Unione Industriali Torino-Confindustria Piemonte: il 26,5% delle aziende torinesi prevede un aumento della produzione nel Q3 2023

Frena ulteriormente il ricorso alla cassa integrazione che interessa il 4,2% delle imprese, in calo di 2,1 punti percentuali rispetto a marzo

Alla presentazione dell'indagine congiunturale hanno partecipato Angelo Cappetti, Giorgio Marsiaj e Federico De Giuli

Dalla nuova indagine congiunturale effettuata nel mese di giugno da Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte emerge cautela nelle previsioni delle imprese piemontesi per il terzo trimestre dell’anno. Rispetto a marzo, quando gli indicatori avevano segnalato un netto miglioramento del clima di fiducia, grazie soprattutto al rallentamento dell’inflazione e della dinamica dei costi di materie prime ed energia, si assiste oggi a un raffreddamento delle attese, riconducibile alla netta frenata del comparto manifatturiero, cui però si contrappone il miglioramento del comparto dei servizi. Restano comunque molto robusti gli indicatori a consuntivo, a conferma del fatto che siamo ben lontani dal prefigurare una svolta negativa del ciclo congiunturale. L’utilizzo della Cig scende al di sotto del 6% e nei servizi, in particolare, è di fatto azzerato. Il tasso di utilizzo degli impianti resta attestato intorno a un livello di pieno utilizzo. Stabile la redditività; tengono gli investimenti, su livelli elevati. Si attenuano ulteriormente le pressioni sui costi degli input. Si riduce la forbice dimensionale, tra imprese con oltre 50 addetti da un lato e imprese al di sotto dei 50 addetti dall’altro. A livello settoriale, il terzo trimestre segna una decisa divaricazione tra le valutazioni di manifattura e servizi. In particolare, rallenta la metalmeccanica e soprattutto la meccatronica, che mantiene tuttavia un saldo positivo tra attese di aumento e riduzione di produzione e ordini. Al contrario, nei comparti non-meccanici il saldo scende al di sotto del punto di equilibrio, per effetto soprattutto della svolta recessiva di tessile-abbigliamento e carta-grafica. Bene l’alimentare, reggono gomma-plastica, legno, edilizia e impiantisti, automotive, industria elettrica, prodotti in metallo, macchinari e apparecchi. Per quanto riguarda il terziario, in tutti i comparti i saldi sono decisamente positivi e in quasi tutti i casi si rafforzano rispetto a marzo.

Torino meglio della media regionale

Anche le aspettative delle aziende torinesi per il terzo trimestre 2023 risultano più prudenti rispetto alla rilevazione di marzo. Le attese per produzione, ordini e occupazione, pur rimanendo positive, hanno registrato un assestamento di una decina di punti percentuali. Come già per il Piemonte, è ampia la divaricazione tra manifattura (decisamente in frenata) e servizi (ancora in espansione). Cala ulteriormente il ricorso alla cassa integrazione che si avvicina al minimo storico; stabile il tasso di utilizzo delle risorse (vicino al pieno utilizzo). Resta alta la propensione a investire: un quarto delle imprese ha programmi di investimento di un certo rilievo. Circa un terzo delle imprese ha ordini garantiti per oltre 6 mesi. Positiva la redditività, soprattutto nel terziario. Si attenuano le pressioni sui costi degli input; nell’industria cala il prezzo dell’energia. Rispetto alla media regionale, gli indicatori torinesi sono complessivamente più favorevoli; nel caso delle attese su produzione e ordini, i saldi tra previsioni di aumento e riduzione sono superiori di circa cinque punti. Il più favorevole dato sul territorio del capoluogo è spiegato dal maggior peso dei settori con aspettative più positive, a partire dall’automotive.







Commenti sulle previsioni del terzo trimestre 2023

Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriali Torino: «La nostra indagine previsiva di giugno rileva con estrema sensibilità i segnali di un rallentamento della manifattura a livello mondiale ed europeo, oltre che locale. Significativi sono il raffreddamento delle attese su produzione e ordini e il calo dell’export, che segue peraltro un lungo periodo di robusta crescita. Altrettanto puntuale è inoltre la rilevazione dell’asimmetria tra manifattura e servizi: anche in questo caso, si tratta di un elemento comune a gran parte delle economie avanzate. Nelle ultime settimane abbiamo potuto registrare segnali di tenore opposto. In particolare, positiva è l’attenuazione delle pressioni sui costi, a partire dall’energia. Sull’altro piatto della bilancia c’è la persistenza dell’inflazione (l’Italia è al secondo posto in Europa), che condiziona la politica monetaria e dunque il livello dei tassi di interesse. Preoccupa l’atteggiamento conflittuale del nostro paese verso l’Europa, emerso nel caso del Mes e del Pnrr con il controverso pagamento della terza rata. Come ha ribadito anche il governatore della Banca d’Italia, il Pnrr deve restare una priorità assoluta e uno strumento determinante per rilanciare la crescita nazionale».

Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte: «Le attese delle nostre imprese restano positive. Siamo al dodicesimo trimestre di crescita consecutiva dei tre indici principali per l’economia piemontese: l’utilizzo degli impianti, +12,8% in tre anni; investimenti, +11,5% rispetto a dopo la pandemia; occupazione, con una crescita di 26,3 punti nel saldo ottimisti pessimisti. Un percorso che anche grazie alla riduzione del costo dell’energia, sta agevolando i programmi di sviluppo, come dimostra il ricorso alla Cig ai minimi storici. Nella lettura delle previsioni dei nostri associati sono percepibili i timori legati ai due nostri principali mercati di riferimento, Germania e Francia. Così come pesano inflazione e aumento dei tassi. Oggi più che mai diventa quindi ancora più urgente un piano Industria 5.0, che razionalizzi e stabilizzi gli incentivi esistenti per gli investimenti, consentendo alle imprese di programmare a medio-lungo termine. Integrando questo programma nel Pnrr con il supporto alle Pmi tecnologiche del piano europeo Sure 5.0, avremo anche messo basi importanti di supporto all’accelerazione dei percorsi formativi e di aggiornamento professionale. La crescente richiesta di competenze, legata alle transizioni in atto, è la chiave per aumentare produttività e attrattività delle nostre aziende e del nostro territorio».

Sintesi dei dati per Torino

Per il terzo trimestre 2023 il 26,5% delle aziende prevede un aumento della produzione, contro il 13,7% che si attende una diminuzione: il saldo, pari a +12,8%, diminuisce di 10 punti percentuali rispetto alla rilevazione di marzo ed è di 5,0 punti superiore al saldo del Piemonte nel suo complesso. Trend analogo per gli ordinativi, con un saldo del 10,3% e un calo di 15 punti rispetto alla scorsa rilevazione. Rallenta l’export che registra un saldo in equilibrio tra ottimisti-pessimisti. Buon andamento per gli investimenti: sono quasi il 25% le aziende con programmi di spesa di un certo impegno, una quota leggermente inferiore alla media piemontese (27,0%). Frena ulteriormente il ricorso alla cassa integrazione, che interessa il 4,2% delle imprese, in calo di 2,1 punti percentuali rispetto a marzo. Stabile il tasso di utilizzo di impianti e risorse (82%), tornato sui valori medi di lungo periodo. Sembra chiudersi, nella provincia di Torino, la tradizionale forbice tra imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti) e imprese di minori dimensioni (sotto i 50 addetti), con attese sulla produzione rispettivamente pari a 20,9% e 14,8%, per il prossimo trimestre.

Dettaglio: i principali risultati dell’indagine piemontese

Per il terzo trimestre del 2023, le attese sulla produzione delle oltre 1.200 imprese piemontesi restano positive, in linea con quelle del secondo trimestre: il 22,4% delle aziende prevede un aumento dei livelli di attività, contro il 14,5% che si attende una diminuzione. Il saldo ottimisti-pessimisti è pari a +13,7% (era +15,6% a marzo). Il 19,0% delle rispondenti prevede un aumento dell’occupazione, contro il 5,2% che ne prevede la riduzione, e un saldo ottimisti-pessimisti pari a +13,7% (era 16,6% la scorsa rilevazione). Si assestano le attese sugli ordini, con un saldo del +4,4% in calo di oltre 10 punti percentuali rispetto alla scorsa rilevazione. Frenano, invece, le aspettative sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a -2,5%, probabilmente a causa del protrarsi dell’incertezza e al rallentamento dell’economia globale. Buono il livello degli investimenti, che interessano oggi il 27% delle rispondenti (era il 28,4% a marzo). Cala ulteriormente il ricorso alla cassa integrazione, che interessa ora il 5,6% delle imprese. Stabile il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo (80%). Resta ampia la forbice tra le imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti), più ottimiste sui livelli produttivi (saldo +11,5%) e le più piccole (sotto i 50 addetti), che registrano un saldo di 5 punti inferiore (+6,3%). Si assestano ancora gli aumenti dei prezzi, rispetto al 2022: il saldo tra chi prevede un aumento e chi una diminuzione dei costi è pari al +9,0% per i prezzi delle materie prime (era il 25,1% a marzo), a +1,1% per l’energia (era il 0,6%) e +19,7% per logistica e trasporti (era il 28,0%). A livello territoriale, si osserva un miglioramento superiore alla media regionale per Cuneo, Verbania, Torino e Canavese, con saldi sulle previsioni di produzione rispettivamente del +16,7%, +15,6%, +12,8% e +10,1%. Seguono Novara, Alessandria e Asti, che rallentano pur restando ottimiste, con saldi rispettivamente del +7,4%, +6,5% e +2,6%. Saldi negativi, invece, per Vercelli (-15,2%) e Biella (-4,7%). Nel manifatturiero, si registra un raffreddamento delle attese, rispetto a marzo, con saldi che passano da +15,5% a +2,2% per la produzione. Inversione di tendenza per i nuovi ordini, con saldo ottimisti-pessimisti che torna negativo dopo parecchi trimestri, passando da +12,6% a -1,4%. Positive, per contro, le attese sull’occupazione, con saldo pari a +10,6%, da +14,9% di marzo. Negativo anche il saldo dell’export, che passa da +4,9% a -2,7%. Bene gli investimenti, che interessano il 28,3% delle aziende, in leggero assestamento rispetto al 29,5% di marzo. Stabili il tasso di utilizzo delle risorse (78%), mentre resta basso il ricorso alla Cig, che riguarda oggi il 7,9% delle imprese. A livello settoriale, restano positive le attese del comparto alimentare (+21,4% il saldo ottimisti – pessimisti) e di quello dell’edilizia e impiantisti (+11,4%). Le attese della metalmeccanica registrano un deciso rallentamento, pur restando positive, con saldo ottimisti pessimisti che passa da +15,7% di marzo a +3,6%. A calare sono soprattutto il comparto dei prodotti in metallo (saldo -5,1%) e quello dell’elettronica (-3,4%): resta positivo l’andamento dei macchinari (+8,2%) e dell’automotive. Tra gli altri settori manifatturieri cala il tessile (-17,6%) la carta-grafica (-13,6%), il legno e le manifatture varie (entrambi a saldo zero). Nei servizi il clima di fiducia resta stabilmente positivo rispetto a marzo. Il saldo relativo ai livelli di attività è pari al 21,4% (era 15,8% la scorsa rilevazione), quello relativo agli ordinativi è pari a +18,4% (da +20,5%), quello sull’occupazione è pari +21,2% (era 20,8%). Gli investimenti si assestano leggermente (24,9%), azzerato il ricorso alla Cig (0,3%). Resta alto il tasso di utilizzo delle risorse (86%). A livello settoriale, le attese delle aziende del terziario sono positive in tutti i comparti, con saldi pari a +27,6% per i trasporti, +25,6% per i servizi alle imprese, +23,4% per l’Ict, +9,6% per gli altri servizi, +15,0% per le utility, +16,1 per commercio e turismo.

Il settore Turismo

Nella rilevazione di giugno è stato condotto un approfondimento sul settore Turismo, che comprende aziende del settore ricettivo (alloggio e ristorazione), congressuale (fiere, convegni ecc.), agenzie di viaggio e tour operator. A Torino il comparto conta quasi 11.000 imprese, occupa circa 45.000 addetti e produce un fatturato di 6,2 mld. Nella nostra provincia si realizza il 51,9% del fatturato turistico del Piemonte e il 3% del fatturato turistico italiano. Negli ultimi 10 anni, il fatturato in termini reali dell’area torinese è cresciuto in misura maggiore rispetto al Piemonte nel suo complesso e all’Italia, registrando un incremento del 10%, superiore al 9,3% nazionale e al 5,4% regionale. Secondo i dati recentemente diffusi dalla Regione Piemonte, gli arrivi e i pernottamenti di turisti registrati nei primi 5 mesi del 2023 sono in aumento, rispettivamente, del 14% e 11% rispetto allo stesso periodo del 2022. Le previsioni delle nostre aziende per il terzo trimestre 2023 sono stabilmente positive, con saldi ottimisti/pessimisti in linea con le precedenti rilevazioni. Il 33,4% delle imprese piemontesi si attende un aumento dell’occupazione, contro il 5,6% che si attende una diminuzione (saldo +27,8%). Stesso trend per i livelli di attività, con il 44,4% delle rispondenti che prevede un aumento e l’11,1% che si prepara a una riduzione (saldo +33,3%) e per i nuovi ordini, con attese di aumento per il 38,9% delle imprese e riduzione per 5,6% (saldo +33,3%). Bene l’export, con un saldo del +7,0%. Il ricorso alla cassa integrazione, aumentato durante il periodo pandemico, è tornato a zero. Il tasso di utilizzo delle risorse resta su livelli storicamente assai elevati (74%). Il 35,3% delle rispondenti ha programmi di investimento di un certo rilievo, una percentuale superiore alla media del terziario piemontese. Contrariamente a quanto avviene in altri settori, il carnet ordini del comparto turistico ha una composizione sbilanciata sul breve periodo, con il 29,4% delle aziende che ha visibilità di un mese o al massimo per 3 mesi, il 17,6% che ha ordini per 3-6 mesi e il 23,5% per oltre 6 mesi. Secondo l’Italy Sector Outlook di Oxford Economics, il comparto turistico italiano ha registrato una forte crescita nel 2021 e 2022 (rispettivamente 47,9% e 36,4%), dopo il crollo del 2020 dovuto alle restrizioni da Covid-19. Confrontando i dati del IV trimestre 2022 con l’ultimo dato pre-pandemia, il IV trimestre 2019, si osserva una buona crescita del settore turistico, che registra un +26,9%.

Federico De Giuli, presidente Gruppo Turistico e Alberghiero – Unione Industriali Torino:
«I numeri del turismo torinese e piemontese registrano tendenzialmente una costante positività a partire dagli anni successivi alle Olimpiadi 2006 – escludendo, ovviamente, la parentesi pandemica, a cui è comunque seguita una rapida ripresa – e come operatori non possiamo lamentarci. Oggi osserviamo un dato congiunturale che conferma una tendenza ormai strutturale e svincolata dalle azioni puntuali: pur restando essenziali gli investimenti in eventi culturali e sportivi vecchi e nuovi, così com’è preziosa la ricaduta turistica di contenuti consolidati quali le settimane dell’arte contemporanea, il settore avverte l’esigenza di ragionare più sul lungo periodo. In tal senso, nonostante i buoni risultati ottenuti, aree ancora da esplorare appaiono quelle relative al peso e al potenziale per l’economia del Piemonte di maggiori investimenti in internazionalizzazione e infrastrutture turistiche. Inoltre, è opportuno individuare obiettivi chiari ed espliciti di tipo qualitativo e quantitativo, stimolando di conseguenza sistemi di misurazione delle performance maggiormente efficaci. In termini generali, serve una più chiara visione dell’impatto che la transizione economica, sostenuta anche dal Pnrr, avrà sulla offerta turistica nei prossimi anni. Ma, al contempo, alcune tematiche territoriali restano aperte: le principali esigenze sono la gestione coordinata e strategica del sistema fieristico e congressuale cittadino, la definizione di politiche di dimensione “metromontana” come di una proposta turistica integrata tra i territori regionali e macroregionali, lo stimolo allo sviluppo degli operatori di incoming».














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