Twin transition e credito di imposta 5.0: tutto quello che c’è da sapere per accedere agli incentivi. Con Made 4.0, Tinexta, Ucimu e…

di Barbara Weisz ♦︎ In attesa che arrivino i decreti attuativi, i dettagli sul Piano 5.0 sono praticamente tutti noti. In un incontro al Made 4.0 si è fatto luce sulle imprese che vi possono accedere. E sulle modalità con cui viene calcolato il risparmio energetico. Anche quando mancano dati storici. Il ruolo del Gse, che effettua il monitoraggio. L'effetto volano auspicato da Ucimu e Anie Automazione e Tinexta. I casi Tdk Foil, Mks Pamp e Zeiss Vision Care

Le imprese del settore machinery attendono l’operatività dei crediti d’imposta 5.0 per far ripartire il mercato dei macchinari industriali. L’ecosistema del trasferimento tecnologico, a cui è demandata la formazione, si prepara ad assistere le aziende che vogliono investire nella transizione energetica. E queste ultime, «in molti casi hanno già fatto gli investimenti dopo che è uscito il decreto sul piano Transizione 5.0, nel marzo scorso, e ora stanno aspettando il provvedimento attuativo per avviare le pratiche», segnala Luca Onnis, coo (chief operating officer) del consulente per la business innovation Warrant Hub.

Stiamo parlando del Piano contenuto nel dl 19/2024, che incentiva con un credito d’imposta calibrato in base al risparmio energetico l’acquisto di macchinari e software digitali e green, l’autoproduzione di energia e la formazione. Il decreto attuativo necessario per far partire concretamente le agevolazioni è via via slittato: era previsto fra aprile e maggio, poi si è parlato di fine giugno, ora il ministero delle Imprese e del Made in Italy lo ha messo definitivamente a punto, ma per l’operatività sembra che si debba attendere agosto. Per quale motivo? Il Governo ha previsto delle eccezioni alla clausola del “Do not significant harm“, il principio in base al quale gli investimenti del Pnrr non possono danneggiare l’ambiente. Gli incentivi 5.0 sono finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, e probabilmente la valutazione di questo ampliamento del raggio d’azione sta allungando i tempi del passaggio alla Corte dei Conti, che sta esaminando il provvedimento.







Nel frattempo, i dettagli del decreto attuativo sono ormai relativamente noti, pur essendo d’obbligo i condizionali. Fra le novità inserite rispetto alla norma primaria, oltre a quella che riguarda specifiche tipologie di imprese energivore, ci sono la puntuale definizione degli impianti di produzione di energia rinnovabile ammessi al beneficio, i requisiti dei soggetti certificatori, l’elenco dei soggetti che possono effettuare la formazione agevolata, i criteri in base ai quali si calcola il risparmio energetico. Quest’ultimo è uno degli elementi su cui il decreto attuativo introduce dettagli rilevanti. Ad esempio, «un’azienda che inserisce un nuovo processo produttivo dovrà calcolare il risparmio energetico come una startup, riferendosi a uno scenario controffattuale e non ai consumi dell’anno precedente, che non sono confrontabili», sottolinea Onnis.

Cerchiamo di fornire un utile panoramica di come funzioneranno gli incentivi, attraverso gli spunti forniti nel corso di un aperitivo tecnologico organizzato a Made 4.0 sul Piano Transizione 5.0 dallo stesso Luca Onnis, come detto direttore operativo della società di consulenza che fa parte del gruppo Tinexta, Marco Vecchio, segretario Anie Automazione, Enrico Annacondia, responsabile direzione tecnica Ucimu, Filippo Boschi, responsabile progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale del competence center. L’evento è stato anche l’occasione per presentare alcuni casi d’uso emblematici della twin transition, digitale e sostenibile. Zeiss Vision Care, una delle due società che fanno parte della filiale italiana del gruppo tedesco guidato da Karl Lamprecht, ha implementato un progetto per il monitoraggio dei consumi dello stabilimento di Castiglione Olona. Tdk Foil, grazie a un sistema che raccoglie i dati sul processo di produzione non ha solo ottimizzato la gestione dell’energia ma immette l’energia termica in eccesso nella rete del Comune di Rozzano, creando un beneficio alla comunità. Mks Pamp, che produce in Svizzera metalli preziosi, e nell’impianto produttivo ha anche una fonderia, grazie ai dati sui consumi oltre al risparmio energetico sta migliorando l’ergonomia della fabbrica.

Il credito d’imposta 5.0 si calcola in base alla riduzione dei consumi: ma su un nuovo processo, vale uno scenario controfattuale

Luca Onnis, coo di Warrant Hub, società controllata da Tinexta.

Partiamo con i dettagli del piano aggiornati in base alle ultime anticipazioni. L’incentivo è calibrato in base all’impatto che ha sulla riduzione dei consumi, che può essere calcolata sull’intero impianto produttivo oppure sul singolo processo. Ora, il termine di riferimento fondamentale sono i consumi energetici dell’anno precedente a quello dell’investimento, e questo aspetto era già chiaro. Così come era già prevista dal decreto originario l’ipotesi di uno scenario controfattuale per misurare il risparmio energetico di una start-up. Ci sono ora tutta una serie di dettagli relativi a imprese che, pur non essendo di nuova costituzione, non hanno un confronto utile rispetto all’anno precedente, per esempio perché non hanno tracciato i consumi energetici. In questo caso, ci si può basare sulla documentazione tecnica per ricostruire il consumo energetico sul quale fare il confronto.

Se un’impresa aggiunge un’intera linea produttiva, per calcolare il risparmio energetico sul processo dovrà basarsi sul consumo medio di tutte le linee di produzione, rapportato alla nuova. «Se invece viene aggiunto un nuovo processo produttivo, ad esempio se un’impresa che produce bulloni si mette a lavorare acciaio per la laminazione, siccome non ha un riferimento su cui fare il confronto, dovrà basarsi su uno scenario controffattuale», spiega Luca Onnis. Lo scenario controfattuale funziona così: bisogna individuare almeno tre beni alternativi disponibili sul mercato dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo, nei cinque anni precedenti alla data di avvio del progetto di innovazione. Determinare la media dei consumi energetici medi annui di questi beni alternativi, e sommarli in relazione a ciascun investimento.

In ogni caso, il risparmio energetico va certificato da valutatori indipendenti, che devono avere determinati requisiti anch’essi elencati nel decreto. Agli esperti in gestione dell’energia e alle società di servizi energetici, si aggiungono gli ingegneri che devono essere iscritti nelle sezioni A degli albi professionali ed essere in possesso di un diploma di laurea in ingegneria civile e ambientale, industriale, aerospaziale e astronautica, chimica, civile, elettrica o elettronica, energetica e nucleare, meccanica, navale, o ingegneria dell’automazione.

Viene confermato e meglio dettagliato il ruolo del Gse, che emette la modulistca, gestisce la piattaforma di comunicazioni e trasmette i dati al ministero e all’Agenzia delle entrate, effettua il monitoraggio. Interviene anche nella fase dei controlli sulla base di convenzioni stipulate dal Gse con il ministero e l’Agenzia delle entrate. Il fisco continua comunque ad avere a sua volta la possibilità di effettuare controlli, verifiche e di prendere i relativi provvedimenti.

Il credito d’imposta 5.0: uno schema con i dettagli operativi, dalle aliquote alle procedure

Riassumiamo schematicamente il modo in cui funziona il credito d’imposta Transizione 5.0. L’impresa deve effettuare investimenti che siano digitali e abilitino il risparmio energetico. Ci sono alcuni investimenti trainanti e altri trainati. Gli investimenti trainanti sono i macchinari e i software già incentivati dal Piano 4.0 (allegati A e B alla legge 232/2016), a cui si aggiungono i software, i sistemi, le piattaforme o le applicazioni per l’intelligenza degli impianti che garantiscono il monitoraggio continuo e la visualizzazione dei consumi energetici e dell’energia autoprodotta e autoconsumata, o introducono meccanismi di efficienza energetica, attraverso la raccolta e l’elaborazione dei dati anche provenienti dalla sensoristica IoT di campo (Energy Dashboarding). E i software relativi alla gestione di impresa, solo se vengono acquistati unitamente ai software, ai sistemi o alle piattaforme precedentemente elencate.

I beni acquistati, materiali e immateriali, devono essere interconnessi e abilitare un risparmio energetico minimo del 3% riferito all’impianto produttivo o del 5% sul singolo processo produttivo. Il credito d’imposta sale con l’aumento del risparmio energetico, in base alla progressione contenuta nella tabella.

I beni acquistati, materiali e immateriali, devono essere interconnessi e abilitare un risparmio energetico minimo del 3% riferito all’impianto produttivo o del 5% sul singolo processo produttivo. Il credito d’imposta sale con l’aumento del risparmio energetico.

Gli investimenti trainati sono incentivati solo se effettuati nell’ambito dei piani di innovazione che conseguono risparmi energetici. Sono quelli relativi a beni materiali finalizzati all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, e alla formazione.

Sul primo fronte, il decreto attuativo comprende gruppi di generazione dell’energia elettrica, servizi ausiliari di impianto, trasformatori posti a monte dei punti di connessione della rete elettrica, misuratori dell’energia elettrica funzionali alla produzione di energia elettrica, impianti per lo stoccaggio dell’energia prodotta.

Per quanto riguarda la formazione, sono agevolate nel limite del 10% degli investimenti effettuati, e in ogni caso sino al massimo di 300mila euro. «Il contributo – spiega Luca Onnis – viene calcolato sulle ore del personale dipendente che partecipa alla formazione. È prevista una durata minima di 12 ore, di cui almeno quattro ore su digitale e sostenibilità. Ci sono quindi otto ore obbligatorie su due materie specifiche».

Le imprese presentano la domanda al Gse, che rilascia procedura e modulistiche. La procedura autorizzativa prevede una comunicazione iniziale sull’investimento corredata dalla certificazione ex ante sul risparmio energetico, a cui segue una risposta del Gse che arriva entro cinque giorni, e può eventualmente prevedere una richiesta di ulteriore documentazione da trasmettere entro dieci giorni. Sono poi previste una serie di comunicazioni periodiche sullo stato di avanzamento lavori, e in ogni caso il completamente del progetto entro il 31 dicembre 2025 e le certificazioni ex post e le perizie previste entro il 28 febbraio 2026.

Le imprese presentano la domanda al Gse, che rilascia procedura e modulistiche. La procedura autorizzativa prevede una comunicazione iniziale sull’investimento corredata dalla certificazione ex ante sul risparmio energetico, a cui segue una risposta del Gse.

Ci sono regole specifiche per le Pmi, che possono calcolare le spese sostenute per le certificazioni in aumento del credito d’imposta per un importo fino a 10mila euro. E le aziende che non hanno l’obbligo di certificazione dei conti possono portare i costi della necessaria certificazione della documentazione contabile in aumento del credito d’imposta fino a 5mila euro.

Le imprese attendono il piano, Anie e Ucimu auspicano un effetto volano sul mercato

Enrico Annacondia, responsabile direzione tecnica Ucimu.

Gli esperti del settore sono tendenzialmente positivi sulla Transizione 5.0. «Questo piano arriva in un momento di mercato delicato – sottolinea Vecchio -. Dopo anni molto positivi, la fine del 2023 e la prima parte del 2024 sono invece stati complicati, e quindi la speranza è che questo piano abbia un effetto volano. È un incentivo interessante, anche se pone obiettivi complessi da raggiungere, ed è più complesso del 4.0».

Secondo Vecchio, uno dei punti a cui fare attenzione è rappresentato dal costo degli impianti di generazione di energia, che sono incentivati come trainanti. Soprattutto il fotovoltaico, perché sono incentivati solo impianti prodotti all’interno dell’Unione europea con determinate caratteristiche. «Noi di Anie abbiamo fatto uno studio dal quale risulta che in Eura i produttori che fanno queste apparecchiature non sono tantissimi. L’offerta è quindi relativamente limitata, e questo suggerisce di considerato con attenzione l’andamento dei prezzi».

Anacondia a sua volta si augura che questo Piano abbia lo stesso successo del 4.0, «che non solo ha stimolato gli investimenti, ma ha contribuito in modo sostanziale a diffondere la cultura dell’industria 4,0, che fino a quel momento era praticamente nulla. Speriamo che il 5.0 possa fare lo stesso con la sostenibilità, non solo energetica ma anche ambientale e sociale».

Tre imprese pioniere della Transizione 5.0: Tdk Foil, Mks Pamp e Zeiss Vision Care

E allora vediamo gli esempi di tre imprese che hanno fatto investimenti sulla transizione energetica in tempi non sospetti, ovvero quando ancora di questi nuovi incentivi non si parlava nemmeno. Tdk Foil è un’azienda il cui marchio molti ricorderanno perché, ormai diversi anni fa, produceva i nastri magnetici delle musicassette. Oggi, continua a lavorare nello stesso abito, ma il supporto su cui girano i dati sono diventati componenti elettroniche. Ha due stabilimenti, uno nella provincia di Milano e uno in Islanda, che trattano bobine di alluminio. Questa produzione prevede due diversi processi, uno dei quali viene realizzato in Italia e il secondo invece nell’isola nordeuropea. «L’abbiamo portato in Islanda per risparmiare sull’energia», spiega Riccardo Gregotti, responsabile energia e digitalizzazione ed Energy Officer.  Si tratta di un tipo di lavorazione molto energivora: il consumo di energia in Islanda è intorno ai 600mila megawatt in un anno, e pur con un costo di energia molto basso la bolletta resta un fattore critico. Il consumo di potenza media è di 65 megawatt, che vanno quasi tutti nel processo di produzione.

Tdk Foil ha due stabilimenti, uno nella provincia di Milano e uno in Islanda, che trattano bobine di alluminio. Questa produzione prevede due diversi processi, uno dei quali viene realizzato in Italia.

In Italia invece il consumo di energia è circa un decimo rispetto a quello islandese, «ma il costo dell’energia è molto più alto». Per ridurlo, è stato portato avanti un progetto, con l’affiancamento di Made, installando un sistema di raccolta dati che raccoglie 22mila 500 tag, variabili di processo, costantemente aggiornate. Questo porta a un’ottimizzazione della gestione dell’energia, e anche ad avere nuove conoscenze sul processo che consentono di individuare possibili ulteriori progetti di efficientamento. «Uno l’abbiamo messo in pratica l’anno scorso. Avendo il controllo preciso dell’energia termica in eccesso, ci siamo collegati al teleriscaldamento del Comune di Rozzano, dando un beneficio alla comunità». In pratica, l’energia termica viene usata come riscaldamento da diverse centinaia di appartamenti, e l’azienda ha un beneficio perché non deve dissipare l’energia termica in eccesso».

Mks Pamp lavora metalli preziosi in uno stabilimento nel quale avviene tutto il processo produttivo, dal metallo grezzo alla produzione. «Abbiamo una fonderia, laboratori all’avanguardia, processi meccanici di precisioni con gli stampi – spiega Giovanni Calabria, Esg & health, safety, environment e quality manager -. C’è quindi una frammentazione molto grossa dei reparti e delle skill. È una fabbrica che ha 40 anni durante i quali siamo passati da 30 a 240 persone». Come è facile intuire, la lavorazione dei metalli è un’attività ad alto consumo di energia. Il progetto è partito dal monitoraggio dei consumi, prima di implementarlo non c’era nessun dato che consentisse un utilizzo efficiente dell’energia né sui processi né a livello di singoli reparti. In realtà è ancora in uno stato embrionale. «Abbiamo scelto di mettere un numero limitato di punti di misurazione e allo stesso tempo di avere la giusta granularità, per avere una visione il più dettagliata possibile di quello che succede». Poi è stato usato il Mes, manufacturing execution system, per misurare altre grandezze: flussi di energia termica, dati provenienti dall’utilizzo delle macchine. «Per esempio, misurando un’attività ad alto consumo come i forni, abbiamo scoperto che solo una piccola parte dell’energia serve a fondere il metallo. Il grosso serve per raffreddare il forno e l’ambiente nel quale si trova. Così abbiamo iniziato a misurare altri parametri, non tanto per risparmiare energia, ma per aumentare la qualità dell’ambiente lavorativo».

Infine Zeiss Vision Car che, come detto, ha invece sviluppato un progetto che si inserisce in una più ampia strategia con il target, a livello corporate, di ottenere un saving di energia pari almeno al 25%. Nella fabbrica di Castiglione Olona, in cui lavorano circa 350 dei 450 dipendenti, si svolgono due processi: la produzione di lenti da sole, e la divisione oftalmica. Entrambi sono abbastanza energivori, il primo perché ci sono le presse che consumano, il secondo più per la necessità di mantenere la temperatura negli ambienti in cui avviene la lavorazione delle lenti da vista.

«Dieci anni fa avevamo quattro contatori: uno generale, due per le divisioni, e uno per i servizi comuni – spiega Roberto Baldan, head of operations and energy/environmental officer -. Stiamo parlando di 6 megawatt all’anno, e non sapevamo come fossero distribuiti. Abbiamo fatto un progetto organizzato step by step, perché si parla di investimenti da decine, o anche centinaia di migliaia di euro, e in questo modo possiamo anche valutare le tecnologie. Oggi abbiamo già oltre 80 contatori. Abbiamo analizzato i processi, per selezionare quelli più energivori. Stiamo anche monitorando le singole macchine». Il progetto ha anche contribuito a sensibilizzare le persone alle tematiche del saving nelle attività concrete di tutti i giorni, come per esempio non tenere accese le macchine quando non ce n’è bisogno semplicemente per abitudine. «L’approccio graduale è positivo anche perché aiuta le persone a capire che oltre a risparmiare soldi, stiamo anche tutelando l’ambiente».

Made 4.0 è fra i soggetti accreditati alla formazione 5.0: la vision basata su resilienza, sostenibilità e innovazione human centered

Filippo Boschi, responsabile   progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale di Made 4.0.

La formazione è una delle attività incentivate, nel limite del 10% degli investimenti effettuati, con un tetto di 300mila euro. L’atteso decreto attuativo fra le altre cose individua i soggetti che possono svolgerla: enti accreditati per lo svolgimento di attività di formazione finanziata presso la Regione o Provincia autonoma in cui si trova l’impresa; università, pubbliche o private, ed enti pubblici di ricerca; soggetti accreditati presso i fondi interprofessionali; soggetti in possesso della certificazione di qualità Uni EN ISO 9001:2000 settore EA 37; gli otto competence center istituiti con il Piano 4.0: gli European digital innovation hub selezionati dalla Ue come Seal of Excellence, e le Its Academy negli ambiti green e digitale.

Quindi, Made 4.0 è uno dei soggetti che possono erogarla. Attività che svolgerà sulla base della seguente vision 5.0 esposta da Filippo Boschi, responsabile   progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale: «ai concetti chiave di Industria 4.0, si aggiungono tre pillar fondamentali. Resilienza, quindi un ecosistema flessibile rispetto alle sollecitazioni. Sostenibilità, ovvero l’attenzione all’utilizzo delle risorse naturali e del risparmio energetico. E l’uomo al centro, sia nella produzione sia nella società». Questa vision si può applicare alla società, alle catene di fornitura, che per esempio devono essere in grado di reagire alla crescente complessità del mercato globale, e al processo di produzione.

«Gli impianti 5.0 oltre ad essere flessibili rispetto alla domanda, cambiando i volumi a seconda della richiesta del cliente, e riconfigurabili, variando quindi la tipologia di prodotto in modo snello, sono anche sostenibili. Concetto che ha a che fare con la riduzione di Co2, l’efficienza energetica, e l’ergonomia». Made accompagna le aziende sia nella fase di assessment e definizione della strategia, con tool specifici, sia eventualmente nell’implementazione del progetto.














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