Il futuro del lavoro? Nonostante l’IA, sarà umanistico

di Piero Formica* ♦︎ In un mondo in cui l'intelligenza artificiale corre rapidamente e permette di liberare tempo, è necessario ripensare la gestione delle risorse umane. È quanto emerge dagli studi dell'Indian Institute of Management Bangalore. Serve passare dalla produzione "manuale" al mentofacturing, la produzione mentale. E ascoltare i dipendenti, coinvolgendoli nei processi decisionali

Il lavoro è stressato. Negli Stati Uniti, «i dipendenti del settore manifatturiero nel 2024 sono relativamente poco entusiasti del loro lavoro», scrive il Financial Times.

In Italia, il lavoro offerto non appaga i nostri giovani istruiti la cui propensione a cercare ed accettare lavoro all’estero è cresciuta. Conseguentemente, mancano all’appello tanti lavoratori high-tech: solo in Emilia-Romagna, circa 30mila.







Il lavoro è un costo. La tendenza ad espatriare pare non dissuadere le imprese ad accostare la parola ‘costo’ alla persona che assumono, anziché per prima la parola “investimento”.

Il lavoro vale meno. Si comprimono i costi del personale e i salari restano al palo: tra il 1991 e il 2022 è stata dell’1% la crescita dei salari in Italia, contro il 32,5% nella media dell’area Ocse, secondo l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche. Openpolis su dati Ocse ha stimato che nel trentennio 1990-2020 la variazione percentuale dei salari annuali medi in Italia è stata negativa (-90%). Negli altri principali paesi dell’Unione Europea c’è stata crescita salariale: dal +6,2% in Spagna al +31,1% in Francia, al +33,7% in Germania e al +63% in Svezia.

Il lavoro si rigenera valorizzando le idee creative

La produzione incentrata sull’uomo adotta un nuovo vocabolario dove al posto di “risorse umane” troviamo la parola “persone”, una volta compreso e accettato che i lavoratori, prima ancora e più di un valore strumentale, hanno un valore intrinseco in quanto, appunto, “persone”.

Secondo il Financial Times, i «idipendenti del settore manifatturiero nel 2024 sono relativamente poco entusiasti del loro lavoro». (Fonte: Financial Times)

Pensatori universali ci consigliano di osservare da vicino i lavoratori

Mahatma Gandhi (1869-1948) fa luce sulla visione materialistica del lavoro, denunciando l’essere «obbligati a lavorare, a rischio della vita, nelle occupazioni più pericolose, per il bene dei milionari. Anticamente gli uomini venivano resi schiavi sotto costrizione fisica; ora sono schiavi della tentazione del denaro e dei lussi che il denaro può comprare».

L’orizzonte culturale del lavoro è reso visibile dalle riflessioni del saggista Bernard le Bovier de Fontanelle (1657-1757): più i lavoratori assimilano la conoscenza, più sono consapevoli che molto resta da scoprire. L’idea prodotta da una mente e poi trasmessa ad un’altra mette radici in un nuovo ambiente, moltiplicando e migliorando le sue opportunità di impiego. È così che si ottengono risultati sorprendenti. Come ci ricorda John Gribbin, il saggista britannico di argomenti scientifici, l’idea di telescopio elaborata da Hans Lippershey (1570-1619) prevedeva due lenti convesse che facevano vedere un’immagine rovesciata. Passata nella mente di Galileo (1564-1642), quell’idea si trasformò tanto da utilizzare una lente convessa e una concava che offrivano un’immagine diritta.

Nel 1965, lo scrittore italiano Paolo Volponi (1924-1994), che collaborò con l’imprenditore Adriano Olivetti (1901-1960) contribuendo alla visione sociale e solidaristica dello sviluppo industriale, pubblicò “La macchina mondiale”. Il protagonista del libro è un contadino visionario che teorizza un organismo collettivo capace di connette tutti gli esseri umani per dar forma ad una società fondata sulla cooperazione e la solidarietà. È così che la tecnologia agirebbe positivamente a servizio dell’umanità. Espressione del potere della tecnologia, sarà l’intelligenza artificiale la macchina mondiale per un mondo migliore?

Openpolis su dati Ocse ha stimato che nel trentennio 1990-2020 la variazione percentuale dei salari annuali medi in Italia è stata negativa (-90%). Negli altri principali paesi dell’Unione Europea c’è stata crescita salariale: dal +6,2% in Spagna al +31,1% in Francia, al +33,7% in Germania e al +63% in Svezia.

Nella costruzione volontaria del futuro del lavoro non si può fare a meno di interrogarsi sul ruolo dell’intelligenza artificiale

In un nostro precedente intervento (Umanesimo Economico: un nuovo approccio all’industria e alla vita sociale) ci siamo chiesti con quali mappe culturali ci rapportiamo all’IA. Le mappe disegnate dalla nostra (super)specializzazione? Mappe perfette contenenti, grazie all’IA, tutti i dettagli possibili per prestare attenzione a tutto? In alternativa, rifiutiamo le mappe tanto dettagliate quanto limitate, consapevoli che contengono ‘nicchie di imbecillità’ (sic lo storico Yuval Noah Harari nel suo libro Sapiens. Da animali a dèi)?

Ci è data l’opportunità di fare uso dell’IA per avere più tempo libero da destinare alla nostra autorealizzazione impegnandoci nella creatività e nell’esplorazione. Il lavoro di qualità attraverso la creatività motiva e coinvolge le persone a trovare soluzioni innovative dei problemi che fanno salire la produttività, evitando passaggi non necessari e perdite di tempo. Il lavoro vivrebbe nell’età dell’Umanesimo digitale. Purtroppo, seguendo le tendenze e le previsioni, ci allontaniamo dall’autorealizzazione per affidarci all’IA tanto da esserne dipendenti nei processi decisionali. Si indeboliscono il nostro pensiero critico e le capacità di risoluzione dei problemi. Questo agire stimolato dall’utilitarismo influenza negativamente i valori umani.

Addestrata ricorrendo a una grande quantità di dati, l’IA può generare frasi formalmente corrette sulla cooperazione e la solidarietà. Tuttavia, non è sufficiente che le frasi siano grammaticalmente ineccepibili e che nel testo sia possibile identificare i vari punti di vista. Alla forma e alla struttura del linguaggio dell’IA andrebbe aggiunto il pensiero critico di cui essa è priva. Come ha insegnato Socrate, il pensiero critico scaturisce dal dibattito autentico, dal discutere con gli altri, avversari compresi.

Quando sarà pienamente compreso e accettato che gli esseri umani, prima ancora e più di un valore strumentale, hanno un valore intrinseco, come dimostrato dall’Indian Institute of Management?

Gli studi condotti dall’Indian Institute of Management Bangalore (Iimb) fanno intravedere un futuro umanistico del lavoro. Le esperienze aziendali esaminate dall’Iimb svelano una visione articolata della realtà e una varietà di prospettive.

L’espressione “Gestione delle risorse umane” è fissata nella storia aziendale, a partire dai tempi della gestione scientifica concentrata sull’efficienza economica e sulla standardizzazione dei processi. La sua evoluzione pone al centro dell’attenzione la personalizzazione, il trattamento ad hoc di ogni lavoratore, essendo ciascuno portatore di esigenze uniche e dotato di qualità singolari che richiedono, appunto, un piano personalizzato per il suo sviluppo. Un fascio di luce illumina le persone dell’organizzazione quali fonti di creatività che conducono all’innovazione. Pertanto, affinché un’organizzazione prosperi e raggiunga le vette degli obiettivi prefissati, l’innovazione nella gestione delle persone è fondamentale. Un altro raggio luminoso dà visibilità in veste di protagonisti al ben-essere dei dipendenti, allo sviluppo dei talenti e alle pratiche etiche.

Gli studi condotti dall’Indian Institute of Management Bangalore (Iimb) fanno intravedere un futuro umanistico del lavoro. Le esperienze aziendali esaminate dall’Iimb svelano una visione articolata della realtà e una varietà di prospettive, quali quelle qui sotto illustrate.

  • Gestione strategica delle persone

Le pratiche del personale aziendale si allineano con gli obiettivi generali dell’organizzazione. L’individuo che prima svolgeva un’attività isolata dentro in un silo ora è integrato con gli obiettivi più ampi dell’organizzazione. Si formano team di persone, anche geograficamente dispersi, in grado di tenere testa con la creatività umana all’esperienza acquisita dalle macchine intelligenti.

  • Dalla produzione (“fatto a mano”) al mentofacturing (“fatto dalla mente”)

La produzione è un processo del pensiero e, perciò, esige capacità cognitive e contributi mentali piuttosto che solo lavoro manuale. Ne conseguono cambiamenti culturali e organizzativi affinché l’apporto di ciascun dipendente non sia visto come un costo da minimizzare ma una capacità, da valorizzare, di comprendere in modo unico e diverso dagli altri i problemi che si presentano.

  • Dare voce ai dipendenti

Ascoltare i dipendenti, dare loro voce (“Voice of the Employee”) fa sì che essi possano essere attivisti credibili che partecipano ai processi decisionali. Questo approccio consente all’impresa di migliorare i livelli di soddisfazione del personale.

* Piero Formica, Professore di Economia della Conoscenza, è Thought Leader e Senior Research Fellow dell’Innovation Value Institute presso la Maynooth University (Irlanda) e professore presso il MOIM—Open Innovation Management, Università di Padova. Il professore ha vinto l’Innovation Luminary Award 2017, assegnato dall’Open Innovation Strategy and Policy Group sotto l’egida dell’Unione Europea “per il suo lavoro sulla moderna politica dell’innovazione”. Nel 2024 ha ricevuto il Premio Magister Peloritanus, rilasciato dall’Accademia Peloritana dei Pericolanti, fondata dall’Università di Messina nel 1729, “per l’innovazione e l’imprenditorialità”. Questi i suoi libri più recenti: One Health: Transformative Enterprises, Wellbeing and Education in the Knowledge Economy (2023), Sciencepreneurship: Science, Entrepreneurship and Sustainable Economic Growth (2023), entrambi pubblicati da Emerald Publishing Group, e Intelligenza umana e intelligenza artificiale: Un’esposizione nella Galleria della Mente (2024), Edizioni Pendragon.














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