La mobilità elettrica in Italia non corre. Per Motus-E serve una rimodulazione degli incentivi

Le immatricolazioni hanno raggiunto il “traguardo” delle 200.000 vetture elettriche circolanti ma il ritmo dell’aumento resta troppo debole rispetto agli altri grandi paesi europei

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Nonostante il “traguardo” delle 200.000 vetture elettriche circolanti (siamo per la precisione a 199.779), in Italia la mobilità elettrica non corre e il ritmo dell’aumento resta troppo debole rispetto agli altri grandi paesi europei. A giugno sono state immatricolate nella penisola 6.156 auto full electric (+3% rispetto allo stesso mese del 2022), con il primo semestre che chiude con un incremento del 31,9% a 32.684 unità. Nel suo complesso, il mercato auto italiano si espande del 9,3% a giugno e del 22,8% nella prima metà dell’anno, con la market share delle vetture elettriche che nel semestre mostra un passo avanti solo frazionale: dal 3,6% al 3,9%. Un livello, quest’ultimo, superato anche dai furgoni elettrici, che grazie a un’ottima performance archiviano il primo semestre con una quota di mercato del 4%, nonostante le criticità di accesso e le limitazioni degli strumenti di supporto alla domanda per questo tipo di veicoli.

«Di fronte a questi numeri è indispensabile aprire una riflessione seria e condivisa sulla modifica degli attuali strumenti incentivanti, che evidentemente non sono in grado di supportare il mercato delle auto elettriche come avviene negli altri paesi competitor dell’Italia», spiega il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso, ricordando che «da mesi ormai la Germania mostra un parco circolante elettrico che ha superato di slancio quota 1 milione di veicoli, con una quota di mercato per le Bev che viaggia oltre il 15%, così come anche in Francia e Regno Unito».







«Con l’attuale ritmo delle immatricolazioni il nostro paese non potrà essere in grado di centrare gli obiettivi che si è dato con il Piano nazionale integrato energia-clima (Pniec), recentemente aggiornato con target che possiamo supporre almeno al livello di quelli stabiliti nel 2019», nota Naso, osservando che «per far decollare il mercato delle auto full electric non sono necessarie ulteriori risorse da destinare alle agevolazioni, ma sarebbe sufficiente una rimodulazione dei meccanismi di incentivazione per renderli realmente appetibili – a partire dall’eliminazione degli attuali cap di prezzo e aprendo completamente anche alle imprese – per accompagnare il paese verso un futuro prossimo in cui avremo sul mercato sempre più modelli elettrici per tutte le tasche».

«Particolarmente importante sarebbe anche una attenta politica fiscale sulle auto aziendali green, in grado di alimentare peraltro il mercato delle vetture elettriche di seconda mano», conclude Naso, ricordando infine che «in assenza di interventi, l’Italia rischia di accumulare un pericoloso ritardo rispetto all’ineluttabile trend globale dell’elettrificazione dei trasporti, con potenziali riflessi negativi sugli investimenti manifatturieri e collegati all’indotto, rischiando così di non cogliere tutte le nuove opportunità industriali e occupazionali connesse alla trasformazione in atto».














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