che la tecnologia ha imposto nella società, partendo dall’epoca pre-moderna, passando attraverso la modernità sino a giungere alla post modernità. Questi cambiamenti generano narrazioni differenti della storia dell’uomo, provocano inarrestabili processi evolutivi nella società così come nelle imprese e conseguentemente portano a riconsiderare il rapporto di lavoro mettendo al centro non più il saper fare ma soprattutto il sapere come fare, determinando esigenze ed aspettative diverse sia del lavoratore sia dell’impresa. In questa cornice assume un carattere prioritario anche il tema delle competenze e della flessibilità delle conoscenze: oggi il mercato del lavoro è come una “competizione dinamica”, senza punti fissi per cui occorre allenarsi senza sosta, prendere confidenza e padronanza del nuovo rapidamente e dove con nuovi approcci alla collaborazione e alla inclusività uomo-tecnologia si potranno non solo battere l’instabilità e le paure ma realizzare quei luoghi di lavoro dove tutti potranno realizzarsi come persone e professionisti» ha dichiarato Enrico Pisino, ceo del Cim4.0














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